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Commissione parlamentare sull'uranio impoverito: anche i pescatori molfettesi vittime delle bombe
01 giugno 2003

MOLFETTA – 1.6.2003 Torna di attualità l'uranio impoverito, di cui “Quindici” denunciò la presenza nelle acque marine antistanti le nostre coste fin dal 1999: all'epoca nessuno ne parlava e un pescatore molfettese raccontò a noi la sua esperienza quando tirò su con la rete un proiettile contenente questo pericoloso materiale tossico (nella foto, un soldato mostra un ordigno all'uranio). In realtà, questi ritrovamenti di ordigni bellici pre e post seconda guerra mondiale (ma oggi soprattutto della guerra del Kosovo), sono all'ordine del giorno per i marittimi di Molfetta, i quali spesso tacciono e si limitano a rigettare tutto in mare, per non avere ostacoli nella loro attività di pesca. Anche nel raccontare a “Quindici” la loro esperienza, hanno chiesto l'anonimato: “La bomba che ho ritrovato qualche giorno fa adesso è lì dove l'ho lasciata, ed è bene che sia così, senza che nessuno di quelli lo sappia”, così ci disse il pescatore. Insomma, quella dell'uranio impoverito è una verità che doveva essere archiviata per sempre. Eppure, a distanza di alcuni anni dalla fase dei Balcani in fiamme, il caso “contaminazione da uranio impoverito” ritorna nelle agende degli ordinari dibattiti e delle roventi polemiche. Questa volta con qualche triste notizia e nuove riflessioni. Alcune piccole sfere sono state infatti trovate nel midollo osseo dei prodi soldati italiani, ammalatisi e successivamente deceduti, che avevano partecipato alla missione Kfor. La notizia arriva dall'Università di Modena, che ha di recente illustrato, in una conferenza stampa tenutasi a Montecitorio, alcuni studi e nuove prove dell'esistenza di un rapporto causale tra il metallo pesante e alcune patologie tumorali. Un grave incidente che potrebbe essersi ripetuto anche durante il più recente e discusso conflitto in Iraq. Ma al di fuori dalle riflessioni scientifiche e dalle persuasive dimostrazioni, questa cagione non riesce ancora a trovare esatte risoluzioni. Il problema si fa quindi sempre più delicato e artificioso, considerate anche le diverse opinioni esistenti sul fronte internazionale in merito alla liceità o meno del materiale nefasto. Non si è certi se i trattati internazionali abbiano lasciato un pericoloso buco giuridico attraverso il quale è possibile disfarsi di migliaia di tonnellate di scorie radioattive che mettono in serio pericolo intere popolazioni e contingenti militari, oppure si tratti dell'ennesimo allarmismo ingiustificato. Onde evitare che la spirale di preoccupazioni si avviti sempre più, alcuni parlamentari hanno di recente proposto il varo di una Commissione d'inchiesta che esamini il problema con più trasparenza e maggiore veridicità. Ricordiamo che l'uranio impoverito è un metallo pesante, radioattivo e altamente tossico (nella foto: l'immagine del proiettile all'uranio pubblicata da “Quindici). Una volta usato esso rimane nell'ambiente per un lunghissimo periodo di tempo causando un inquinamento persistente del suolo e delle acque. Un impatto ambientale che ha colpito anche le nostre coste. Nonostante ciò l'utilizzo di tali proiettili è altamente quotato perché particolarmente efficace nel caso si bombardino mezzi blindati, vista la loro carica perforante di gran lunga superiore a quella di qualsiasi altro proiettile costruito finora. Ed ecco spiegato il motivo per cui i nostri “alleati” ne hanno fatto un uso a dir poco eccessivo durante la guerra in Iraq, Bosnia e Kossovo. Ma perché i generali degli eserciti, o chi di dovere, non hanno mai avvertito di questo pericolo? Perché ancora una volta si è preferito arbitrare una controversia con mezzi coercitivi e nocivi, piuttosto che pacifici e innocui? Per offrire nuove annotazioni potremmo leggere questa nuova espressione di “vizio” del potere in un autentico, pericoloso e temerario “eccesso di machiavellismo”. Sì, perché solo la famosa sentenza del fine giustifica i mezzi, di cui si serviva il politico delle Istorie fiorentine, potrebbe attestare la plausibilità dell'uso di munizioni radioattive pericolosissime. Se il bene comune è l'interesse principale del buon governo, il bene può essere perseguito anche utilizzando mezzi non troppo benevoli. Così il governante ideale deve saper approfittare, se necessario, delle circostanze anche burrascose che gli permetteranno di raggiungere il fine. Lo scopo di chi si intrattiene in questo tipo di svaghi è infatti l'ottenimento, il mantenimento e la difesa del comando (la politica è la tecnica del potere). E questa realtà non sempre può accordarsi con la necessità dell'azione ideale, perché la realtà effettiva impone a volte scelte anche crudeli ma necessarie. L'etica individuale è altra cosa rispetto all'etica politica, se l'etica individuale impone la virtù, la moderazione e il quieto vivere, l'etica politica dovrà adattarsi alle circostanze del caso e usare pietà e crudeltà in ragione della loro convenienza pratica. Dunque la politica si dà da sé le sue leggi, in ragione delle circostanze che deve cavalcare, nessuna considerazione morale o religiosa esterna ad essa deve intaccare la possibilità di un'azione efficace. Diciamolo pure: che scandalo! E che torto per le nostre ricche coste pugliesi abituate ad ospitare solo singolari e unici esemplari marini. Lucrezia Pagano
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