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Tribunale dei diritti del malato, futuro ancora incerto
15 ottobre 2007

Rischia di diventare sempre più aspra e sterile a Molfetta la polemica tra segreteria regionale ed ex dirigenza locale del Tribunale dei diritti del malato, sorta alcuni mesi fa ufficialmente a causa dello spostamento della sede, all'interno dell'ospedale cittadino, da un locale attiguo all'ingresso principale, facilmente individuabile e raggiungibile da visitatori ed utenti, ad un altro sito nella zona dei poliambulatori, considerato più distante e meno visibile o accessibile da anziani, malati e disabili bisognosi dei servizi e delle informazioni offerte dal Tribunale. Le dimissioni, presentate in quella circostanza dal presidente prof. Vitangelo Solimini e, pare, inizialmente respinte dal segretario regionale Tonino D'Angelo, ebbero, più che altro, un valore simbolico e di protesta nei confronti dell'intero sistema ospedaliero per e non “contro” il quale, per più di dieci anni, il Tribunale ha spesso operato tra ostracismo, diffidenza e scarsa considerazione combattendo e vincendo piccole e grosse battaglie in nome e per conto degli utenti attraverso denunce, richieste e segnalazioni attuate in tempi in cui i cittadini non avevano ancora piena e chiara la coscienza e la consapevolezza dei propri diritti in campo sanitario e non. La nascita e lo sviluppo, lenti e graduali, di una cultura della salute, fatta anche di cure ed attenzioni per l'intera persona e non solo, quando va tutto bene, per la sua parte malata, così difficilmente attecchibile in certi contesti ed ambienti lavorativi, impregnati di un forte spirito di sudditanza e baronie corporative e professionali, non hanno certo reso più facile ed incisiva l'azione del Tribunale dei diritti del Malato a Molfetta dove l'associazione ha dovuto spesso limitarsi a svolgere azioni di portierato, accompagnamento o guida, ostacolata da persone, disposizioni, atti ma anche e, soprattutto, da precise volontà politiche. Ecco perché dietro lo sfogo del prof. Solimini («Le modalità con cui ci è stato “scippato” il locale, che a suo tempo ci era stato concesso con una delibera del direttore generale e che con un'altra delibera dovrebbe esserci tolto, sono sconcertanti: hanno staccato il telefono alla presenza di due volontari per altro disabili e portato via ogni cosa, quasi fossimo ladri o estranei. Se la stanza serviva come spogliatoio ai pazienti di Urologia, perché a suo tempo ci è stata data?») leggiamo stanchezza, demotivazione e senso d'impotenza anche se, nonostante tutto, è sempre forte lo spirito combattivo e la volontà di non fermarsi che lo animano. La dottoressa Annalisa Altomare, direttore sanitario facente funzione dell'ospedale cittadino, da noi interpellata, ha asserito di aver dovuto destinare i locali ad usi ritenuti più idonei “ma, pur avendo fornito la nuova sede di telefono, computer ed arredo siamo stati accusati di ostracismo e boicottaggio da parte dei volontari. Non è contraddittorio da parte loro, che reclamano i diritti dei malati, volerli privare di un servizio proprio ad essi destinato? Ritengo che, a questo punto, la questione non sia più di nostra competenza ma solo interna all'associazione per contrasti e diatribe già da tempo in atto. A riguardo abbiamo ricevuto precise direttive dalla Regione che ci invita a non occuparcene”. Chi, invece, deve e può occuparsi della controversia è, senza dubbio, il segretario regionale del Tribunale Tonino D'Angelo che si dice “pronto ed aperto ad ogni soluzione purchè continui ad essere attiva ed operativa la sede di Molfetta, punto nevralgico della provincia barese ma anche dell'intera regione”. “Abbiamo da tempo chiesto al prof. Solimini un'assemblea di tutti gli aderenti al fine di poter attuare la procedura necessaria per l'elezione di un nuovo presidente, così come prevede lo Statuto interno, ma, a tutt'oggi, non abbiamo ricevuto nessuna risposta”, aggiunge D'Angelo alla fine della nostra conversazione telefonica durante la quale ha anche espresso dubbi e perplessità su una vicenda che di certo non giova all'immagine dell'associazione, da anni impegnata, a livello nazionale, nella lotta contro negligenze, imperizie, soprusi ed indifferenza della cosiddetta “malasanità”. Di tutt'altro avviso è la dott. Maria Sasso dell'Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva secondo la quale “non esiste alcuna diatriba interna, anzi la vicenda è molto chiara. Le dimissioni del Solimini furono, a suo tempo, accettate dal segretario regionale e a noi comunicate, quindi, di fatto, l'associazione si è sciolta. Ora si deve lavorare per la formazione di un nuovo gruppo promotore che operi in maniera univoca e proficua e dimostri capacità di integrazione, intervento e mediazione nella realtà in cui opera, evitando ogni rischio di burocratizzazione”. In attesa che la questione in qualche modo si risolvi, nel locale messo a disposizione dalla direzione sanitaria si sta attuando, sempre per volontà del Tribunale dei diritti del Malato-Cittadinanza attiva, la campagna di ascolto dell'Audit Civico finalizzata alla raccolta di dati ed informazioni relativi alle azioni ed alle prestazioni delle aziende sanitarie locali ed ospedaliere che potranno essere qualitativamente valutate e sistematicamente analizzate dai cittadini insieme alla trasparenza ed alla verificabilità dei vari percorsi. Tutto questo per migliorare i servizi sul territorio, umanizzare gli ospedali, evitare gli errori nella pratica professionale, coinvolgere i cittadini nelle politiche aziendali ma anche rendere noti i punti di forza e segnalare le esperienze di successo per poterle esportare in altre strutture sanitarie.
Autore: Beatrice de Gennaro
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