Caschi Bianchi: un impegno di pace concreto
Tra i volontari anche un molfettese: Vincenzo Tritto
Nelle scorse settimane Molfetta ha ospitato alcuni obiettori e volontari (“Caschi Bianchi”) che la Caritas Italiana distacca nei punti “caldi” del mondo per portare avanti progetti di assistenza umanitaria in situazioni di post-conflitto, di difesa dei diritti umani e di riconciliazione sociale.
Davvero toccanti le testimonianze e i racconti di questi ragazzi provenienti da tutta Italia che hanno scelto Molfetta, città simbolo in quanto toccata dalla carica profetica di don Tonino, per raccontare le loro storie e le storie dei paesi in cui hanno lavorato per riannodare quei legami di fiducia che sono il fondamento di una pace giusta e duratura.
Tra loro anche un molfettese, Vincenzo Tritto, che ha lavorato per tre mesi in Mozambico impegnandosi in un delicato progetto di assistenza ai migranti che da quel paese cercano fortuna in Sudafrica. “Ho conosciuto - ha detto - i deportados mozambicani che si ammucchiano al confine tra Mozambico e Sudafrica dopo essere stati espulsi dal ricco Sudafrica. In questo Paese, che i mozambicani percepiscono come l'America, gli immigrati clandestini scoperti senza documenti vengono ammassati in campi di raccolta molto simili ai lager, maltrattati dalla polizia, lasciati quasi alla fame per settimane, stipati in treni disumani e infine portati fuori del paese”.
Tra un po' Vincenzo ritornerà in quel poverissimo paese dell'Africa, intanto sta cercando di diffondere e sostenere la cultura del volontariato e della pace tra la sua gente.
“In una di queste mattinate - ha detto a “Quindici” - ho incontrato i ragazzi del Liceo Classico di Giovinazzo per dire loro che non occorre andare in Africa per fare i volontari, basta accorgersi delle persone ci stanno accanto e impeparsi per restituire loro dignità e fiducia nel futuro”.
Infine Vincenzo ci ha parlato della sua formazione e del percorso che lo ha condotto a questa scelta così impegnativa: “Sono scout da quando avevo sette anni - ha ricordato - e questa esperienza, insieme ad altre di volontariato all'estero è stata decisiva nel percorso che mi ha condotto fino in Mozambico”.
In questo momento storico in cui altri giovani si fronteggiano con divise di diverso colore ma con lo “stesso identico umore” in tanti campi di battaglia sparsi per il mondo la scelta di questi giovani “caschi della pace” è un segno importante di rigetto di ogni logica basata sulla forza delle armi.
Francesco Dell'Olio