Città di fantasmi e dinosauri
Pasticcio all’italiana. Anzi, peggio: alla molfettese. Non si annuncia nel migliore dei modi la campagna elettorale per le amministrative. Ritornano i fantasmi del passato e le tessere fantasma del PD-DC. Ricostruiamo brevemente la storia per coloro che non l’hanno seguita sul quotidiano “Quindici on line”. Il giovane segretario del Pd Antonio Di Gioia nel corso dell’ultima assemblea decide all’improvviso di rassegnare le dimissioni sia perché il partito è diviso fra coloro che vogliono andare con le liste di centrodestra, il ciambotto tammacchiano guidato da Tommaso Minervini, sia perché dichiara di aver scoperto che qualcuno, non autorizzato, ha inserito circa 300 tessere nel sistema. Il giallo si risolve il giorno dopo con l’ammissione da parte di Piero de Nicolo, ex segretario in possesso della password, di essere stato lui il misterioso autore delle tessere definite “fantasma”, ma di averlo fatto nella piena legalità e perfino col consenso dello stesso Di Gioia, che continua a negare. Così il giallo svelato in parte, ripiomba nel mistero e la segreteria provinciale del Pd nomina un commissario della sezione di Molfetta, tal Giampiero De Nicolò, che a differenza di quello locale ha un accento in più sul cognome. Curiosa coincidenza. Ma appena giunto a Molfetta il commissario anziché unire, divide ancora di più il partito, soprattutto quando sostiene di considerare legittimo il tesseramento e che “l’anomalia” può essere sanata, a suo parere, versando semplicemente l’importo relativo alle tessere. Insomma, un favore bello e buono al De Nicolo senza accento, dal suo amico Ubaldo Pagano, segretario provinciale e uomo di Michele Emiliano che gli ha fatto da spalla nel demolire la propria amministrazione di centrosinistra e che si prepara ora a dare l’imprimatur all’accordo con le liste di centrodestra. A questa situazione si ribellano i Giovani democratici e l’ala sinistra del partito che, invece, oltre a contestare il tesseramento e a denunciarlo agli organi superiori, respinge l’incontro col centrodestra e punta a quello col centrosinistra con proprio candidato sindaco. Il rischio non è solo la frattura, ma la scissione nel caso in cui dovesse prevalere la tesi denicoliana di entrare nel ciambotto. Una situazione inestricabile che il povero De Nicolò non riesce a gestire col risultato di far perdere ancora pezzi al partito e soprattutto elettori e consensi. Ma ad Emiliano evidentemente sta bene così. Il suo silenzio sulla vicenda è emblematico. Se questo non bastasse, a complicare le cose all’interno dell’ex partito di maggioranza, emerge un altro problema: dal conteggio delle tessere inserite dal segretario Di Gioia e da quelle “fantasma” dell’ex segretario, risulta che ci sono 40-50 tessere in cerca d’autore. Infatti, non sarebbero state inserite da nessuno dei due. Ma quanta gente ha la password del Pd? L’ala renziana (impropriamente definita di sinistra a Molfetta) ha deciso di andare sull’Aventino in attesa di conoscere le decisioni delle commissioni di garanzia, che non sanno che pesci prendere. C’è il rischio di commissariare il povero commissario De Nicolò. Intanto l’ex consigliera comunale Annalisa Altomare già data per candidata con il centrodestra dell’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, ha gettato la spugna perché la sua proposta di correre senza simboli di partito e senza tenere contro delle casacche anche di colore diverso, non ha trovato consensi. Ovviamente Azzollini, che, fortunatamente per lui ha scansato l’election day, è già troppo in difficoltà per conto suo, per rinunciare al simbolo. Ha già perso le sue truppe che sono trasmigrate nelle civiche di centrodestra che si trasformeranno in centrosinistra per andare con Emiliano, grazie ad un veloce cambio di casacca per permettere a Tommaso Minervini, ex vendoliano di avere un’alibi per il suo trasformismo e il ritorno con le destre con le quali ha già governato fino al 2006 prima di Azzollini. Così il senatore azzurro, che è riuscito a rimediare solo l’appoggio di un Pino Amato rifiutato da tutti, ha preferito rinunciare ad Annalisa piuttosto che al simbolo di Forza Italia per timore di una non ricandidatura da parte di Berlusconi. E tutti sanno quanto sia importante per Azzollini rientrare in Parlamento per godere dell’immunità, visti i processi nei quali è coinvolto. Il centrosinistra è ancora diviso fra Rifondazione che vuole correre da sola con un proprio candidato e il resto della coalizione che cerca di trovare una figura credibile e soprattutto capace di tenere unita l’area progressista. Se il Pd abbandonerà questa sponda per tuffarsi nel ciambotto di destra-centro, i problemi aumenteranno. I ciambottisti che dimostrano sempre più di avere problemi con la democrazia e di non essere aperti al confronto, continuano per la loro strada. Più deciso di tutti appare Tommaso Minervini che già si vide sfuggire la candidatura a sindaco nel 2013 a favore di Paola Natalicchio e mal digerì quella scelta, è pronto a fare patti anche col diavolo pur di tornare su quella poltrona. Dinosauri e fantasmi riappaiono con prepotenza in una città ormai senza storia, destinata a tornare indietro al suo passato peggiore, sempre più divisa in fazioni in guerra e in odio fra loro, una città intollerante, dove prevale l’egoismo dei personaggi, una città senza idee e programmi, emarginata non solo dal punto di vista politico, ma anche sociale e soprattutto democratico: le forze in campo confermano questa pericolosa involuzione. Il rischio è un forte assenteismo che finirà col favorire proprio la parte peggiore: quei ciambottisti dell’ultima ora pronti a passare da una parte all’altra per conquistare anche uno strapuntino. Una fine ingloriosa che Molfetta non meritava.
Autore: Felice de Sanctis