MOLFETTA - In merito al comunicato riportato sul sito del Comune di Molfetta relativo ai chiarimenti dei tecnici tenutesi presso la Autorità di Bacino della Regione Puglia dai tecnici incaricati dal Comune sui rischi idrogeologici nella III zona PIP del Comune di Molfetta, scrive a “Quindici” il dott. Guglielmo Facchini in qualità di portavoce dei proprietari terrieri della zona soggetta ad esproprio per far posto agli insediamenti produttivi, ed evidenzia alcune considerazioni utili alla informazione corretta che la cittadinanza deve avere a riguardo di tale faccenda.
«L’Autorità di Bacino della Regione Puglia - scrive Facchini - dopo aver dimostrato nei tavoli tecnici che non era stato da parte loro commesso alcun errore così come denunciato dal Comune ai fini di mera propaganda politica, ha chiesto ai tecnici incaricati dal Comune di Molfetta di fornire carte scientifiche valide e facenti parte delle “linee guida gold standard” che sono comunemente utilizzate dalle diverse autorità di bacino delle regioni italiane in tutta Italia, per effettuare i calcoli e poter evidenziare le zone soggette ad alta pericolosità idraulica, nelle quali non si può costruire perché si metterebbe a rischio la vita di persone e cose.
I tecnici incaricati dal Comune di Molfetta, non hanno saputo fornire carte scientifiche valide, non hanno saputo spiegare come mai le formule dei calcoli di partenza del loro lavoro erano state artefatte in modo da ottenere superfici inferiori di rischio idraulico reale, in caso di precipitazioni, non hanno saputo spiegare alcun quesito in merito alla corretta taratura di superfici dei bacini delle lame, delle precipitazioni, delle aree, e di quanto altro occorre per effettuare uno studio scientificamente riconosciuto valido per tale scopo.
Al contrario, si sono affrettati a rilasciare alla stampa, dichiarazioni prive di alcun fondamento di verità, in merito all’andamento dei lavori, recitando la parte della vittima e sostenendo l’esatto contrario ovvero che la autorità di bacino non aveva elementi scientifici!
Il sottoscritto, nella qualità di portavoce dei proprietari dei suoli oggetto di esproprio le cui aree ricadono nella cosiddetta zona per insediamenti produttivi (III PIP) del Comune di Molfetta, al fine di evitare il protrarsi delle conseguenze negative, ossia al fine di evitare che da parte della Autorità Comunale di Molfetta si perpetri ulteriormente il saccheggio e la distruzione del territorio, ed ai fini della corretta informazione della cittadinanza, comunica che ha già inoltrato denuncia querela con istanza di punizione nei confronti di chiunque verrà ritenuto responsabile dei reati che la magistratura competente del territorio riterrà di ravvisare nei fatti e nelle motivazioni che ha esposto.
Il sottoscritto inoltre sta ha avviando nello specifico, ulteriore denuncia con espressa richiesta di sequestro di tutti gli atti amministrativi ed anche di tutti gli atti presupposti e connessi, ancorché non conosciuti ed eventualmente non indicati ovunque essi siano e da chiunque detenuti, ed in ogni caso, qualsiasi altra documentazione la magistratura riterrà opportuno sottoporre a sequestro, ovvero, tutti gli atti intercorsi tra il Comune di Molfetta ed il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma , tutti gli atti intercorsi tra il Comune di Molfetta e la Autorità di Bacino della Regione Puglia, tutti gli atti intercorsi tra il Comune di Molfetta ed i suoi consulenti nominati per rappresentarlo e difenderlo, nonché tra il Comune di Molfetta e tutte le Autorità Provinciali, Regionali e Nazionali non indicate.
Corre l’obbligo di spiegare e precisare – conclude Facchini -, che il tentativo doloso di considerare le lame del Comune di Molfetta inesistenti, le quali invece sono tutelate da leggi nazionali mai abrogate, e di illegittimamente valutarle solo come morfologie del nostro territorio e quindi non soggette a regime di tutela alcuno, tentativo, che il responsabile del settore urbanistico del territorio Ing. Rocco Altomare e la amministrazione comunale tutta, pur avendo piena contezza delle leggi nazionali, con l’ausilio dei loro consulenti, vorrebbero concretizzare caparbiamente a tutti i costi in aperto oltraggio a tutte queste richiamate leggi nazionali vigenti, e per far ciò ricorrendo a mille scuse, quali ad esempio obsoleti superati studi DAU che nulla a che vedere con il calcolo del rischio idraulico, o vecchi e riesumati PRGC o vecchi mummificati e superati PUTT/P, PUE, L. R., ecc.. ecc…, documenti attempati e adattati di oltre alcuni lustri passati, nonché, appellandosi a leggiucole regionali varie, superate e illegittime sotto ogni profilo giuridico, è una velleità dolosa fallita, a cui presto tutti i responsabili, saranno chiamati a darne conto alla giustizia».