“Non solo abitare, ma vivere”, manifestazione a Molfetta “Dal bene confiscato al bene comune”. Intervista ad Angela Paparella, presidente diocesano di Ac
MOLFETTA - Nuovo appuntamento itinerante, ieri, nell’ambito dell’appena partorita campagna sui nuovi stili di vita organizzata, come ogni anno, dal coordinamento cittadino di Molfetta dell’Azione Cattolica.
Quest’anno la campagna si chiama “Se parlasse la città”: è un forte invito a prendere in mano le redini della nostra città che ha bisogno dei suoi cittadini così come essi hanno bisogno di lei, a rivalutare il proprio comportamento etico nei riguardi di una città che scalpita per ricevere attenzioni, sguardi consapevoli, gesti che sappiano e vogliano cambiarla. “Se parlasse la città”, ci invoglia a calpestare le strade, ammirare i monumenti, vivere i colori, risanare le debolezze e riscoprire i punti di forza di una città che ci parla e lascia che ogni sua piccola parte evochi, ogni giorno, nuovi messaggi.
Il progetto per questo percorso domenicale, supportato dal presidio Libera di Molfetta, era quello di ripercorrere i beni confiscati alla criminalità presenti nella nostra città, per scrutare all’interno di essi le due facce della stessa medaglia che non possono prescindere l’una dall’altra: da una parte, luoghi di sfiguramento, arresa, ferita, che raccontano storie irripetibili di sconforto, di corruzione e di miseria; dall’altre parte, sono luoghi che rappresentano il riscatto, la vittoria, la fine di un tunnel, la ritrovata libertà.
Il pomeriggio è iniziato nella parrocchia Immacolata con un momento curato dal Coordinatore cittadino Graziano Antonio Salvemini, consistito nel racconto della vita di Vittorio Bachelet, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, assassinato dalle Brigate Rosse il 12 febbraio 1980: credeva fermamente nell’uomo e nelle sue potenzialità, nella missione dell’Azione Cattolica che ha la libertà, il diritto e il dovere di collaborare a costruire il mondo. Dopo l’invito di Papa Francesco ad essere “Chiesa in uscita”, è iniziato l’itinerario attraverso la nostra città, snodato nelle tappe di Vicolo I Sant’Alfonso, Via S.Nicola, Via Arco Catecombe e Vico I° S. Stefano, nelle quali sono state poste alcune targhe con la dicitura “Dal bene confiscato al bene comune” da rappresentanti della Pubblica Amministrazione, dei Comitati di Quartiere e dei movimenti cattolici. Il tutto, farcito da letture di Rita Borsellino, Italo Calvino e Papa Francesco: gli scritti di questi ultimi due, sono stati scelti per guidare tutta la campagna, per evidenziare e non sottovalutare quante straordinarie prospettive si possono intravedere amando la propria città.
La giornata si è conclusa con un momento finale tenutosi a Piazza Giovene con uno scritto di Giorgio La Pira: esorta ad amare la città come se fosse casa propria, a scoprirne i misteri e a custodirne le ricchezze, a riconoscersi gli uni gli altri come membri di una stessa famiglia.
Abbiamo approfittato per porgere alla Presidente Diocesana Angela Paparella (nella foto con Salvemini) alcune domande esclusive inerenti l’intera campagna di quest’anno per comprendere, in modo particolare, come la nostra Molfetta si inserisce in questo contesto e quali miglioramenti può trarre da questo percorso comunitario con le altre città della diocesi.
Presidente, perché scegliere proprio quest’anno il tema della città?
<<Le nostre campagne vogliono mettere l’accento su questioni concrete per cambiare atteggiamento verso modelli di vita scorretti che siamo portati ad assumere e che spesso differiscono largamente da come dovrebbero essere. Il tema della città, è stato scelto perché la abitiamo ma non la viviamo: necessita di essere davvero vissuta perché ci parla continuamente, ci invoglia a camminare, a visitare i suoi luoghi, a verificare che si adempia l’impegno civile. Quest’anno l’idea è quella di costruire un percorso itinerante attraverso tutte le fasce d’età per cercare di capire cosa la città ci sta dicendo. Vorremmo far capire che bisogna prendere in braccio la città, perché ha il nostro volto: tocca a noi agire!>>.
Le scorse campagne, in particolare quella dell’anno scorso, hanno portato ai risultati auspicati?
<<Il nostro intento è formativo e concreto. Sicuramente c’è maggiore presa di coscienza: essere cristiani significa vivere appieno la società civile e imparare a conoscerla come protagonisti dei temi caldi che ci interessano. Vogliamo portare avanti percorsi di cambiamento personali e collettivi, iniziare un’attività di sensibilizzazione che significhi muoversi insieme, lavorare, confrontarsi. Noto un cambiamento in atto: quando abbiamo iniziato, pochi ci venivano dietro, ora sono tutti interessati. E’ un lavoro di contagio iniziato da tempo, che con il tempo porterà i suoi frutti>>.
In che modo l’Azione Cattolica viene incontro alla nostra Molfetta, per valutare punti deboli e di forza, visto anche il delicato momento politico che stiamo vivendo?
<<L’Azione Cattolica a Molfetta ha un grande ruolo nella città civile, presente alla città e nella città. E’ una presenza importante, perché lavora per formare cristiani che siano anche cittadini critici, coscienti, consapevoli e protagonisti. Non è politica, ma impegno civile, personale e comunitario, tra la chiesa e la città>>.
© Riproduzione riservata