Referendum costituzionale: SI' o NO, una scelta difficile. Due incontri con il giornalista Felice de Sanctis a Molfetta. Una guida per il voto di domenica
Il direttore di “Quindici” ha illustrato le ragioni di entrambi gli schieramenti sulla riforma, alle associazioni Eirène e della Terza età. Animati dibattiti
MOLFETTA - Referendum costituzionale 2016: votare Sì o No? Per gli indecisi, per chi ancora non ha espresso le sue opinioni, per chi intende astenersi , è opportuno ribadire la necessità di acquisire conoscenza del quesito referendario per l’esercizio del diritto di voto. Il concetto è stato ampiamente sottolineato durante la conferenza sul tema “Referendum una scelta difficile”, dal giornalista economico della “Gazzetta del Mezzogiorno” Felice de Sanctis (nella foto con la presidente dell'Associazione Eirène prof.ssa Lucia Sgherza), direttore della rivista mensile “Quindici” (nel numero in edicola uno speciale referendum con guida al voto) e del quotidiano “Quindici on line”, all’Università della Terza Età e all’Associazione Eirène di Molfetta.
Lo scontro tra il Sì e il No è trasversale e coinvolge tutti gli schieramenti politici e ideologici. Ovviamente il leader naturale del partito del Si è Matteo Renzi, ma a predicare le ragioni della riforma costituzionale c'è anche l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha spiegato che "le due debolezze fatali della storia repubblicana sono stati la minorità dell'esecutivo e il bicameralismo perfetto".
Contemporaneamente si sono delineati anche i comitati del No, presieduti da costituzionalisti ed esponenti delle opposizioni, i quali hanno definito la riforma costituzionale votata dalla maggioranza "l'anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo".
Molti dubbi sono stati sollevati anche in merito al nuovo rapporto tra Stato centrale e Regioni disegnato dalla nuova legge, che, secondo i costituzionalisti del No, non risolverebbe le criticità scaturite dalla riforma del 2001. Il testo della riforma Boschi introduce diverse novità, tra cui l'abolizione del bicameralismo paritario e del Cnel, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l'elezione del presidente della Repubblica e l'aumento del numero delle firme necessarie per proporre una legge di iniziativa popolare. Per questo tipo di referendum, chiamato anche confermativo o sospensivo, non è necessario il raggiungimento del quorum. Diversamente dal referendum abrogativo - come quello di aprile sulle trivellazioni, per intenderci - vincerà l'opzione (Si o No) che ha ottenuto la maggioranza dei consensi a prescindere dal numero di votanti. Per i sostenitori del Sì, tra cui troviamo non solo esponenti Pd ma anche docenti di Diritto e studiosi della Costituzione, la riforma Boschi rappresenta un salto di qualità per il sistema politico italiano e per il Suo farraginoso processo legislativo, garantendo maggiore stabilità a un Paese che ha visto 63 governi susseguirsi negli ultimi 70 anni.
La vittoria del Sì porterebbe all’addio bicameralismo con il superamento del famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo; al vantaggio che solo la Camera sarà chiamata a votare la fiducia al governo; alla diminuzione del numero dei parlamentari e all’abolizione del Cnel che produrrà notevoli risparmi; al ruolo del Senato farà da "camera di compensazione" tra governo centrale e-poteri locali, permettendo la diminuzione di casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale. Infine grazie all'introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario migliorerebbe la qualità delle democrazia.
Il fronte del NO sostiene che gli italiani dovrebbero opporsi all'approvazione del ddl Boschi-Renzi poiché si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche gli amministratori locali chiamati a comporre il nuovo Senato godrebbero dell'immunità parlamentare; inoltre anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato; la riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti; i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%;l'ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l'obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila)-per i disegni di legge di iniziativa popolare; il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum accentra il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader. Dopo l’illustrazione da parte del Dott. Felice de Sanctis delle ragioni di entrambi gli schieramenti, si sono aperti animati tra i partecipanti. Molti sono stati i dubbi che si è cercato di dirimere, molti dubbi si sono, altresì, palesati e hanno minato certezze già acquisite.
L’obiettivo, pertanto, è stato raggiunto: innescare la discussione, aprire il confronto ed il dialogo al fine di un voto consapevole che condizionerà, e questa è una certezza, la politica del nostro Paese.
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