Successo di “Addolorata”, spettacolo del Collettivo teatrale Dino La Rocca
Lo spettacolo teatrale “Addolorata” è una storia amara quella di una vedova, che ha perduto il suo unico figlio il marinaio Minguccio morto in una sciagura del mare e ora attende invano il suo ritorno perché crede che possa essere ancora in vita, in qualche Paese lontano, perché il suo corpo non è stato mai ritrovato. E l’amore di madre, il suo dolore riesce ad essere un po’ più sopportabile con l’idea che il figlio un giorno possa tornare. Addolorata (magistralmente interpretata da Isa Sgherza) che porta quel nome triste, perché nacque il giorno in cui viene portata in processione la Madonna a Molfetta, si paragona anche alla Pietà col figlio Gesù morto in grembo e nel suo struggente dolore, chiede alla Madre di Dio di poter riavere almeno il corpo di Minguccio per collocarlo in una tomba, sulla quale versare le sue ultime lacrime. E così, lei che porta il nome della Madonna, vede vacillare la sua fede per questo desiderio non esaudito. A questa donna se ne contrappone un’altra, Maddalena (un’intensa Mariella Facchini), anch’essa legata a Domenico da un amore interrotto dalla tragedia. E la donna reagisce in modo diverso prostituendosi, offrendo a tutti quel corpo che, dopo la morte dell’amato, non sente più di appartenerle. Due donne legate nello stesso dolore, ma distanti per la diffidenza di Addolorata che non ha mai saputo del legame di Maddalena con suo figlio. A sconvolgere i loro giorni, dopo 10 anni, arriva un misterioso sconosciuto (Giovanni Saltarelli) che si dichiara amico di Minguccio e latore di un messaggio dello stesso a sua madre. In realtà si tratta della stessa anima del marinaio venuto a prendere sua madre per portarla con sé in cielo. Una classica storia di amore e morte raccontata dallo scrittore Orazio Panunzio e messa in scena da Collettivo di Teatro Popolare “Dino La Rocca” per la regia di Giorgio Latino durante la Settimana Santa molfettese. Attorno alle due donne ruotano altri personaggi minori, ma non per questo efficaci: il nipote di Addolorata, Giovanni (Franco Lo Basso, presidente del Collettivo), Isabella (Mena Pischettola) e Giacomino (Michele Ruggiero) vicini di casa, Rè Zirre (Nicolò Lucivero) e Cape de Cartone (Fabio Ragno) giovani e chiassosi clienti di Maddalena. E’ una storia di pietà popolare, ma anche un inno alla vita che lo stesso Panunzio descrive nel suo libro: “La vita del resto può apparirci concreta o astratta, credibile o incredibile, come un sogno. Dipende soltanto da noi”. Il Collettivo è riuscito a produrre uno spettacolo coinvolgente e appassionato, riuscendo a creare anche un certo pathos, reso ancora più intenso dal linguaggio popolare, quel vernacolo, una lingua della gente della città vecchia, che in alcune colorite espressioni, rende in modo più efficace il senso del dramma delle due donne. Accanto agli attori vanno ricordati coloro che si muovono dietro le quinte del Collettivo: il tecnico delle luci e della fonia Angelo Di Fidio, gli scenografi Michele Farinola, Antonio Ragno ; Donato DE Bari e Marta Visaggio, mentre la fotografia è curata da “Valentina”.