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Tra primarie e candidati a sinistra, soldatini di sabbia contro il tiranno di piombo
19 ottobre 2012

MOLFETTA - Le acque sono decisamente agitate. L’equilibrio precario su cui si reggeva il castello dell’erigenda coalizione di centrosinistra, come Quindici aveva già spiegato ad inizio ottobre, sembra non reggere agli scossoni ufficiali (come l’ultimo comunicato stampa dell’UDC) e ufficiosi, nonostante la confluenza quasi univoca sulle primarie.
Solo indiscrezioni, ma le primarie sarebbero l’unica possibilità per evitare che un partito o un’area politica impongano il proprio candidato autoreferenziale. Prescindendo dal programma (per ora assente), dopo due settimane di consultazioni e telefonate concitate non è stata raggiunta neppure una convergenza sulle modalità di svolgimento di questa consultazione democratica: ad esempio, non si sa se i candidati dovranno essere indicati solo dalle forze politiche o anche dai movimenti spontanei che stanno nascendo, risvegliando la città dal torpore, ma togliendo il sonno agli uomini d’apparato.
Mentre il centrodestra, su cui confluiscono già le prime liste civiche e i neonati movimenti politici, sembra aver puntato su Nicola Camporeale, presidente del Consiglio comunale, nonostante i mal di pancia di alcuni elementi (in particolare il potentato elettorale di Saverio Tammacco, attuale consigliere provinciale, in attesa di una poltrona più prestigiosa), con colpevole ritardo l’erigenda coalizione di centrosinistra sta annaspando nella palude dei «convitati di pietra» che sembra vogliano restringere le primarie solo ai candidati indicati da Pd, Udc e Sel e Lista Emiliano. Una specie di conformismo partitocratico che de facto eliminerebbe ogni sussulto democratico della società civile con il (possibile) unico risultato del tracollo elettorale.
Un gioco a perdere a sinistra, secondo alcuni, se a destra la maggioranza consiliare regredisce e, di contro, la neocoalizione azzolliniana riprende quota dall’esterno, aiutata dall’empasse celebrale di una sinistra che, invece di giungere a una semplificazione, si muove nel labirinto delle elite salottiere tra i nomi di avvocati, professori, giudici e presidi come possibili candidati. Per di più, sperimenta un allargamento fittizio, senza davvero allargare sul serio i propri confini, con il rischio di non raggiungere veramente l’obiettivo del consenso popolare.
Del resto, nella Molfetta di oggi, i cui pozzi sono stati tutti avvelenati da una politica padronale e clientelare, sarebbe nocivo prediligere soggetti che non abbiano nessun appeal popolare (o magari un riscontro molto limitato). Le campagne elettorali nella Molfetta di oggi non si dovrebbero programmare in limousine. Forse, sarebbe opportuno individuare una coerente e competente guida morale e non solo tecnico-politica che s’impegni per la città con dedizione e passione civica e sappia interpretare le reali esigenze di tutta la cittadinanza e non solo di una frazione elitaria, trasformando l’anziano trascinamento alla cabina elettorale in passione civile libera e democratica. 
Tra l’altro, Molfetta vive una situazione straordinaria, in cui democrazia, rispetto della legge e libera economia sono ormai in avanzato stato di degrado. Per sconfiggere all’urna l’«uomo» è necessario demolire prima il sistema che l’«uomo» incarna: ma per abbattere il sistema occorre una figura che sappia dialogare con tutta la città, senza prescindere da una proficua alleanza tra tutti gli uomini liberi di Molfetta, oltre i partiti, ma senza assaltare i partiti.
Infatti, per strappare la bandiera del «potere popolano» al sindaco senatore Antonio Azzollini sarebbe opportuna - se non necessaria - una reale rivoluzione culturale democratica, quella scintilla politico-progettuale che eviti i “traccheggiamenti” e argini il possibile fallimento politico dei partiti tradizionali e del bipolarismo-bipartitismo. Solo una coalizione “omogenea”, slegata dalle logiche che hanno determinato le coalizioni fino a oggi, può avere chances di vittoria, ma soprattutto di affidabile e stabile governabilità con una figura che sappia e possa rappresentare la democrazia dei partiti, dei movimenti liberi e del rovesciamento democratico.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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Tutti al coperto: forse perchè viene da ridire(!). Mi spiego. A Dx un fiorire di candidature, il quadro è sostanzialmente delineato. Dall'altra parte, invece (non mi va di chiamarla Sx - vedi UDC)si assiste ad un balletto. Il Pd non ha il "coraggio" di avanzare formalmente la candidaduta di Abbattista, largamente non condivisa, anche perchè la ritiene sostanzialmente debole. SEL è bloccato sulla questione Minervini. L'UDC ha sbandierato ai quattro venti che vuole le primarie ma non avanza ancora alcuna candidatura. Rifondazione Comunista, come sempre settaria ed elitaria, ha già detto che non si "sporca le mani" e vanno da sola. IDV ha già dato. Poi ci sono dei "sussulti" in giro, compresi quelli che avvertiamo frequentando il sito di Quindici. Nulla, solo "sussulti". Qualcuno aspetta ancora il cavaliere bianco (o rosso) e, nel frattempo, il tempo passa. Lo stallo, a mio personalissimo avviso è generato dal fatto che nessuna forza politica, nessun "sussulto", ha chiara la direzione di marcia da imprimere alla nostra Comunità. Nessuna proposta, nessuna. E' evidente che in questa situazione TUTTI (compresi i sussulti) si sentono autirizzati a proporsi come futuro gruppo dirigente. E quindi subentra lo stallo. Difficile mettersi d'accordo du una candidatura (o due o tre, e andare alle primarie) se non si decide il che fare. Diventa un referendum sulla persona, a prescindere. Torno a capo. Visto che i Partiti sono bloccati, almeno i "sussulti", assumano l'iniziativa: 3-4 cose da fare e via.



Concordo con mingo: con la politica dei “ma anche” non si va da nessuna parte. Ma non è certo colpa di chi ha scritto l'articolo che da un lato ha criticato il centrosinistra per il suo languire e il suo annodarsi nei massimi sistemi pitagorici, dall'altro ha lanciato delle proposte. Perché se si critica, bisogna proporre…naturalmente le opinioni sono condivisibili o meno. Credo che il buon Marcello sia uno dei pochi a mantenersi lucido in questa palude in cui ci sguazza di tutto. È vero: tutti i movimenti che stanno nascendo sembrano dei funghi cavati dal cilindro col cavatappi: penso a “Molfetta viva”, che fa capo ad Ancona e Mezzina (che fino a un anno fa boccheggiava al sole con Azzollini e ora pretende di schierarsi contro), a cui hanno aderito non solo l'ex Sel Siragusa (qui c'è da capire dove vuole arrivare, visti rapporti non sospetti con alcuni sodali di centrodestra), ma anche il Giancaspro, consigliere di maggioranza e (ex?) presidente della commissione urbanistica (ma ora bisogna vedere dove si pone e come si dispone). Penso alla Lista Emiliano che sembra essere approdata con la stella cometa a Molfetta, portata da san giuseppe e partorita dalla madonna, i cui unici esponenti conosciuti sono l'Altomare e il de Gioia (compaiono solo loro, egli altri?). Si sa di altre liste in formazione o già costituite, che si nascondono ancora nell'ombra. Per non parlare della famosa Lista Quindici, non di Quindici, ma solo col suo nome, a quanto si sa in giro: sentite a me, redazione di Quindici, continuate nella vostra opera di informazione che sapete fare tanto bene, mantenendo sempre la stessa rotta ed evitando il dannoso “canto delle sirene”, che da leggiadro può tramutarsi in quello di una autoambulanza mediatica (vi consiglio di legare Ulisse all'albero maestro). Oggi siete più utili alla città in questa forma e non da politici: bastano quelli che già ci sono e che, vi sono sincero, sono tutti da rottamare allo scasso. Detto questo…il resto è davvero noia!

MOLFETTA LIBERA - CERCASI CANDIDATO PARACULO DELLA PARTITOCRAZIA - Tutti "a caccia" del cosiddetto "nome vincente", partiti politici, movimenti, vecchi o meno vecchi capi partito, da presentare poi ai cittadini. Nessuno, allo stato, ha avuto il coraggio di proporsi, di dire ai cittadini: "io voglio, io mi sento in grado, io posso"... non solo governare, ma "mettermi al vostro servizio". La politica signori, la vera politica è un servizio, una missione, un sacrificio. Non onori, non gloria, ma patimenti, sofferenze... Ma per che cosa? Per il bene comune, di tutti, nessuno escluso, anche di quelli che non ti votano, perché dopo il voto, dopo la scelta democratica, conta e deve contare una sola cosa: l'interesse della città e di tutti i suoi cittadini di qualsiasi tendenza politica ad essere bene amministrati. Si riuniscano, discutano di formule e di candidati, come si può discutere AL BAR DELLO SPORT, dello schema di gioco o del miglior attaccante da schierare in campo per vincere la partita di calcio contro la squadra avversaria. Ma non è così che dovrebbe essere. La città non è un campo di calcio, alla fine del campionato, non si vince la coppa, ma la sofferenza, se uno vuole veramente governare, l'enorme complessità di una città come Molfetta. Non sia mai più uno a comandare su tutti, ma tutti a sentirsi rappresentati da uno e più cittadini che si devono mettere al servizio della comunità tutta. Un regime, quello dell'uomo solo al comando va abbattuto prima ancora dell'uomo stesso. E va rimosso dalla testa dei molfettesi, anche con linguaggio duro e brutale, ma "popolano". Qui i "dottori sottili", non servono! la stagione che viviamo è di quelle che richiedono "slancio rivoluzionario", nell'alveo democratico però. E il governo dell'uomo solo si sconfigge solo con il governo di molti, nei quali tutti, devono sentirsi rappresentati. Proponetevi, giovani, abbiate coraggio! "Armatevi" delle vostre idee, attaccate "il male oscuro" del conformismo imperante che sta asfissiando questa città. Quello che conta non è l'affermazione di uno o dell'altro, ma la vittoria della democrazia e della libertà che quell'uno o quegli altri devono dimostrare da subito di amare, presentandosi ai cittadini, prima ancora che a qualche capo di partito, per farsi "battezzare" nelle segrete e oscure stanze. L'acqua di quel battesimo, però non sarà mai limpida.


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