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Nuova puntata della
fiction
di An a Molfetta. Pino Amato: non me ne vado
Quindici
svela i retroscena della lettera di “riflessione” e i giochi politici nascosti
25 settembre 2007
MOLFETTA -
La politica molfettese in quest'ultimo periodo sembra ruotare tutta intorno a Pino Amato, non si sa quanto involontario protagonista della scena. In un panorama che vede il centrosinistra impegnato a sfogliare la Margherita per le Primarie del Partito Democratico con poca opposizione in consiglio comunale e ancora meno nella città e il centrodestra appiattito sul sindaco Azzollini che impone ai consiglieri della sua maggioranza le alzate di mano a comando sui vari provvedimenti che molte volte essi nemmeno conoscono, ad animare la piazza, c'è sempre il Pino "più amato" dai molfettesi, come ama definirsi. Il personaggio è un po' strano, fuori dagli schemi, ingenuo quanto "rozzo" in politica, pronto a cambiare casacca in modo più veloce del vento, annusando l'aria e la "preda" come il miglior segugio. L'ultima avventura, come ormai tutti sanno, è stata quella dell'approdo ad Alleanza nazionale, seguito da un turbinio di polemiche, dimissioni, sfracelli che hanno ridotto un partito già inesistente a livello locale per la sudditanza a Forza Italia, a una forza politica a brandelli. Infatti, le giovani promesse del partito che avevano contribuito a migliorarne l'immagine, dopo la disastrosa esperienza del commissariamento affidato all'on. Amoruso ("il biscegliese", inviso ai molfettesi che gli attribuiscono lo sfascio e l'abbandono del locale ospedale, per favorire quello della sua città, suo serbatoio elettorale), hanno esclamato a gran voce: "Noi con Pino Amato non ci stiamo" e se ne sono andati sbattendo la porta, seguiti dagli assessori Magarelli, Brattoli e dal presidente della Multiservizi, Solimini. E' così cominciata la fiction politica interpretata dallo stesso Pino Amato come protagonista, affiancato nei ruoli principali dal presidente provinciale Tommy Attanasio e da quello locale Francesco Armenio, con l'on. Amoruso benedicente dietro le quinte. I mille e più "consensi" (c'è chi, con molta esagerazione, parla di un pacchetto di duemila voti) dell'Amato locale fanno gola ai dirigenti di An, al punto da non preoccuparsi di perdere tutto il partito, come dice l'Attanasio, "cavallo vanesio": chi non accetta il diktat può anche andarsene. E così "i quattro cavalieri dell'Apocalisse" procedono senza remore per la loro strada, non si sa quanto benedetti dalla signora leccese, l'on. Poli Bortone, coordinatrice regionale. Quando poi si accorgono che i giovani e il resto del partito fanno sul serio e se ne vanno per davvero, cominciano a preoccuparsi e cercano l'escamotage, protagonista ancora una volta Pino "cavallo vincente", ex Calimero, piccolo e nero che nessuno voleva e che finalmente ha trovato casa proprio fra le casacche nere. Che t'inventa il nostro "anatroccolo"? Una lettera al presidente provinciale Attanasio, inviata per conoscenza anche alla Poli Bortone e all'Armenio, con cui ringrazia della fiducia posta nella sua persona per averlo accolto nel partito che lui dichiara di amare più di ogni altro e sostiene che "gli accadimenti successivi alla mia richiesta (di iscrizione,
ndr
) mi impongono una fase di riflessione", una frase che nel linguaggio politico, prima ancora che nella lingua italiana, vuol dire sospensione o rinuncia all'adesione immediata ad An. Una mossa strategica studiata con il "burattinaio" biscegliese, per cercare di gettare un po' di fumo negli occhi dai fuorusciti e spingerli a rientrare. E quando un cronista scopre il trucco, chiedendosi quale prezzo il partito debba pagare per questa "sceneggiata" e immaginando che il rientro dei fuorusciti debba avere come prezzo la testa del presidente locale Armenio, il Pino insorge e si sforza di spiegare meglio la sua "riflessione" che non vuol dire abbandono, anzi, significa mettere ancora più le radici (se no, che pino sarebbe,
ndr
). A riflettere, a suo parere, devono essere gli altri. Vi proponiamo questa "spiegazione", così come ci è stata inviata, perché è sintomatica della situazione: "
Nessun passo indietro, penso di essere stato chiaro per ciò che concerne quello che ho detto, mi ritengo un uomo responsabile, sempre pronto nel mettermi a disposizione del partito e di chi mi ha dato fiducia. Sono di A. N. e rimango in A.N., per senso di responsabilità ho comunicato al presidente provinciale, al presidente regionale e al presidente della sezione di molfetta una pausa di riflessione per mettere in condizione tutti di riflettere e di poter dialogare per il bene comune. Chi mi conosce, sa che per carattere non mi lascio mai condizionare da nessuno, faccio e dico sempre quello che penso. Spero di essere stato chiaro. Per quanto riguarda il presidente della sezione di A.N., l'avvocato Ciccio Armenio, i vertici provinciali e regionali si sona già espressi concedendogli fiducia per l'operazione da lui promossa
". Intanto, a latere, accadono altri scontri e tempestose riunioni. L'on. Maurizio Gasparri, referente del consolidato gruppo politico "Amoruso & C.", striglia a dovere il povero Tommy Attanasio strapazzandolo come un pulcino e gli suggerisce la lettera di "riflessione" che prontamente il presidente provinciale gira all'obbediente Armenio, il quale probabilmente la scrive anche materialmente, evitando strafalcioni grammaticali al suo Amato neo consigliere. Ma c'è un errore di date che fa capire come si tratti di tutta una messa in scena, come "
Quindici
" è in grado di dimostrare. Infatti, i consiglieri comunali di AN, Pino Amato, Rino Lanza e Lele Sgherza, in data 20 settembre, inviano una lettera al sindaco, firmata "Il gruppo consiliare" (nella foto),
in cui scrivono testualmente: "
Carissimo Antonio Ti Rinnoviamo e confermiamo la nostra fiducia riconoscendo in te la figura leader di questa coalizione, comunicandoti che l'unico abilitato a rappresentarci sul tavolo politico è il presidente del circolo territoriale di A. N. di Molfetta, l'Avv. Francesco Armenio
". Una lettera in data successiva a quella della ormai nota "riflessione" di Pino Amato, che era datata 19 settembre. E il "trucco" è scoperto. Ma questa messinscena non convince i fuorusciti che insistono: "Via Pino Amato e dimissioni di Armenio, altrimenti non torniamo". Fine della quarta puntata della fiction: "Le capriole del pino più amato dai molfettesi".
Autore:
Felice de Sanctis
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michele zanna
26 Settembre 2007 alle ore 00:00:00
"I biscegliesi" sono così fessi da annoverare due molfettesi assessori!
Rispondi
tony montana
26 Settembre 2007 alle ore 00:00:00
ah ah ah....m. vanoni,se sapessi cosa si cela dietro quelle persone che tu hai menzionato....ricorda una cosa: non è sempre oro, ciò che luccica...
Rispondi
Estro Canestro
25 Settembre 2007 alle ore 00:00:00
Rifletto sui firmatri scriventi quel documento. Dov'e' Molfetta quando si va a votare?
Rispondi
MINO VANONI
25 Settembre 2007 alle ore 00:00:00
bene Quindici, bene... Sono tante le cose da sapere e, soprattutto, il vostro è un contributo alla difesa del nostro territorio dai tradizionali attacchi provenineti dalla città limitrofa... Riflessione? Amato vada sul Monte Athos e lasci in pace la già penosa politica molfettese... Accadimenti come quello in commento non possono che portarci ad una seria riflessione (la nostra, però, legittima): molto deve cambiare da una parte e dall'altra. Sento fare gli stessi nomi da quando ero bambino. L'apertura ai giovani non è tuttavia sufficiente: occorre che questi abbiano capacità e soprattutto non siano facilmente asserviti ai poteri di sempre. Non è Sgherza quello di cui abbiamo bisogno. Persona come Sebastiano Gadaleta e Antonello Zaza, coerenti con le proprie idee, il proprio progetto politico...la propria identità!!!!!
Rispondi
NERO PENTITO
25 Settembre 2007 alle ore 00:00:00
Io non me la prendo con Amato. Questo abbiamo come politico, infatti.... basta guardare la citta'!!! Ma possibile che chi ha votato e, presumo, votera' ancora l'ineffabile consigliere, non abbia niente da dire? Auguri !!!!
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