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Resiste l'eterno sport cittadino: il pettegolezzo da bar dei trombati della vecchia politica
15 dicembre 2014

Un riflesso delle Primarie del centrosinistra a Molfetta si è avuto nei social network e soprattutto nei bar della città e nelle passeggiate a Corso Umberto, dove si esprimono ancora i frustrati (e trombati) della vecchia politica (la “vecchia Molfetta”, come la chiama il sindaco) con chiacchiere e pettegolezzi autoreferenziali per accreditare anche quello che non c’è più. A parole sono per i giovani, nei fatti vorrebbero contare solo loro. Le solite prefiche stagionate che non si rassegnano al passare degli anni e che ritengono di essere le uniche a sapere di politica e di amministrazione, mentre gli altri sono tutti incapaci e dilettanti, hanno messo in giro l’ennesimo pettegolezzo secondo il quale il sindaco Paola Natalicchio, dopo la sconfitta di Guglielmo Minervini nelle primarie era già sul punto di dimettersi, prima che il “grande centro” (quale?), come al solito operasse l’ennesimo tradimento, per far crollare tutto e riportare l’orologio indietro, con nuove elezioni e il ritorno dei soliti affaristi. La lobby dei costruttori, vero cancro di questa città, quei palazzinari che hanno condizionato la politica, impedendo lo sviluppo, in questi decenni, essendo stati messi ai margini, cercano il riscatto, insieme a servi di Azzollini e mercenari disturbati mentalmente, che sono passati sul fronte opposto, quello della destra, in cambio di un piatto di lenticchie ed ora devono latrare alla luna, per dimostrare la fedeltà al nuovo padrone, che gli passa l’osso da spolpare. Quali interessi si nascondono dietro questi giochi domenicali al bar? A tutti ha risposto lo stesso sindaco Paola Natalicchio: «Sorridi alla vecchia Molfetta: il nuovo slogan della campagna elettorale permanente in corso potrebbe essere questo. La voce che hanno messo in giro adesso è semplice quanto falsa in ogni virgola. “Il sindaco sta per dimettersi. Sta aspettando le primarie, poi ha già scritto una lettera di dimissioni e la darà in mano a Guglielmo Minervini domenica sera. Se ne va perché ha vinto un concorso alla Rai. E’ questione di giorni. Ame scì a votà, apprparimmn”. La prima volta me lo hanno chiesto gli imprenditori. La seconda i commercianti. La terza una signora anziana, in dialetto: “E inzomm, t n vè. T’am votat e t n vè alla Rai”. All’inizio, davvero, ho preso a ridere. Ma quando ieri, davanti al liceo, me lo ha chiesto una ragazza di 17 anni, con gli occhi delusi, la voce incazzata e dicendomi: “Sindaco, non è giusto, avevamo creduto in lei e lei va alla Rai”. Bè, allora basta. Insorgo. Insorgo perché la balla è grossa e qualcuno la usa. Lo fa ancora. A poche ore dalle primarie. Fabbrica menzogne e le mette in circolo. Ripete bugie, trasformandole in verità. Per scalfire l’autorevolezza di questa esperienza, trasmettere insicurezza e dire che io prima o poi me ne vado. E tornano “gli esperti”. Ci pensano loro a noi. Lasciatemelo dire con chiarezza e grande semplicità: non è vero. Non ho nemmeno partecipato al concorsone della Rai. Difficile, quindi, che io possa averlo vinto. Non ho partecipato non perché anche io, come tanti precari della vita della mia età, non ambisca a un lavoro a tempo indeterminato. Ma perché ho preso un impegno con la città. Che mi ha votato e me lo ha consegnato democraticamente. E sono felice e fiera di lavorare per questa città. E abbiamo così tante cose da fare da qui al 2018. E resto al mio posto per la nostra città e per fare le cose. Tutto il giorno, tutti i giorni. Sia chiaro, lo dico con umiltà. Qualcosa la sto facendo bene, qualcosa posso farla meglio, qualcosa la devo fare ancora. Provo a migliorare ogni giorno e a costruire un percorso dove ci sia spazio per tutti quelli che vogliono metterci la testa e le mani. Ma c’è una verità semplice: sono tornata e non me ne frega niente della Rai. Facevo la giornalista e la scrittrice ma adesso faccio altro. E sono qui soprattutto per i ragazzi che mi ripetono: forza sindaco, vai avanti. E se smentisco questa cazzata è perché è arrivata fino a loro. Non ci vado alla Rai, ragazzi. Resto qui a scavare la terra e piantare il futuro con le mani. Buona giornata, però, anche a chi ha tempo da perdere e nient’altro da dire».

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