Auguri Liliana, instancabile salveminiana
Al bellissimo ritratto tracciato da Paola, voglio aggiungere anche i miei auguri per una donna straordinaria della quale conservo la preziosa amicizia nella stima di Salvemini del quale ero già un appassionato cultore (possiedo nella mia vasta biblioteca anche le opere raccolte da Feltrinelli), ma che lei mi ha insegnato ad amare e a conoscere meglio, come fosse un mio professore di liceo e maestro di vita. Me ne ha sempre parlato con passione e mi ha sempre gratificato negli incontri degli anni successivi con la battuta “noi salveminiani” accomunandomi a un sentire che mi ha sempre onorato e reso orgoglioso. L’ho conosciuta, con suo marito Giovanni, per caso e per motivi di lavoro: era il 1974, avevo 24 anni e il giornalista Aldo Falivena era venuto a Molfetta per realizzare un programma per i servizi speciali del Telegiornale, “Gente nel Sud” dedicato ai meridionalisti Salvemini, Dorso, Fortunato, Di Vittorio, Fiore e altri. In quegli anni ero un giovane cronista locale di carta stampata (“La Gazzetta del Mezzogiorno”) che ebbe l’occasione di collaborare per la prima volta con la Tv, all’epoca rappresentata solo dalla Rai, proprio nel ricordo di Salvemini e nell’analisi della sua pubblicazione “Un Comune meridionale - Molfetta 1897, 1954” che faceva riferimento alla tesi di laurea di Liliana Gadaleta col grande meridionalista antifascista molfettese. Così con Falivena andammo a intervistare lei e suo marito, collaboratore, amico e studioso di Salvemini, nella loro casa di via Guglielmo Marconi. Poi, dopo di loro, sempre per conoscere aspetti della vita di Salvemini, parlammo, nella villa di suo figlio Enrico al Pulo, con Giacinto Panunzio, già molto avanti negli anni e con ricordi che si appannavano sempre più. Da allora ci sono stati altri incontri, poi quando nacque “Quindici” e Liliana fu una delle più attente lettrici, osservatrice attenta e generosa dispensatrice di consigli. Poi cominciò a collaborare con i suoi ricordi salveminiani, con contributi interessanti e a volte inediti. Nacque così un’amicizia, coltivata anche in lunghe conversazioni telefoniche, quando era a Torino: ogni volta che doveva scrivere un articolo, me ne anticipava i contenuti e chiedeva la mia opinione. Oggi che compie 90 anni, voglio essere anche io fra coloro che celebrano questo traguardo, con un grande abbraccio, anche per ringraziarla non solo della sua amicizia e della collaborazione con “Quindici”, ma anche per avermi fatto conoscere e amare di più Gaetano Salvemini, con la sua testimonianza documentata, ma anche appassionata per un personaggio straordinario che tutti i giovani dovrebbero studiare per seguirne l’esempio. Felice de Sanctis