“Una massa enorme e confusa di pubblica follia” si è abbattuta sulla scuola
Un tormentone ha attraversato il web e i social network nel mese di agosto. E come ci insegna Manzoni a proposito della peste, “da’ trovati del volgo, le gente istruita prendeva ciò che si poteva accomodar con le sue idee; da’ trovati della gente istruita, il volgo prendeva ciò che ne poteva intendere, e come lo poteva; e di tutto si formava una massa enorme e confusa di pubblica follia”. Purtroppo, infatti, l’istruzione è una di quelle materie in cui chiunque, dal pedagogista insigne che non ha mai messo piede in un’aula scolastica al “vecchio et ignorante barbiero di Bellano” (absit iniuria verbis nei confronti della categoria), si ritiene esperto e competente, quindi in grado di discettare. Linciaggio mediatico di un ministro che ha come unica colpa quella di dover gestire una situazione estremamente complessa (con le ridicole critiche di predecessori che hanno istituzionalizzato le “classi pollaio”, ma sembrano essersene dimenticati, visto che vituperano ciò di cui si sono resi artefici; cfr. D.M. 81/09); linciaggio mediatico per i docenti che titubano a voler effettuare il test sierologico; linciaggio mediatico nei confronti di quelli che, “fragili”, perché magari pazienti oncologici, chiedono che siano tutelati i loro diritti. Un’altra delle accuse indirizzate ai docenti è quella di auspicare la Didattica a Distanza perché più comoda e quindi adeguata all’indole lavativa di chi abbraccia questa professione con il miraggio di laute provvigioni e stratosferiche vacanze. Insomma, ripetendo le parole rubate al Manzoni, stiamo assistendo, tanto per cambiare, al colloso e attaccaticcio formarsi di una “massa enorme e confusa di pubblica follia”. Machiavelli ci insegna quanto sia “conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa, che all’immaginazione di essa”. Quello di cui le istituzioni scolastiche hanno bisogno per ripartire è sotto gli occhi di tutti: spazi adeguati, quindi aule spaziose in cui poter praticare il distanziamento sociale, numeri ridotti nelle classi, un surplus di docenti per sopperire alle opportune esigenze di organico, un surplus di collaboratori scolastici in grado di sopperire alle necessità dei singoli istituti. La domanda è la seguente: le scuole italiane dispongono di tutto questo? No e di certo non a causa del ministro Azzolina, ma di decenni di malgoverno (si pensi al già citato D.M. 81/09, sotto l’egida di Maria Stella Gelmini), di qualunque colore politico, in materia scolastica e sanitaria. Se Roma non fu costruita in un giorno – l’adagio insegna – non si comprende bene come un intero sistema che avrebbe necessitato di seri puntelli da decenni potesse essere sanato nello spazio di pochi mesi. Chi sostiene che ciò fosse possibile o non dice il vero scientemente, e quindi non è in buona fede, o tiene dietro all’immaginazione delle cose piuttosto che alla “verità effettuale”. In altre parole, sogna a occhi aperti. Siccome la situazione è complicata e l’animo del quisque de populo non riesce proprio a concepire la complessità (non gliene vogliate; è nella sua natura l’essere limitato e lasciarsi conquistare da eroi da televendita), e assunto che, cito ancora Machiavelli, “nel mondo non è se non vulgo” (se si considera la maggioranza degli individui), allora ecco che si vedono coniare gli slogan cari alle folle. In primis quello degli insegnanti fannulloni che vogliono restare a casa per rubare lo stipendio. E magari a sostenerlo sono proprio quei genitori negazionisti i cui figli non indosseranno le mascherine in aula, determinando perdite di tempo considerevoli in aula nelle mattinate settembrine. Chi asserisce questo dovrebbe sperimentare un giorno di didattica a distanza svolta seriamente, come i professionisti dell’insegnamento (ed esistono!) fanno. Si renderanno conto di quanto sia leggera e quanto tempo libero lasci ai docenti… È però troppo, in questo Paese, auspicare che si parli per effetto dell’esperienza diretta e non del senso comune più becero. Quali sono le previsioni? Si riaprirà, perché tutti abbiamo una gran voglia di riaprire, a cominciare da quegli insegnanti tanto vituperati verso cui sino agli anni Ottanta la società ha avuto rispetto e che oggi insulta, a riprova della deriva etica che ci ha investiti. Purtroppo, come negli altri Stati, questo determinerà un incremento di contagi e difficoltà di gestione nel sistema. Un insegnante può vedersi affidare anche cinque classi se non di più (si pensi ai docenti di scienze motorie e religione). È sufficiente che una scolaresca vada in isolamento fiduciario, perché quel docente, comune ad altre classi, venga meno, creando problemi alla tenuta stessa dell’istituzione, che dovrà predisporre numerose supplenze, cosa che anche in periodi non epidemici non è poi così agevole garantire. Altra questione che sta spopolando su varie testate: si critica il ministro Azzolina perché ha dichiarato che la temperatura vada misurata a casa. Ecco che puntualmente politici perennemente in campagna elettorale tuonano sulla necessità dei termoscanner a scuola. Ora voi figuratevi file di bambini, la mattina, in attesa della tanto agognata misurazione nei vastissimi spazi che precedono gli ingressi degli istituti. Già si possono udire gli squilli dei clacson degli automobilisti inferociti per l’arresto del traffico. E, se poi un minorenne risulta avere la febbre, l’istituzione cosa dovrebbe fare? Rimandarlo a casa, solo, assumendosi la responsabilità di tale gesto? Farlo accompagnare da un collaboratore, che poi dovrebbe entrare in quarantena e quindi venir meno al suo servizio? Isolarlo in un’aula, per poi sorbirsi i cahiers de doléances di genitori iperprotettivi che urlano al trauma patito dai propri figlioli? E poniamo che i bambini ad aver la febbre siano due-tre-quattro, non si ritiene forse che essi debbano essere isolati in stanze diverse, per evitare che un eventuale infetto contagi fanciulli sani, in preda a semplici malattie da raffreddamento? Di quanti ambienti liberi dispongono in media gli istituti italiani, soprattutto nel nostro fortunato Sud? La verità è che spesso si incontrano problemi nell’allogare le classi esistenti, figurarsi se si possano moltiplicare gli spazi al pari degli evangelici pani e pesci. Questo, però, per chi ragiona per slogan e schemini mentali è forse uno scenario troppo astruso da concepire. Che si abbia tuttavia la decenza di non affermare poi che sono ministro, dirigenti e insegnanti la causa di un’emergenza educativa di cui solo ora politici ‘disinteressati’ e genitori, alcuni solo per l’impiccio di dover tenere i bambini piccoli a casa, sembrano accorgersi! Ciò che avviene oggi è il portato di una crisi morale di cui l’Italia paga le conseguenze e cui hanno concorso anche i tanti immacolati odierni imbonitori di masse sempre più insipienti, perché troppo propense ad ascoltare l’urlo demagogico piuttosto che il ragionamento pacato di chi guarda alla realtà dei fatti. © Riproduzione riservata