Opere di Pantaleo Mezzina al Museo Diocesano
Quando un’opera diventa un’opera d’arte? Quando lancia un messaggio, un concetto, quando induce alla riflessione. E occorre che riassuma in sé i canoni classici della bellezza? Non necessariamente, ma è fondamentale che catturi l’attenzione, che si faccia ammirare per il messaggio che intende lanciare. Le opere dell’artista concittadino Pantaleo Mezzina inducono alla riflessione e si fanno ammirare per le indiscutibili doti dell’autore e dell’uomo, artista poliedrico e generoso, che rimane, nonostante successi internazionali, indissolubilmente legato alla sua città, alla quale, come un pegno d’amore, ha donato alcune sue opere, accolte dal Museo Diocesano. Durante la presentazione delle opere donate, il direttore del Museo Diocesano, Don Michele Amorosini, ha tracciato, attraverso le 22 creazioni, i tratti caratterizzanti della produzione dell’artista e le sue innegabili doti umane. Il Museo Diocesano accoglie non solo le sue opere sacre ma anche opere sicuramente spirituali poiché l’artista, attraverso l’opera, trasferisce le emozioni che scaturiscono dai sensi. Il prof. Gianni Antonio Palumbo, redattore di Quindici, sottolinea l’eccletticità e la padronanza di tutti i mezzi utilizzati per la produzione artistica da Mezzina. Egli spazia dall’acquerello ai coloro ad olio, dal disegno a penna alla tempera. Anche i soggetti della sua produzione sono variegati. Egli si cimenta in nature morte, nudi maschili e femminili, soggetti sacri, rappresentazioni di angoli caratteristici della sua città. Il suo amore per l’Arte è stato il leitmotiv di tutta la sua vita. Dopo il diploma all’istituto d’arte, insegna educazione artistica nella Scuola Pubblica per decenni, sino al 1990, anni durante i quali è stato apprezzato espositore in mostre nazionali ed internazionali. Testimonianza dell’esperienza di docente sono gli schizzi dei cappotti e dei grembiuli dei suoi alunni posati sugli attaccapanni, schizzi che narrano della vita silenziosa di oggetti appartenenti ai protagonisti di una vita, gli studenti, che deve essere ancora scritta. La ricchezza dell’esperienza di vita artistica non muta l’umanità e l’umiltà dell’uomo, ancora oggi stupito dei riconoscimenti alle sue opere; sicuramente è un patrimonio che va ad arricchire la cultura cittadina, poiché l’arte arricchisce l’animo umano, l’arte fa scattare il dubbio, la riflessione, la discussione e porta pertanto ad un dialogo costruttivo, non è fine a se stessa. Il Vescovo della Diocesi, Mons. Luigi Martella a conclusione della presentazione, ha espresso la sua viva soddisfazione per l’evento ed invitato gli artisti cittadini ad emulare il maestro Mezzina, esempio dell’esempio, a donare opere che arricchiranno il Museo Diocesano, fruibile non solo dalla cittadinanza ma polo culturale in grado di attirare visitatori stranieri, che si candida a raccogliere i “gioielli di famiglia” della nostra città. Un atto fortemente simbolico, la donazione del maestro Mezzina, perché si insegna con gli esempi oltre che con le parole, perché di cultura c’è bisogno, di cultura ci si nutre, di cultura si vive e non si sopravvive.