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Molfetta, rischio idrogeologico: il Tribunale delle acque boccia il Comune. Soddisfazione di Legambiente
28 febbraio 2010

MOLFETTA - Nuova tegola in testa all’amministrazione comunale di centrodestra di Molfetta guidata dal sindaco Antonio Azzollini che si era ostinanata a non accettare l'ordinanza dell'autorità di Bacino sul rischio idrogeologico della zona Pip. Ora il Tribunale superiore delle acque pubbliche ha rigettato la richiesta di annullamento della delibera di approvazione della modifica di riperimetrazione delle aree a pericolosità idraulica.

«Il diritto dell’ente locale all’uso del territorio nella maniera più conforme ai propri intenti programmatori ed alle aspettative degli amministrati deve essere contemperato con le possibili situazioni di pericolo per la collettività e con la necessità di garantire la conservazione del territorio medesimo in condizioni di fruibilità anche per le generazioni future».
È questo il passaggio più significativo dell’ordinanza con cui il 17 febbraio il Tribunale superiore delle acque ha rigettato la richiesta avanzata dal Comune di Molfetta di sospensiva dell’efficacia del PAI. Accogliere tale richiesta avrebbe infatti significato restituire al Comune la possibilità di intervenire sulle aree interessate dal PIP 3, con il rischio di «trasformazioni anche irreversibili».
Il Comune di Molfetta aveva presentato ricorso contro la delibera dell’Autorità di bacino che sosteneva la presenza nella nuova zona Pip di insediamenti produttivi, di aree a pericolosità idraulica evidenziando “il rilevante pregiudizio al proprio diritto all’uso del territorio e alla promozione delle attività legittimamente svolte dai cittadini”, depositando anche una perizia realizzata dal prof. Enrico Larcan del Politecnico di Milano.
Il Tribunale non ha ritenuto sufficiente questa motivazione.
Il Tribunale ha inoltre rigettato la richiesta di una nuova perizia richiesta dal Comune di Molfetta e, giudicando la causa matura per la decisione, ha fissato la prossima udienza per il 26 maggio 2010.
Il procedimento, che vede il Comune di Molfetta, rappresentato dal prof. Vincenzo Caputi Jambrenghi, contro l’Autorità di Bacino della Puglia che aveva rideterminato il rischio idraulico sul territorio comunale, si avvia così verso una rapida conclusione, dopo che era entrato nel vivo con la costituzione dell’Avvocatura dello Stato, rappresentata dall’avv. Francesco Lettera a difesa dell’AdB, e l’ammissione dell’intervento ad opponendum di Legambiente onlus, tramite il Presidente nazionale Luigi Cogliati Dezza, difeso dall’avv. Rosalba Gadaleta.
Il circolo Legambiente di Molfetta, presieduto da Antonello Mastantuoni, che ha fortemente voluto questa costituzione in giudizio a dimostrazione della rilevanza che per l’Associazione, da sempre impegnata nella tutela dei vincoli idrogeologici, assume il tema della difesa del suolo, può quindi esprimere oggi grandissima soddisfazione per questa ordinanza con cui si ribadisce che la pubblica amministrazione deve, in nome dei diritti delle generazioni future, anteporre la difesa del paesaggio alle aspettative economiche di pochi.
«La fissazione dell’udienza del 26 maggio prossimo per precisazione delle conclusioni – dice Mastantuoni -, prelude ad una definizione rapida del processo, con la possibilità di mettere un punto fermo sull’uso del territorio a Molfetta, con l’auspicio che la “politica del fare” si rivolga al miglioramento delle condizioni ambientali, di sicurezza ed alla salvaguardia del paesaggio rurale, piuttosto che alla sua sistematica demolizione».
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