Referendum trivelle, a Molfetta ha votato solo il 32,36% degli elettori: non c'è il quorum. Prevale il SI con l'89,2%. Il sindaco Natalicchio: delude la città regina della pesca e del mare
MOLFETTA – Chiusi alle 23 i seggi per il referendum anche a Molfetta: il totale dei votanti è stato di 15.900 elettori pari al 32,36% dei voti. Gli uomini che hanno votato sono stati 7.828 (33,23%), le donne invece 8.072 (31,55%). Schede bianche 76, nulle 61. I SI sono stati l'89,2% (14.067 voti), mentre i NO si sono fermati al 10,8% (1.701 voti).
Al referendum del 12 giugno 2011 alle ore 22 la percentuale era stata del 33,30%, mentre lunedì il conteggio finale arrivava al 50,04%. In pratica, con queste percentuali il referendum è nullo perché non è stato raggiunto il quorum del 50 più uno degli elettori.
A livello nazionale il risultato è stato del 31,19% (15.806.788 elettori), i SI sono stati l'85,84% (13.334.762 voti), i NO 14,16%.
In Puglia la percentuale è stata alta: 41,7%, i SI sono stati il 95,1%, mentre i NO solo il 4,9%.
Amaro il commento del sindaco di Molfetta Paola Natalicchio: «Non mi piacciono i giri di parole. Non mi piace la mistificazione della realtà. Non mi piace usare il fondotinta della propaganda per coprire l'evidenza di come sono andate le cose. Abbiamo perso il referendum, come da copione, anzi peggio del copione. Sette italiani su dieci sono rimasti a casa. Il loro disimpegno trova l'applauso convinto del Presidente del Consiglio, le battute sguaiate di parlamentari che festeggiano dagli spalti di una classe politica che rivendica di essere riuscita a boicottare la democratica partecipazione. Niente da ridere, niente da festeggiare. Il tutto mentre Molfetta conferma una crisi elettorale che suscita amarezza.
Solo 15.900 votanti, il 32,3 percento a fronte di dati provinciali e regionali ben più alti. Peggio delle elezioni europee del 2014, che pure col 34 percento furono un segnale grave di crisi del voto d'opinione. Molfetta delude. Attaccano il mare suo e abbassa la testa. Nella città regina della pesca adriatica, del turismo "blu", della passione per le battaglie ambientali. Nella città dei marittimi, dei naviganti, dei cittadini incollati al tramonto a fissare l'orizzonte, dell'odore del sale nell'aria, del vento in faccia, del faro bianco, dei frangiflutti a largo e delle aste notturne al mercato. Orgoglio a bassa carica, nessun sussulto identitario, nessuna energia dal basso verso l'alto, nessuna spinta vera di disinteressata passione. Grazie a chi ha votato, a chi ha lavorato sodo in queste settimane, a chi ha sentito addosso il dovere di una battaglia giusta, senza indecisione. Ma peccato, peccato davvero».