MOLFETTA - Le acque sono decisamente agitate. L’equilibrio precario su cui si reggeva il castello dell’erigenda coalizione di centrosinistra, come
Quindici aveva già spiegato ad inizio ottobre, sembra non reggere agli scossoni ufficiali (come l’ultimo
comunicato stampa dell’UDC) e ufficiosi, nonostante la confluenza quasi univoca sulle primarie.
Solo indiscrezioni, ma le primarie sarebbero l’unica possibilità per evitare che un partito o un’area politica impongano il proprio candidato autoreferenziale. Prescindendo dal programma (per ora assente), dopo due settimane di consultazioni e telefonate concitate non è stata raggiunta neppure una convergenza sulle modalità di svolgimento di questa consultazione democratica: ad esempio, non si sa se i candidati dovranno essere indicati solo dalle forze politiche o anche dai movimenti spontanei che stanno nascendo, risvegliando la città dal torpore, ma togliendo il sonno agli uomini d’apparato.
Mentre il centrodestra, su cui confluiscono già le prime liste civiche e i neonati movimenti politici, sembra aver puntato su Nicola Camporeale, presidente del Consiglio comunale, nonostante i mal di pancia di alcuni elementi (in particolare il potentato elettorale di Saverio Tammacco, attuale consigliere provinciale, in attesa di una poltrona più prestigiosa), con colpevole ritardo l’erigenda coalizione di centrosinistra sta annaspando nella palude dei «convitati di pietra» che sembra vogliano restringere le primarie solo ai candidati indicati da Pd, Udc e Sel e Lista Emiliano. Una specie di conformismo partitocratico che de facto eliminerebbe ogni sussulto democratico della società civile con il (possibile) unico risultato del tracollo elettorale.
Un gioco a perdere a sinistra, secondo alcuni, se a destra la maggioranza consiliare regredisce e, di contro, la neocoalizione azzolliniana riprende quota dall’esterno, aiutata dall’empasse celebrale di una sinistra che, invece di giungere a una semplificazione, si muove nel labirinto delle elite salottiere tra i nomi di avvocati, professori, giudici e presidi come possibili candidati. Per di più, sperimenta un allargamento fittizio, senza davvero allargare sul serio i propri confini, con il rischio di non raggiungere veramente l’obiettivo del consenso popolare.
Del resto, nella Molfetta di oggi, i cui pozzi sono stati tutti avvelenati da una politica padronale e clientelare, sarebbe nocivo prediligere soggetti che non abbiano nessun appeal popolare (o magari un riscontro molto limitato). Le campagne elettorali nella Molfetta di oggi non si dovrebbero programmare in limousine. Forse, sarebbe opportuno individuare una coerente e competente guida morale e non solo tecnico-politica che s’impegni per la città con dedizione e passione civica e sappia interpretare le reali esigenze di tutta la cittadinanza e non solo di una frazione elitaria, trasformando l’anziano trascinamento alla cabina elettorale in passione civile libera e democratica.
Tra l’altro, Molfetta vive una situazione straordinaria, in cui democrazia, rispetto della legge e libera economia sono ormai in avanzato stato di degrado. Per sconfiggere all’urna l’«uomo» è necessario demolire prima il sistema che l’«uomo» incarna: ma per abbattere il sistema occorre una figura che sappia dialogare con tutta la città, senza prescindere da una proficua alleanza tra tutti gli uomini liberi di Molfetta, oltre i partiti, ma senza assaltare i partiti.
Infatti, per strappare la bandiera del «potere popolano» al sindaco senatore Antonio Azzollini sarebbe opportuna - se non necessaria - una reale rivoluzione culturale democratica, quella scintilla politico-progettuale che eviti i “traccheggiamenti” e argini il possibile fallimento politico dei partiti tradizionali e del bipolarismo-bipartitismo. Solo una coalizione “omogenea”, slegata dalle logiche che hanno determinato le coalizioni fino a oggi, può avere chances di vittoria, ma soprattutto di affidabile e stabile governabilità con una figura che sappia e possa rappresentare la democrazia dei partiti, dei movimenti liberi e del rovesciamento democratico.
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