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Addio a Pantaleo Ragno Uno degli ultimi mastri d’ascia
15 luglio 2023

Lo scalo di Molfetta: l’area di circa cinquecento metri in lunghezza che iniziava convenzionalmente da una basola bianca (ancora visibile fra quelle di ardesia che lastricano la via) sita all’imbocco di Traversa S. Domenico, lato Porto e terminava sulla Spiaggia Maddalena a ridosso del distributore ESSO, ha ospitato per oltre un secolo, i cantieri nei quali abilissimi artigiani, i MASTRI D’ASCIA, hanno costruito navi, barche da pesca e da diporto. Per decenni ha rappresentato un ‘vanto’ della nostra Comunità: dalle più disparate parti d’Italia, arrivavano Committenti, Armatori che commissionavano barche da pesca e, non solo. Si sono letteralmente susseguite intere… dinastie di Mastri d’ascia; ne citiamo alcune: Pansini, Tattoli, Ragno, de Ceglia, Salvemini. Tutti con un capostipite che poi passava l’arte e la proprietà a figli e/o parenti; con una continuità che è durata molte generazioni. Sono state costruite/riparate migliaia di barche, sempre con attenzione alla sicurezza dei marinai che le conducono ed ai progressi tecnologici che sono stati continui; dalle tartane armate a vela, alle barche, con scafo stellato (rotondeggiante), con prua dritta e poppa a specchio – alcune, alla fine della seconda Guerra mondiale, erano persino motorizzate con motori diesel ricavati dallo smantellamento dei mezzi residuati bellici, abbandonati dagli Alleati – alle moderne barche da pesca con prua tonda, poppa a incrociatore; infine, l’evoluzione architettonica più all’avanguardia, con scafo scivolante (forme di scafo a diedri che dànno maggiore stabilità in mare) poppa quadra; alcune addirittura munite di bulbo a prora, con attrezzature per la pesca a strascico (tipica dei nostri mari) di ultima generazione e motorizzazioni modernissime. Sono state costruite anche navi in ferro per la Marina mercantile (Adriana Gariano 1700 t.s.l., costruita nei Cantieri Tattoli, varata nel luglio del 1960), navi per l’approvvigionamento dell’acqua alle isole – M.M.I., barche da pesca). Oggi, come ampiamente ho documentato nel volume: “LO SCALO DI MOLFETTA 1947-2015 ASCESA E DECLINO” edizioni QUINDICI, l’area dove prima c’era un frenetico fervore di attività di costruzioni e riparazioni, è in uno stato di completo abbandono: l’unico Cantiere che ancora, stentando, continua ad operare è quello gestito da mastro M. Cappelluti. L’ultima costruzione - il M/P BRILLANTE (cantiere M. Cappelluti) è stata varata il 14 novembre del 20121. Poi? Più nulla! Nei giorni scorsi, all’età di 94 anni, si è spento il Cav. Pantaleo Ragno, ‘maestro d’ascia abilitato, iscritto all’Albo d’onore dei Mastri d’ascia al N° 133’. Era il primo di quattro fratelli, figli d’arte (Ignazio, Mauro, deceduti e il superstite Domenico). Il capostipite Giacomo (1899) mest Aquieudd, come era conosciuto, non possedeva una concessione demaniale sulla Spiaggia Maddalena, dove erano situati quasi tutti gli altri cantieri; costruivano in uno slargo vicino allo Scalo: vico III S. Rocco – meglio conosciuto come abbasc o’fouess – e sul marciapiedi di via S. Carlo, dopo il, non più esistente, Distributore MOBIL. La foto di mastro Pantaleo è quella del documento di iscrizione al Registro del personale tecnico delle costruzioni navali. Alcuni forse potrebbero persino ricordarlo, con il suo aspetto distinto, sulla pubblicità che, negli anni ’80 – ’90 del secolo scorso, lo ritraeva quale testimonial della Cassa di Risparmio di Puglia. Il Cantiere Ragno, come documentato sul libro citato, è stato – per il periodo considerato 1947 – 2015 (l’attività del Cantiere è cessata nel 1996, per raggiunti limiti di età dei titolari) – quello che ha costruito il maggior numero di natanti: circa 1.200! Come detto, la costruzione avveniva lontano dal sito dedicato al varo, su Spiaggia Maddalena. Per varare le costruzioni i fratelli Ragno si appoggiavano al vicino Cantiere Tattoli; spostavano dunque le barche creando un letto di palanche, sul quale, le barche assicurate sull’invasatura di varo, erano trasportate verso gli scivoli in riva al mare. Quando gli scivoli del Cantiere Tattoli non erano disponibili, il varo avveniva trasportando, letteralmente, le barche caricate su camion, fino a Banchina Seminario, dove venivano fatte scivolare in mare, attraverso gli scivoli (ora ne è rimasto uno) esistenti. Ancora oggi, il locale in vico S. Rocco, esiste; Domenico, l’ultimo superstite, vi trascorre del tempo; all’interno vi sono ancora – probabilmente, funzionanti – alcune delle macchine per la lavorazione del legno utilizzate a suo tempo. © Riproduzione riservata

Autore: Tommaso Gaudio
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