Radiotelegrafisti, 80 molfettesi a rischio disoccupazione
MOLFETTA – 1.4.2002
“Le lobby economiche che costruiscono gli apparati satellitari rischiano di mettere sulla strada 250 famiglie italiane”. A lanciare l’allarme sono stati i sindacati dei radiotelegrafisti, una professione a rischio con l’avvento delle nuove tecnologie soprattutto satellitari che hanno mandato in pensione i vecchi sistemi di trasmissione radio tra le imbarcazioni. A Molfetta sono 80 i radiotelegrafisti che temono di restare senza lavoro, e per alcuni di loro la disoccupazione è già una realtà. Andato in pensione l’alfabeto morse, nient’altro si prospettava per i radiotelegrafisti, se non la cancellazione. Indiscriminata e “senza giusta causa”.
I sindacati, perciò, avevano chiesto al governo che provveda a riconvertire i marconisti e a ricollocarli sul mercato del lavoro. Dopo l’Sos lanciato qualche mese fa, sembra intravedersi qualche risultato all’orizzonte.
A Molfetta c’è il numero più elevato di marconisti d’Italia, che vantava anche una scuola di specializzazione, dove diplomarsi era difficilissimo e il sogno di diventare radiotelegrafisti poteva avverarsi solo per pochi.
Poi venne il satellite e cominciò lo smantellamento delle stazioni radioelettriche.
Per i marconisti non c'è mai stata una vera riconversione. Appelli, richieste formali e sollecitazioni dei radiotelegrafisti di Molfetta a poco sono serviti in questi anni. “La categoria sta morendo nell’indifferenza di tutti”, era il grido di dolore di Pantaleo Tattoli, presidente dell'associazione molfettese Ufficiali Radiotelegrafisti "G. Marconi".
A fianco dei marconisti molfettesi, anche i colleghi di altre città. “Alle nostre spalle – solidarizzava Roberto Scarmigliati, ufficiale radiotelegrafista di Civitavecchia – ci sono cinque anni di vertenza, cioè cinque anni di insabbiamento volto a non voler risolvere quanto dalla categoria richiesto per la tutela della nostra dignità”.
Nei giorni scorsi, la svolta. “Finalmente, con la mediazione del sottosegretario alla Funzione Pubblica Learco Saporito e dell’on. Amoruso – sostiene Tattoli – abbiamo discusso con i vertici delle Telecomunicazioni nazionali, il prefetto Vittorio Stelo, segretario generale, e i direttori Trosi e Ria”.
Una direttiva nazionale emessa in questi giorni prevede la conservazione delle stazioni radioelettriche a bordo delle navi varate prima del 1995 e corsi di riconversione professionale della categoria. Non è una soluzione definitiva al problema, ma rappresenta sicuramente un passo avanti verso la riconversione di una categoria di tecnici qualificati, la cui competenza e professionalità possono essere sicuramente un patrimonio anche nell’uso delle nuove tecnologie.
Massimiliano Piscitelli