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Ricordata a Molfetta la prof.ssa Elena Germano Finocchiaro
15 ottobre 2018

Attraversare decenni e rimanere sempre coerenti. Vivere i cambiamenti e parteciparvi con entusiasmo, con gioia, con voglia di vivere, senza arrendersi. Attraversare gli anni ed esserne attraversata; perché la città, la politica, l’associazionismo si sono nutriti degli anni di Elena. Non è stata una mia docente, non posso affermare di averla conosciuta, mentirei se dichiarassi di esserle stata vicina, di aver letto di lei, della sua vita. Elena Germano era per me la moglie e poi la vedova di Beniamino Finocchiaro. Un uomo di tale spessore non poteva che avere accanto una donna “speciale”, sicuramente colta, aperta, moderna e con valori e principi sani, antichi. La mia curiosità è sorta all’indomani della sua dipartita, quando rappresentanti della politica, della cultura, cittadini e non, hanno voluto testimoniare con un ricordo, il rispetto ed il dolore per questa perdita ed ho cominciato a chiedere, ad ascoltare e la mia curiosità aumentava man mano che conoscevo i numerosi aspetti della sua poliedrica personalità, tanto da voler approfondire questa conoscenza con persone a lei molto vicine. Sentimenti di ammirazione e riconoscenza comune, pertanto, quelli dei cittadini che hanno partecipato all’omaggio della città di Molfetta presso la Fabbrica di San Domenico. Sara Allegretta, assessore alla cultura, ha ricordato gli anni di militanza politica: nel 1949 Consigliere Comunale, nel 1950 assessore al Personale, docente di Cultura e Arte al Liceo Classico cittadino. Ha ricordato, inoltre, come, all’indomani dell’elezione di Tommaso Minervini a sindaco di Molfetta, la professoressa Germano abbia voluto conoscerla. Durante un incontro, molto informale, le due donne hanno parlato di Rosaria Scardigno, cittadina illustre e grande amica di Elena Germano. Il sindaco Tommaso Minervini ammette che non si può sfuggire al proprio destino e la perdita della professoressa Germano Finocchiaro rappresenta quel Novecento molfettese che sta scomparendo, un raccolto che non sarà mai più cosi abbondante. Elena, ha proseguito il sindaco, figlia dell’illustre clinico Edoardo Germano, moglie di Beniamino, era una donna strutturata, forte, ma che non si contrappose; una donna che si è battuta per i diritti civili e che ha conservato sempre una forte autonomia di giudizio: un esempio per le nuove generazioni anche per le numerose iniziative di beneficienza che ha assunto ininterrottamente nella sua vita adulta. A soli nove anni Arturo Finocchiaro fu paggetto alle nozze di Elena e Beniamino. Considerato da Elena il fratello che non aveva avuto, Arturo ricorda i primi anni del matrimonio, anni non facili per due sposi molto giovani conosciutisi all’Università “La Sapienza”; anni di “precariato”, antesignani anche in questo, anni difficili, fino al 1963, quando Beniamino fu eletto deputato alla Camera. Ma gli anni difficili furono per Elena, soprattutto quelli successivi alla morte di suo marito, nel 2003. Cercò, trovandolo, conforto in Arturo, lei, donna orgogliosa e forte, improvvisamente sola, a gestire un’assenza così ingombrante. Tommaso Minervini, per espressa volontà della signora Elena, nominato Presidente dell’Associazione “Elena e Beniamino Finocchiaro, ricorda che ad Elena, educata in collegio, fu impartito, dal padre, l’insegnamento di vivere la vita modestamente, insegnamento che ispirò anche la sua vita lavorativa, come ricordato dalla prof.ssa Ottavia Sgherza, sua collega al Liceo Classico. “Elena adottò un nuovo modo di presentare le opere d’arte per cogliere la loro anima. I suoi insegnamenti sfociavano in lezioni di etica che venivano trasmesse ai giovani”. Ed è proprio di mons. Luigi de Palma, il ricordo più appassionato di un suo ex alunno: “La professoressa era una variopinta miniatura, meritevole di essere osservata. Trentasei anni fa partecipò alla mia ordinazione sacerdotale. Prima di venire a mancare, pur dichiarando di non volere funerali religiosi, richiese espressamente la mia presenza e quella di don Felice Di Molfetta. Non solo attivista per lotte civili, ma anche per il riconoscimento della professionalità dei docenti di Storia dell’Arte, come ricordato dalla prof.ssa Tonia Abbattista. Elena Germano fu, infatti, referente regionale dell’A.N.I.S.A. (Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte), suoi i primi studi sul rapporto tra scuola, museo e territorio. Il contributo artistico di Corrado La Grasta ha permesso di ricordare il legame tra il padre di Elena, Edoardo e Gaetano Salvemini. Il professore si trovava a Messina ove insegnava Storia Contemporanea all’Università, quando nel 1908 perde, a causa del devastante terremoto, tutta la sua famiglia, la moglie, i cinque figli e sua sorella. Anche Edoardo Germano era a Messina in veste di soccorritore. Nel 1950 Elena e Beniamino Finocchiaro incontrarono Gaetano Salvemini a Sorrento. Elena fu accolta dalla cordialità sorridente di Salvemini. Suo marito Beniamino disse a Salvemini della paternità della moglie. Lo statista ricordò la solidarietà dell’illustre concittadino in quei giorni di delirante e vana ricerca della propria famiglia. “Io unica figlia di Edoardo, mi chiamo Elena, come sua figlia. Per questo mi chiamo Elena, per lei”. Già consigliere comunale del P.C.I., Marta Palombella ha ricordato l’esperienza politica di una donna che è stata la prima figura femminile della politica a Molfetta; ad essa, fortunatamente, ne sono seguite altre. Il ricordo della donna e della sua passione politica è stato ripreso anche da Angela Amato, ex assessore della giunta di centrosinistra di Paola Natalicchio, che ha ricordato quanto preziosi siano stati i consigli della signora Elena che, in modo discreto, è sempre stata accanto al marito Beniamino nella sua lunga militanza politica all’interno del P.S.I. Il ricordo della signora Elena, come Presidente dell’Università della Terza età, da lei fortemente voluta, è stato portato dalla professoressa e sua amica Eccelsa Spaccavento che ha rivelato ai presenti un episodio poco noto. Elena Germano ha evitato la demolizione di Palazzo Giovene, con una battaglia diretta e personale, che ha salvato uno dei beni architettonici di maggior valore della nostra città. E non ci sono parole più belle per esprimerle gratitudine di quelle dedicate a lei da Beniamino: “A Elena che ha condiviso con discrezione ed umiltà gli anni facili, e con coraggio, sostegno e dedizione gli anni difficili”. © Riproduzione riservata

Autore: Beatrice Trogu
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