Amministrative a Molfetta: le proposte in campo
MOLFETTA - Il quadro politico molfettese, in vista delle amministrative, sembra essere finalmente chiaro, ed è possibile adesso fare una ricognizione critica dei soggetti in campo, prima dell’inizio della campagna elettorale.
I candidati sindaci in campo sono, in ordine alfabetico, Isa de Bari, Bepi Maralfa, Tommaso Minervini, Gianni Porta, Leonardo Siragusa.
Tommaso Minervini è sicuramente quello partito con maggiore anticipo nella campagna elettorale, e conta adesso sull’appoggio del Partito Democratico e di numerose liste civiche. Si tratta di una persona di grande intelligenza e competenza amministrativa, che ha però puntato sulla costruzione di una coalizione la cui eterogeneità sembra di non facile mediazione. La coalizione è composta infatti, oltre che da un Partito Democratico amputato di una parte consistente della vecchia ala “di sinistra”, da molti pezzi provenienti dalla destra azzolliniana. Tommaso ha deciso di puntare sulla continuità con gli indirizzi del governo regionale di Michele Emiliano, ma anche di accogliere le sfide che il mondo digitale pone alla politica, mirando a rendere Molfetta una “smart city”.
Sicuramente Tommaso, come ha già dimostrato in passato, ha la capacità di attuare in termini amministrativi i programmi di governo, ma resta da capire la direzione politica in cui ne favorirà la concretizzazione. La coalizione, infatti, cerca di porsi al di là della dicotomia destra-sinistra. Eppure, non bisogna dimenticare, al di là dei limiti delle griglie novecentesche con cui abitualmente si interpretano quelle categorie, che questioni cruciali come lo sviluppo, l’ambiente, la cultura, l’urbanistica etc. non sono temi neutri, ma dipendono da precise scelte politiche. La loro attualizzazione, allora, non dipende soltanto dal minore o maggior grado di competenza, responsabilità e professionalità degli amministratori.
Molfetta, come la Puglia, è inserita in un contesto economico e sociale più ampio, che determina la condizione materiale dei soggetti, anche a livello locale. La politica, allora, deve saper scegliere anche a questo livello la direzione in cui declinare i programmi di governo, e non sarà facile per Tommaso mediare fra soggetti così eterogenei, alcuni fortemente conservatori, altri che mescolano confusamente il liberismo con una prospettiva più attenta al piano sociale etc.
Isa de Bari fa una scelta di campo ben precisa, raccogliendo l’eredità di Antonio Azzollini e collocandosi nell’alveo della tradizione della destra molfettese, il cui progetto di città ha avuto già dei momenti di importante realizzazione durante l’amministrazione del senatore. Non a caso il tema cardine della campagna elettorale è la prosecuzione delle grandi opere - in primis il porto - come volano dello sviluppo, unite al rifiuto della raccolta differenziata “porta a porta”. Ormai da tempo, in Italia, tale modello di sviluppo viene da più parti criticato opponendo l’importanza della sostenibilità ambientale e della democraticità delle decisioni sul futuro di una comunità. Non a caso, esistono in Europa diversi dispositivi partecipativi di cui le istituzioni possono servirsi per includere i soggetti sociali nella discussione politica sulle grandi opere infrastrutturali (basti pensare al dèbat public francese). La proposta della de Bari ha, in ogni caso, il merito della chiarezza politica, che le permetterà di raccogliere i voti della destra molfettese.
Gianni Porta sarà sostenuto, invece, oltre che da Rifondazione comunista – Compagni di strada, da Sinistra Italiana e da Democratici e Progressisti. Il gruppo di Rifondazione vanta una storia di militanza importante a Molfetta, che le ha permesso di essere uno dei circoli più forti in Italia. Il circolo di Rifondazione di Molfetta ha sempre ribadito la preminenza della forma-partito nell’ambito di una visione del “politico” coerente con la tradizione sovranista moderna, secondo cui il potere si staglia dalla testa del sovrano dando forma al sociale. E’ dunque, entro gli indirizzi impressi dalla volontà del “sovrano” che la moltitudine - caotica e informe - si trasforma in popolo. Tale modello assume la liberazione dal capitalismo come l’attuazione di un modello ideale di società prefigurato dalla decisione del “Politico”, considerando i soggetti come individui disincarnati. Ma questa volta la proposta di Rifondazione sembra divenire molto più “plurale”, incrociando una serie di percorsi e di soggetti che possono incentivare una positiva dialettica interna. Sarà fondamentale, allora, cogliere i mutamenti avvenuti sul terreno della produzione, leggere l’eterogeneità delle soggettività produttive - ben oltre il perimetro della subordinazione novecentesca - per immaginare forme di welfare universale, nonché modelli di gestione condivisa dei beni comuni, che mettano capo ad un’idea di sviluppo all’insegna della cooperazione e della condivisione.
E’ innegabile, però, che, in generale, il processo che ha portato alla costituzione del centro-sinistra molfettese sia stato in buona parte frutto di guerre interne ai gruppi dirigenti dei partiti fortemente viziate da autoreferenzialismo. Il vicino centro-sinistra giovinazzese ha innescato nei mesi scorsi un processo di gran lunga più partecipato, frutto della mobilitazione “dal basso” di pezzi di società e di partiti che hanno deciso di guardare oltre le stanze delle segreterie, e che ha portato alla proposta di una coalizione composta da quattro liste civiche e da Sinistra Italiana, con Daniele de Gennaro candidato sindaco. Sembra esserci stato, in seconda battuta, un buon recupero, ma l’obiettivo non può che essere l’allargamento del perimetro della partecipazione.
Bepi Maralfa, uscito, nell’ambito del processo a cui accennavamo, dal perimetro del centro-sinistra, si propone con una lista che si richiama ai valori della legalità e del civismo, avendo fra i riferimenti l’esperienza del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Quest’ultimo, però, sta inaugurando a Napoli una fase tutt’altro che legata al civismo tradizionale. De Magistris sta sostenendo in questi mesi le esperienze di neo-municipalismo che mettono Napoli in collegamento con le città ribelli europee. Egli sta inaugurando un modello di gestione condivisa dei luoghi comuni della città, sostenendo gli esperimenti di mutualismo, di welfare dal basso, di occupazione degli edifici abbandonati etc., di cui i centri sociali napoletani sono protagonisti assoluti.
Scopriremo meglio la proposta politica di Leonardo Siragusa, che sui manifesti afferma che metterà “le cose a posto”.
Questo il quadro. Speriamo che quel radicamento sociale che, quasi dappertutto, è mancato nelle fasi costituenti, possa maturare durante la campagna elettorale. Ma, soprattutto, speriamo che in tanti capiscano che, soprattutto oggi, in politica è necessario immaginare e sperimentare, per fare del futuro un terreno di democrazia.
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Autore: Giacomo Pisani