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Ore piccole, colpi di scena, stabilità di facciata, rinviata la resa dei conti Diario dal Palazzo: gli ultimi consigli comunali e una maggioranza in pezzi
15 aprile 2004

Dopo sei mesi di inattività il Consiglio comunale è ritornato ad occuparsi delle questioni cittadine. Il sindaco dopo la pausa estiva aveva stilato una serie di provvedimenti da far approvare dal Consiglio entro dicembre, prima della bagarre elettorale per le provinciali. Com'era prevedibile la sua maggioranza non lo ha seguito, indaffarata a trovare nuovi equilibri tra cambi di casacca e di campo, visibilità assessorili e faccende collaterali. E quando ha affrontato cose consistenti, lo ha fatto più per esigenze esterne che per volontà. Infatti, il Regolamento del Mercato Ortofrutticolo fu approvato per permettere il trasferimento del mercato, perché la vecchia struttura rischiava la chiusura per carenze igieniche e sanitarie. Il provvedimento passò con 17 voti con l'aggiunta del consigliere Cimillo, ormai consolidata ruota di scorta del sindaco da utilizzare alla bisogna. Si è atteso poi l'inevitabile incombenza del Bilancio 2004 e per l'occasione la Giunta ha presentato una sfilza di provvedimenti per colmare il vuoto di inattività. Ma andiamo per ordine. Seduta del 25 marzo L'aula si doveva esprimere su alcuni provvedimenti funzionali al Bilancio, in particolare del Piano degli impianti pubblicitari, con l'istituzione del relativo canone di concessione. Il capogruppo di Forza Italia, Giusy de Bari, a sorpresa annunciava le perplessità del suo gruppo per un voto favorevole, perché si istituiva una nuova imposta, non in linea con gli indirizzi programmatici. Furono chiesti i canonici pochi minuti di sospensione e la maggioranza si chiuse in conclave. Pare che il sindaco seccato ed irritato abbia minacciato di sfidare in aula i dissidenti. Morale: il centrodestra si dileguava e la seduta veniva chiusa per mancanza del numero legale. Nelle successive 48 ore si trovava il modo di incollare i cocci, di rinviare la resa dei conti a dopo le elezioni provinciali e di votare nel frattempo tutti i punti in discussione con il relativo Bilancio senza emendamenti. Seduta del 27 marzo Nella successiva seduta la consegna veniva rispettata anche se con qualche imbarazzo. A spargere il sale ci pensava l'opposizione su un argomento che per contenuti di solito passa all'unanimità: approvazione di un progetto per un bando concorsuale regionale denominato “Contratto di Quartiere”. Si tratta di un piano di riqualificazione urbanistica, economica e sociale dei quartieri Centro Storico, Catacombe, e Madonna dei Martiri. L'opposizione contestava non tanto il merito, quanto il metodo utilizzato, perché il piano era stato concepito ed elaborato all'interno di una ristretta cerchia di tecnici, burocrati e assessori (un'oligarchia l'avrebbe definita un Tommaso Minervini di qualche anno fa, ndr), senza nessun coinvolgimento dei consiglieri comunali. Ma alla richiesta di un rinvio del provvedimento alla successiva seduta del 2 aprile, per permetter ai consiglieri di poter elaborare proposte ed emendamenti, la maggioranza senza fiatare rispondeva: niet. Nelle dichiarazioni di voto, tra le fila della maggioranza è stato un susseguirsi “atto di responsabilità”, “atto di fedeltà” pur con il rammarico di non essere stati coinvolti. Qualcuno tra il pubblico lanciava l'azzeccata battuta “E' un atto di dolore”. La risposta della minoranza è stata l'astensione con dichiarazioni dure. La più veemente e appassionata quella di Nino Sallustio: “Votare per senso di responsabilità un provvedimento che non si conosce, è da irresponsabili. C'è un salto di qualità in tutto ciò, con la forza dei numeri si impedisce alla minoranza di discutere, di dare il proprio contributo alla formazione degli atti amministrativi, di assolvere il proprio mandato”. Parole che colpivano. Abbiamo visto dai banchi della maggioranza smorfie di condivisione, ma in silenzio. Le ore piccole Dopo qualche ora di sospensione la seduta riprendeva con un tour de force fino alle 7 del mattino, perché il sindaco voleva per forza far approvare tutto. Si approvava e la proposta dei criteri della cessione della proprietà dei suoli su cui nei decenni passati hanno costruito le cooperative (Piano 167 del 1972 e 1983) e le aziende nella zona artigianale in diritto di superficie. In gioco ci sono possibili introiti per le casse comunali nei prossimi anni stimabili in oltre 18 milioni di euro. Su questo punto la minoranza auspicava l'utilizzo di questi introiti per il problema casa, la manutenzione del territorio e degli immobili comunali, invece di ventilate coperture di ulteriori spese di varia natura. Del Piano sugli impianti pubblicitari però si approvavano solo le prime due fasi delle quattro previste: l'istituzione del canone di concessione e le variazioni al regolamento dell'imposta sulla pubblicità, mentre le norme tecniche per la locazione degli impianti, venivano rinviate a data da destinarsi. Su questo provvedimento l'Udc del trio Amato-De Robertis-Minuto e Angione, rimarcavano un certo distinguo uscendo anzitempo dall'aula. Una defezione che pare non sarebbe piaciuta al sindaco, che avrebbe esortato gli altri partiti di maggioranza a prendere le distanze dai dissidenti e considerarli non più organici all'alleanza di governo. Pure in questo caso alla fine tutto si è ricomposto, o quasi, perché forse non per caso, la nomina dell'assessore in quota Udc, non si formalizzava. Seduta del 2 aprile Nella mattinata si dovevano affrontare le questioni relative al bilancio, ma la seduta si apriva con un colto di scena. Pino Amato annunciava la sua uscita dall'Udc e l'adesione al movimento politico “Popolari per la Puglia” fondato a sostegno del presidente della Provincia Marcello Vernola, scaricato dal centrosinistra. Anzi, circolava la voce di una probabile nomina di Pino Amato ad un assessorato provinciale nella giunta tecnica che Vernola si apprestava a varare fino alle elezioni. Questa notizia portava in secondo piano gli argomenti in discussione come il Bilancio dell'Asm che passava senza intoppi, anche se l'opposizione con le proprie osservazioni cercava ogni appiglio per tirarla alla lunga. Insomma, la maggioranza si mostrava compatta, ma una stabilità come fine non certo il mezzo per andare avanti. La resa dei conti all'esito delle elezioni, che per qualcuno saranno amare, e poi la scadenza più polposa: il rinnovo degli incarichi, tra cui Multiservizi e Revisori dei Conti. Seduta del 5 aprile Com'era prevedibile il provvedimento su Bilancio 2004 è passato senza sorprese. Come al solito, solo le opposizioni con richieste di chiarimenti e dichiarazioni di voto hanno cercato di animare la discussione, ma la maggioranza si è affidata a mere dichiarazioni di circostanza, mentre il sindaco è rimasto silente. A memoria d'uomo, forse per la prima volta nella sua carriera politica Tommaso Minervini non ha detto la sua sul bilancio. Un segno dei tempi, di come ormai il Consiglio comunale non riscuota per la nostra local governance, la considerazione del passato e che merita. Francesco del Rosso
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