MOLFETTA – "Prospettive e sviluppo del commercio urbano in relazione al progetto di riqualificazione del quadrilatero commerciale" è il titolo della manifestazione, organizzata da Molfetta Shopping, che ci sarà domani alle 10 nella sala Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico a Molfetta.
Un approfondimento dal punto di vista economico sulle basi del progetto di riqualificazione di Corso Umberto di Molfetta, voluto dall’amministrazione comunale e studiato dai suoi tecnici.
All’incontro, che illustrerà le novità della nuova veste della zona centrale con l’eliminazione dei marciapiedi e degli oleandri del corso, ottenendo così una superficie senza dislivelli, un ‘parquet’ innovativo, parteciperanno oltre al sindaco, ai progettisti e alle varie autorità comunali, e non, anche tutti i commercianti, gli operatori e le associazioni presenti sul territorio.
Inoltre saranno presentate la modifica del disegno delle chianche e delle aiuole agli incroci.
Invito esteso dunque anche per sentire l’opinione della gente e prendere successivamente decisioni che non tengano conto dell’opinione di chi frequenterà e vivrà quotidianamente il quadrilatero centrale della città?
Non si sa se ci sarà la possibilità, durante l’incontro, di poter dibattere liberamente. Al momento c’è solo la sicurezza che il progetto deve ancora superare più step per diventare esecutivo.
Molti, anzi troppi, i dissensi della cittadinanza sulle modalità di rifacimento strutturale ed estetico per i disagi previsti, e irrisolti, a cui non ancora si è avuta risposta.
L’area, di 150 metri quadrati, è compresa tra Corso Umberto I, piazza Principe di Napoli, Corso Margherita di Savoia, via Vittorio Emanuele, via Baccarini, via de Luca, via XX settembre e via Bari.
Ci aspetterebbe però, visto il numero e le motivazioni delle proteste, che Comune e progettisti non stiano solo a sentire, lasciandosi scivolare addosso ogni parola, mostrando quella sensibilità verso i cittadini, indispensabile per un buon governo.
-Numeri e comitati e motivazioni principali del dissenso:
Ai molfettesi non piace l’idea di smantellare l’aspetto architettonico ed estetico di una zona che per tradizione sentono propria così com’è e che quindi non vogliono vedere trasformata in un ennesimo esempio di architettura futurista a cielo aperto.
A ciò si aggiunge inoltre uno studio non funzionale ed efficiente, di deviazione o incanalamento dell’acqua, che salvi le persone dai ‘fiumi in piena’ che si riversano nel corso in caso di pioggia.
E questa volta la mobilitazione può contare su migliaia di cittadini tra gruppi organizzati su Facebook, (‘Non massacrate Corso Umberto’), Legambiente, Arci, Fabbrica di Nichi, vari comitati, e tantissimi singoli cittadini che pensano che il cambiamento sia solo un inutile dispendio di denaro e che hanno firmato una petizione da presentare al Comune.
Movimenti che sono in contatto tra loro per unire le forze e far valere le proprie ragioni e che criticano, a ragion veduta, anche gli aspetti tecnici della metodologia progettuale usata.
Le città cambiano sempre più spesso seguendo correnti di pensiero ‘architettonico’ che raramente sposano, migliorando l’aspetto e la bellezza preesistente, creando disarmonia e facendo scomparire, invece di valorizzarlo, il patrimonio storico con ristrutturazioni che cancellano il vissuto, l’anima di luoghi in qualche modo appartenenti alla popolazione.
Una lotta, tra amministrazione e parte della cittadinanza molfettese, che contesta anche il previsto futuro rilancio economico della zona, dopo l’operazione di restyling, proponendo modalità diverse, meno distruttive, per aumentare l’accesso e quindi la vita commerciale di uno dei posti più vissuti di Molfetta.
Una vera e propria divisione proprio come il muro che la nuova zona andrebbe a costituire tra la parte ‘in’ della città e quella ‘out’; federalismo comunale?
Il compromesso, se razionale e non condizionato da interessi personali, è la via più percorribile…anche se forse è arrivato il momento che i cittadini, almeno chi si sente ancora tale, si prendano le proprie responsabilità portando a termine le loro battaglie dato che sempre più spesso chi governa ha dimenticato perché si trova in quel posto oppure lo sa fin troppo bene.
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