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Profumo di ricerca apre il centro olfattometrico  
15 maggio 2007

Strumentazione high-tech per misurare gli odori a Molfetta. Cittadini incuriositi dalla strana attrezzatura, ma il personale universitario assicura: “Ci sono obiettivi concreti a breve e lungo termine”. Sarà presto una realtà operativa il centro olfattometrico presso Palazzo Turtur nel cuore del centro storico della città. La struttura ha trovato la sua locazione nella città dei marinai, alla luce della presenza del Dipartimento di Chimica. I finanziamenti provengono dalla Regione Puglia e dalla Provincia di Bari mentre l'immobile è stato concesso dal Comune di Molfetta. Il centro è unico nella sua specie nell'Italia meridionale e vanta una tecnologia d'ultima generazione, disponibile, a livello nazionale, solo nell'analogo laboratorio di Milano. L'olfattometro è lo strumento principale ed è collegato in rete con un computer il cui software gestisce gli input provenienti da quattro postazioni presiedute da un panel di uomini, otto in tutto, scelti (rispondendo a standard Comunitari) tra la popolazione locale. Saranno distinti in due gruppi di lavoro, che rappresenteranno gli abitanti della zona, e saranno capaci di distinguere la presenza di odore nel campione sotto analisi. Quest'ultimo sarà raccolto in sacchetti inodori di PTFE, particolare materiale plastico inodore, tramite una cappa. In futuro, inoltre, lo strumento potrà essere abilitato per verificare il livello edonico (la piacevolezza o meno) delle emissioni odorigene. Oltre alla “mera” ricerca scientifica, il centro ha obiettivi concreti a breve e lungo termine. L'Università di Bari, alla luce della provenienza dei finanziamenti, darà priorità alle esigenze pubbliche. Il traguardo è chiaro: le ricerche che saranno effettuate, non appena le selezioni del panel saranno ultimate, serviranno per tracciare le linee guida di norme che dovranno limitare l'inquinamento olfattivo. Proprio alla luce di detto scopo, l'intervento finanziario è provenuto da più livelli di potere: Regione, Provincia e Comune. Inoltre sarà data la possibilità ad aziende private, di usufruire del centro. In particolare, potranno utilizzare la strumentazione e le conoscenze scientifiche dei ricercatori dell'Università, per fini commerciali. Inoltre, sarà possibile monitorare discariche, impianti di depurazione delle acque e analoghi siti noti per le eccessive emissioni odorigene. L'inquinamento olfattivo, che non ha mai ucciso nessuno, è, tuttavia, causa di disturbi psicologici e conseguentemente fisici. Alla luce di ciò, l'Unione Europea ha posto, con la normativa EN 13725, le fondamenta per una futura legislazione che limiterà questo tipo di contaminazione e alla quale i vari Paesi comunitari dovranno provvedere. L'Italia insegue la Germania, leader nel Vecchio Continente per quanto riguarda il monitoraggio di questo tipo d'inquinamento atmosferico. L'olfattometro, prodotto nel 2007 e, naturalmente, “made in Germany”, è un importante passo in avanti per approfondire questo campo di ricerca. L'investimento è stato nell'ordine dei 90.000 euro. Oltre al prof. Paolo Bruno e il dott. Gianluigi de Gennaro, attualmente tre ragazze dell'Università lavorano nel centro di Molfetta. Presto il personale verrà ampliato con uno o due collaboratori della Facoltà, oltre alla decina di componenti del panel. Per questi ultimi, attualmente, non è previsto compenso. Tuttavia, in una visione rosea, si spera, anche alla luce di proventi che saranno ottenuti dal lavoro per privati, di poter retribuire, anche simbolicamente, i rinoanalisti (i sensori umani). Ma è bene sperare perché, sino a prova contraria, questo è il primo centro di ricerca d'élite della città.
Autore: Sergio Spezzacatena
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