Cives: restituite all'Apicella i suoi beni artistici
Presa di posizione del consigliere provinciale della “Margherita” contro la sottrazione di pregevoli opere dall'ex istituto per sordomuti
Non ero mai entrato in quella cappellina: semplicemente racchiusa entro le sue mura dall'intonaco ammuffito, silenziosa nel suo invito al raccoglimento e con uno stretto corridoio centrale. Pochi passi e si è davanti ad uno splendido altarino in candido marmo a lato del quale c'è una poltrona dello stesso materiale.
A questo punto, che tu sia credente o no, devi abbassare lo sguardo e ti inginocchi. In una teca, ai piedi dell'altare, fissata a terra c'è un meraviglioso “Cristo Morto” in gesso opera dell'artista molfettese Giulio Cozzoli.
L'Apicella racchiude pezzi della nostra storia che si intreccia con sofferenze e speranze di generazioni di sordomuti e delle loro famiglie. Ma è anche scrigno, ai più sconosciuto, di tesori artistici che, poco alla volta, vengono portati via nella completa indifferenza di noi molfettesi! Via le tele del Giaquinto, via i faldoni che quella storia racchiudono, via quell'acquasantiera che testimoni ricordano all'ingresso della cappellina e la cui memoria è ora affidata ad un misero chiodo infisso nel muro.
Reclamo che tutto ciò che di pregiato è stato allocato altrove venga risistemato nei luoghi originari. A nessuno, nell'Ente Provincia di Bari, venga in mente l'idea di portar via quel Cristo o quella campana di vetro con base in noce contenente la statua della Pietà o quei Crocifissi di pregevole fattura, corredo ultimo di un Istituto che grida al riscatto.
Si mettano pure in sicurezza insieme al Rosone che adorna uno dei corridoi, ma senza che abbandonino la città. Nessuno più osi lacerare la nostra storia e disperdere la nostra memoria.
Domenico Cives
Consigliere provinciale della Margherita