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D'Ingeo e Zaza: le responsabilità dello sfascio di via Fontana
10 maggio 2003

MOLFETTA – 10.5.2003 Ricostruire il passato della vicenda delle palazzine di via Aldo Fontana. Individuare le responsabilità e illuminare passaggi poco chiari di una complicatissima storia che ebbe inizio nel 1988. L'intento dell'incontro organizzato dal partito di Rifondazione comunista, era ed è questo. “La storia di quelle palazzine, come storia esemplare della nostra città e monito per il futuro”, ha esordito Antonello Zaza, consigliere comunale, intervenuto all'incontro. Con lui, Matteo d'Ingeo (nella foto), ex consigliere comunale. Carte alla mano, d'Ingeo ha ripercorso, con dovizia di particolari, citando nomi e fatti precisi, le numerose tappe dell'iter amministrativo che portò, infine, il 31 dicembre 1992, al rilascio della concessione edilizia comunale in favore dell'impresa Italco, beneficiaria di finanziamenti statali per la realizzazione di un piano abitativo di edilizia residenziale sperimentale. Le pressioni che vennero soprattutto da alcuni politici molfettesi (più volte intervenuti nel corso della vicenda, interfacciandosi insistentemente con il ministero dei lavori pubblici), la scelta di un'area (poi diventata prolungamento di via Aldo Fontana) diversa da quella originaria (il suolo sul quale era previsto l'intervento edilizio era quello su cui qualche anno più tardi sarebbe sorta la piscina comunale), le valutazioni quanto meno affrettate di alcuni in ordine alla spiccata idoneità della zona ad ospitare l'insediamento residenziale (“l'area localizzata… consente una facile urbanizzazione”, dichiarava nel 1991 l'assessore all'Urbanistica della Regione Puglia, ing. Lillino di Gioia) e, ancora, il fitto carteggio tra Roma e il Comune di Molfetta e le resistenze di Giovanni Carnicella al caso Italco. Infine: la relazione geotecnica che nel 1993 attestava che quelle palazzine sarebbero sorte sul fondo di una lama e che le caratteristiche del terreno avrebbero potuto provocare notevoli cedimenti alle strutture. “Non vogliamo interferire, né ostacolare le trattative che i residenti stanno conducendo per portare a soluzione i loro, difficilissimi, problemi”, ha detto d'Ingeo. “Pensiamo tuttavia che l'individuazione delle responsabilità, anche a livello politico-amministrativo, debba passare da un'attenta e puntuale lettura del passato di questa vicenda”. Tiziana Ragno
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