Mancano quattro gare alla fine del girone d'andata e il Molfetta si è cucito l'appellativo di squadra rivelazione. I biancorossi vantano un bilancio brillante: 26 punti, 7 vittorie, 3 sconfitte, 2 pareggi, 18 reti all'attivo e 10 al passivo, secondo posto dietro il Fasano (33 punti) e la peculiarità d'aver sempre vinto in casa.
Il Molfetta nell'ultimo mese hanno affrontato un tour de force, 10 gare tra Coppa Italia e campionato una ogni quattro giorni, in cui dovevano dimostrare il proprio spessore sul piano tecnico, tecnico, fisico e mentale.
Dopo la sconfitta di Noci (2-1 alla 5ª giornata) sono arrivate 3 vittorie consecutive contro Capurso (3-1), Novoli (0-1), Galatina (2-0). Dalla successiva trasferta di Fasano, i biancorossi tornavano sconfitti (3-1, però a testa alta per il modo in cui avevamo messo in difficoltà la capolista.
Contro l'Apricena, i molfettesi dimostravano d'avere carattere, orgoglio e cuore. Dopo 70 minuti apatici, contro un avversario sulle barricate, i biancorossi, in un finale emozionante, si riscattavano e, in pieno recupero, bissavano la supremazia casalinga per 2-1.
Dopo 4 giorni nel ritorno degli ottavi di Coppa Italia a Corato, arrivava la giornata nera. Il Molfetta a 20' dal termine in vantaggio per 4-1 aveva la qualificazione ai quarti in mano. Poi un'inspiegabile amnesia generale, consentiva agli avversari di piazzare 4 reti in 10' minuti, tra lo stupore e incredulità generale.
La trasferta di Nardò diventava delicata sul piano psicologico. La risposta era positiva con lo 0-0 in casa di una squadra blasonata e attrezzata per un torneo importante.
Nel primo giovedì di campionato in casa il Molfetta ribadiva la supremazia interna, 2-0 contro un ostico Ostuni, in una gara vinta sul piano tattico e rimarcata dalla seconda doppietta di Uva. Le fatiche del turno infrasettimale si facevano sentire nella seguente gara contro il Massafra. I biancorossi, meno brillanti del solito, capitalizzavano al massimo la rete di Uva, grazie ad una condotta di gara umile, da squadra operaia. Un segnale importante, perché quando si vince anche nelle giornate in cui le gambe non rispondono, significa che si ha carattere.
La sequenza di risultati positivi, se all'inizio potevano essere casuali, dopo 14 turni , esprimono una caratura tecnica e tattica.
Il modulo è il classico 4-4-2: difesa ben coperta, attenta a fermare gli avversari al limite della propria area, contropiede pungente ed efficace. Fedele al motto “prima non prenderle”, la squadra bada a non dare profondità alla manovra degli avversari, li lascia giocare fino costringerli a tenere il baricentro alto. Portata la gara su questo terreno, il Molfetta trova gli spazi per le giocate di Uva (9 reti) e Lobascio (3), due attaccanti che finora, soprattutto al “Poli” hanno deliziato la platea con bellissime reti, per preparazione ed esecuzione. Un'altra caratteristica è la tenuta atletica. I biancorossi arrivano al 90° sempre con una marcia in più rispetto agli avversari e non è un caso che le cose migliori le fanno vedere nella ripresa.
Naturalmente si sono visti anche dei nei. La difesa, quando è messa sotto pressione con continuità, alla fine commette qualche ingenuità, soprattutto in occasione di calci d'angolo o punizioni. Delle 10 reti subite, due sono arrivate su calci di rigore, due su azione e ben 6 su palle inattive, cui 5 di testa al centro dell'area. L'apice di questa lacuna si è vista nella gara di Coppa con il Corato a segno per 4 volte su azioni create da calci piazzati. Di contro, delle 18 reti all'attivo, 15 sono arrivate al termine di ripartenze manovrate. Ciò significa che i margini di miglioramento ci sono, sia in difesa sia in attacco.
Il ritorno di Amedeo D'Aloia, dopo la breve parentesi di Capurso, lascia ben sperare. Il trequartista con i suoi cambi di ritmo, potrà inserirsi nel vuoto che adesso c'è il centrocampo e l'attacco.
I numeri esprimono un'organizzazione di gioco concreto ed efficace, da “squadra operaia”, più lambrusco che champagne, tanta umiltà e senza arroganza, il tutto condito da un valore aggiunto indicativo: spirito di gruppo. Se il tecnico Di Giovanni saprà mantenere la squadra fuori delle pretese della tifoseria che comincia a sognare, le soddisfazioni non potranno che continuare. Il tecnico continua a mantenere i piedi per terra. “Lo ripeterò fino alla noia, il nostro obiettivo è raggiungere il prima possibile la salvezza. I ragazzi stanno facendo qualcosa di straordinario. Nessuno avrebbe immaginato alla vigilia un secondo posto dopo 14 gare. I tifosi fanno bene a sognare, noi per ora manteniamo i piedi per terra e pensiamo prima a raggiungere i 40 punti della salvezza”. Ci atteniamo alla parole del tecnico, quindi siamo a –14 dall'obiettivo e solo dopo s'inizieremo a scrivere di Rinascimento biancorosso.
La marcia: Locorotondo 0 – Molfetta 0. Molfetta 2 – Altamura 0, Bisceglie 2 – Molfetta 0, Molfetta 3 – Lucera 0, Noci 2 – Molfetta 1, Molfetta 3 – Capurso 1, Novoli o – Molfetta 1, Molfetta 2 – Galatina 0, Fasano 3 – Molfetta 1, Molfetta 2 – Apricena 1, Nardò 0 – Molfetta 0, Molfetta 2 – Ostuni 0, Molfetta 1- Massafra 0.
I marcatori: Uva 9, Lobascio 3, D'Alessandro D. 2, Aloisio 1, Di Bari 1, Paparella1, Patruno1.
Prossimi impegni al termine del girone d'andata: Francavilla (19/11), Cerignola (c.26/11), Copertino (3/12), Maglie (c.10/12).
Classifica 12ª giornata: Fasano 30, Molfetta 23, Cerignola e Noci 22, Locorotondo e Lucera *19, Francavilla 18 Nardò 16 Ostuni e Maglie 16 e Ostuni 16, Altamura e Galatina 14, Bisceglie 13, Copertino 12, Massafra 8*, Capurso 7, Apricena e Novoli 6.
* una gara in meno
Molfetta – Ostuni, 9 novembre 2006, al 10' del secondo tempo Corrado Uva realizza la centesima rete con la maglia biancorossa in sei stagioni.
Autore: Francesco Del Rosso