Molfetta, un'estate all'insegna di noia, sporcizia e inciviltà
MOLFETTA – 31.8.2005
L'argomento principe dell'estate a Molfetta non è stato il pettegolezzo, modello divorzio di Sabrina Ferilli, anche se sulle spiagge e nelle villette in campagna a Ferragosto s'è avuto modo, comunque, di dire dei tradimenti di quello e di quell'altra, di tizio visto il macchina per le stradine fuori città in compagnia di una signora non propriamente sua moglie o di caio che ha abbandonato la famiglia per una tardona. Sì, il pettegolezzo si accompagna inevitabilmente al caldo, all'estate, alla lontananza dal lavoro.
Ma la vera questione che si è imposta nelle discussioni cittadine è stata questa: “Perché nelle città vicine hanno mare e spiagge decenti e iniziative di tutti i tipi, musicali, culturali, di spettacolo, e a Molfetta è solo mortorio?”.
Domanda che giriamo ai nostri amministratori – non per la prima volta – sperando che un giorno o l'altro, magari prima della scadenza del mandato, ci svelino l'arcano.
Ma anche a coloro stessi che la fanno.
L'estate 2005, come del resto quella del 2004, 2003 e così via, andando all'indietro, è stata caratterizzata tanto dall'assenza di iniziative, quanto dalla sporcizia e dall'inciviltà. Anche in questo caso chi è responsabile del governo della città ha il dovere di assicurare la pulizia, ma i cittadini quello di tenere un comportamento corretto.
A volte sembra che non si sappia nemmeno di cosa si tratti.
Lo scorso sabato, un sabato qualunque, lungo il viale che porta alla basilica della Madonna dei Martiri, sequela di famiglie che si guadagnavano un po' d'aria. Nulla di strano, macchine parcheggiate lungo il marciapiede, sedie pieghevoli per far stare comodi gli anziani, il cane legato con il guinzaglio alla gamba delle suddette sedie, che anche lui ha diritto all'ora d'aria, panini e focacce portati da casa o acquistati da uno dei chioschi che, non si capisce se nel rispetto o no delle norme igieniche, arrostiscono salsicce lì. Tutto nella norma di un'estate nazional popolare, peccato che a passeggiare lungo il marciapiede si assistesse al susseguirsi di aiole che circondano gli alberi usate come pattumiere, ricolme di bottiglie di birra, cartoni della pizza, tegami di carta stagnola, tovaglioli di carta.
I bidoni della spazzatura ci sono, ma ignorati, molto più comodo mangiare e buttare quel che avanza davanti ai propri piedi.
Alla fine il viale sembrava una discarica, ammorbato per di più dal puzzo del carbone su cui si arroste.
È un paese civile questo?
Stessa cosa sulle spiagge. La mattina dell'11 agosto gli scogli del Gavetone, su cui si riversa una buona parte dei molfettesi che non vogliono ricorrere ai lidi privati, era chiazzata da colate di cera lasciate lì dalle candele di chi aveva deciso di passarci la notte a guardare le stelle cadenti. Pare la storia della servetta tracia e di a Talete, si guarda in alto e sporca in basso. La cera a fine agosto è ancora lì, rendendo impossibile stendere gli asciugamani. Nel frattempo si sono aggiunte cicche di sigarette, pomodori (l'amore del molfettese per la focaccia è inossidabile), gomme da masticare ed altro. Sulla stradina che costeggia la riva, come testimoniato dalla foto, anche auto parcheggiate da chi non vuol fare due passi a piedi, anche in questo caso nello sprezzo assoluto non solo dei divieti, ma anche del più elementare rispetto del senso civico.
Ed allora continuiamo pure a chiederci, in quel che resta nell'estate del 2005, perché “pure a Giovinazzo è andato Riccardo Fogli” - sentita al Lungomare – o come mai “anche i contadini di Andria hanno potuto ascoltare Anna Oxa” – raccolta alla Prima Cala e a Molfetta il nulla. A dibattere dei topi al Lungomare o in alcune zone della 167, ma non sarebbe male chiederci anche perché preferiamo buttarci la bottiglia della birra vuota fra i piedi o la cicca della sigaretta sotto il telo da mare o parcheggiare la macchina dove non si dovrebbe, pur di non camminare cento metri.
Tutte domande interessanti, forse persino più di quelle sul divorzio di Sabrina Ferilli o della lite fra nuova compagna ed ex moglie in un lido molfettese – raccolta al Gavetone – solo che, al contrario di queste, non sono mica tanto leggere ed estive, pesano come macigni sul nostro essere molfettesi, pronti a lamentarci, ma non a fare la nostra parte.
Lella Salvemini