ROMA – La giunta delle elezioni del Senato ha deciso di andare contro la Legge e contro la Suprema Corte quella Costituzionale, proprio l’organo di controllo sulla legittimità delle leggi, votando contro l’incompatibilità del doppio incarico. Ma in Italia e con il Pdl succede anche questo.
In pratica il Senato ha salvato il sindaco di Molfetta Antonio Azzollini (foto) e quello di Afragola, Vincenzo Nespoli, entrambi del Pdl permettendo loro di continuare a ricoprire la carica di sindaco nel tempo libero, come è il caso di Molfetta, nel week-end. E questo anche in spregio agli elettori del Pdl che vorrebbero il loro sindaco sempre in città, dove i problemi crescono.
La cosa più assurda è che non solo un gruppo di senatori con l’appoggio della Lega ha sbeffeggiato la Corte Costituzionale, un vero e proprio schiaffo alla democrazia, ma anche l’altro organo del Parlamento, la Camera che invece pochi giorni fa aveva sancito l’incompatibilità.
Insomma se sei deputato non puoi fare il sindaco nei Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti, se sei senatore sì. Alla faccia dell’uguaglianza dei cittadini. Altra cosa assurda è che la Lega ha votato sì all’incompatibilità alla Camera e no al Senato, a conferma della poca serietà di un partito buono solo a dileggiare le istituzioni, come fa regolarmente, inventandosi perfino un parlamento padano.
La decisione della maggioranza della giunta delle elezioni del Senato non è stata condivisa dai senatori del Pd e dell’Idv che per protesta hanno abbandonato l’aula.
E’ evidente che la politica del sindaco di Molfetta, Azzollini, a favore della Lega - vedi la vicenda delle quote latte e non dimentichiamo che anche i finanziamenti del porto sono legati ad un contributo chiesto dalla Lega per Milano - ha avuto un peso. Non si è mai visto un sindaco più antimeridionale di Azzollini, che pure a parole rivendica la propria molfettesità.
Definire questa decisione una vergogna, è poco.
«Ho abbandonato i lavori della Giunta elezioni, insieme ai senatori del Pd - ha detto Luigi Li Gotti, vice presidente della Giunta - La Corte Costituzionale ha dichiarato l'incompatibilità tra la funzione parlamentare e quella di sindaco di Comune con più di 20mila abitanti. Pdl e Lega, con decisione ribelle, dichiarano, invece, la compatibilità dei sindaci di Molfetta e Afragola, entrambi senatori. Decisione assurda». Anche Francesco Sanna critica «la pervicacia» dei colleghi di Lega e Pdl, anche perchè alla Camera la decisione è stata opposta. «Ora abbiamo abbiamo un diverso orientamento di Camera e Senato. Sarà possibile essere sindaco-senatore, ma non sindaco-deputato. Una cosa assurda».
Durissime le dichiarazioni dell’ex magistrato, oggi senatore Felice Casson: "Con una decisione vergognosa che ci fa tornare ai temi di Berlusconi vengono tutelati gli interessi singoli di poche persone in violazione di una sentenza della Corte Costituzionale dell'ottobre scorso", dice il senatore, vicepresidente del gruppo Pd e componente della giunta per le elezioni, a seguito del voto dell'organo.
"In presenza di un vuoto normativo - spiega - la Consulta aveva segnalato l'incompatibilità tra quella di parlamentare e quella di sindaco di comuni con popolazione superiore ai 20mila abitanti. Esigenze di trasparenza, correttezza e funzionalità delle cariche pubbliche imponevano alla giunta di ribadire quanto sancito dalla Corte Costituzionale. Così non è stato".
"Non è accettabile - conclude Casson - il comportamento, in particolare, della Lega che alla Camera sostiene una tesi e al Senato un'altra, che nei territori attacca la politica e in Senato difende le poltrone dei sindaci di Molfetta e Afragola".
Cosa succedrà ora? La decisione dovrà tornare alla Corte Costituzionale, l'unica istituzione abilitata a risolvere conflitti di questo tipo e che ristabilirà il rispetto della legge. Sarebbe, infatti, ridicolo e contro la legge impedire ai deputati di fare il sindaco e ai senatori no.
Quindi la partita non è definitivamente chiusa.
Ma, forse, dopo aver vinto quest'altra "battaglia", sarebbe decoroso e rispettoso per le istituzioni che i due senatori Azzollini e Nespoli, si dimettessero spontaneamente evitando questo ulteriore conflitto fra poteri dello Stato e una vergogna per un Paese civile per una decisione della giunta delle elezioni del Senato che appare offensiva per la democrazia.
Berlusconi nelle sue frequenti esternazioni offesive delle istituzioni ha detto che la democrazia è sospesa con il governo tecnico, in questo caso si è andati oltre, si sono commissariate le istituzioni da parte di un solo ramo del Parlamento, o meglio di pochi deputati che fanno parte della giunta delle elezioni.
Continuando su questa strada si rischia non solo l'antipolitica, già ampiamente diffusa, ma la ribellione popolare contro una casta vergognosa che perpetua se stessa al di sopra della legge.
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