Cityscape di Daniele Cestari
Il paesaggio urbano rappresentato come “assoluto atto d’amore” è al centro della personale Cityscape di Daniele Cestari, allestita presso la galleria “54 Arte contemporanea”, in via Baccarini 54, e visitabile sino al mese di aprile. Cestari è un architetto ferrarese, dal ricco curriculum; tra le esposizioni cui ha preso parte, possiamo infatti menzionare quelle londinesi presso la Shine Artist Gallery e l’Albemarle-Gallery, e poi ancora i vernissage di Smelik & Stokking Gallery (Amsterdam), Barbara Frigerio Contemporary-Art (Milano), Sloane Merril Gallery (Boston), VerniceArte (Bari), Galleria Stefano Forni (Bologna). Ha inoltre partecipato alla Biennale di Venezia nel 2011, presso il padiglione dell’Emilia Romagna. L’attenta lettura di Matteo Scuffiotti, che ha curato la prefazione al catalogo dell’artista, ci introduce alla complessità di una “visione” “decifrabile solo in apparenza”. Il dinamismo sembra la chiave di volta di uno sguardo che si volge ai palcoscenici urbani come se la sua specola fosse un’automobile in movimento, lanciata sull’asfalto e così simile alle vetture che scivolano come fantasmi lungo le strade di Cestari. La città stessa appare una presenza oscura, giocata su cromie che si ripetono ossessivamente: luci di cielo che si squaderna tra i palazzi, ora bianco ora velato di un tenue celestino; grigio d’asfalto, non di rado lucido (forse per la pioggia), ma anche di palazzi caserme, in cui le finestre si aprono su interni simili a occhi vacui, depositari di oscuri segreti da decifrare. Talora irrompono fasci di altre cromie: il rosa avvolge, come in una visione allucinata, gli angoli; s’insinuano strisce di giallo scuro lungo le strade di Chelsea e macchie d’arancio rugginoso si spandono su palazzi sfatti, che l’occhio smaterializza e quasi liquefa. Come ha ben evidenziato Scuffiotti, continuo è il “rimando all’individuo”. Se Leandro Erlich, autore di “illusioni visive tridimensionali”, si serve della figura umana per creare scenografici effetti di trompe l’oeil su architetture vittoriane, nei suoi paesaggi Cestari opta invece per una dialettica di assenza/presenza, in virtù della quale persona, quando non è espressamente effigiata, è comunque sottesa alla rappresentazione, in quanto agente modellante del paesaggio. Essa è, altre volte, parte integrante del cityscape, come avviene in una delle scene più evocative, una realizzazione a tecnica mista su tela di cm 100x100, in cui tutto appare disfarsi, anche le silhouette umane che, a mo’ di fantasmi frenetici, attraversano la strada, mentre le automobili sfrecciano nel silenzio.
Autore: Gianni Antonio Palumbo