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Molfetta, processo all'ex assessore Amato e altri: il difensore chiede l'assoluzione. Sentenza il 24 maggio
16 maggio 2010

MOLFETTA - Sarà emessa il 24 maggio la sentenza del processo all’ex assessore annona e P.U.  del Comune di Molfetta, Pino Amato, consigliere comunale dell’Udc, e altri imputati.

Amato è accusato, insieme ad altri di alcuni reati che sarebbero stati commessi durante il suo mandato assessorile (nell’amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Tommaso Minervini), tra il gennaio 2004 e il 11 ottobre 2005: voto di scambio, abuso d’ufficio e falso ideologico.
Secondo l’accusa, il PM Giuseppe Maralfa, i presunti voti raccolti sarebbero stati utilizzati nelle elezioni amministrative del 2006 dallo stesso Amato e nelle regionali 2005 per favorire il consigliere regionale Massimo Cassano. Il Pm, nella sua requisitoria, ha chiesto per l’ex assessore anche l’interdizione dai pubblici uffici e la sospensione del diritto di voto per l’intera durata della pena.
Queste le pene chieste per gli altri imputati:  un anno e tre mesi per Vincenzo De Michele, ex dirigente comunale; sei mesi e 50 euro di multa per il broker assicurativo Gaetano Brattoli, l'ex consigliere Girolamo Scardigno e per l'ufficiale di polizia municipale Pasquale Mezzina; due anni per Giovanna Guido, rappresentante legale istituto di Vigilanza “La Securpol s.r.l.”; 2 anni e 7 mesi per Vito Pazienza, esponente di una lista civica cittadina.
Il Comune si è costituito parte civile e non è escluso che chieda un consistente risarcimento danni.
L’ultima udienza al Tribunale di Trani (foto) ha visto protagonista il difensore di Amato, l’avv. Domenico Di Terlizzi che ha chiesto l’assoluzione da tutti i reati contestati dal Pm, Giuseppe Maralfa, che aveva chiesto la condanna a 3 anni e sei mesi di reclusione e la prescrizione di quelli elettorali.
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Roma, 10 ago. (Adnkronos) – “Le intercettazioni in tanti casi sono assolutamente necessarie, ma non in tutti: ci sono tanti altri casi in cui in alternativa si puo' ricorrere ad altri strumenti investigativi, per esempio le indagini bancarie o patrimoniali; ma questi sono piu' faticosi e piu' dispendiosi”. E' quanto afferma l'ex pm di Milano Gherardo Colombo, nel corso dell'intervista a 'Otto e Mezzo' in onda su La7. Per Colombo, il vero nodo delle intercettazioni e' la questione della privacy: “Sarebbe necessario che quando le notizie acquisite con le intercettazioni non hanno rilievo con la materia sulla quale si indaga, restassero riservate. E poi – aggiunge – bisognerebbe imparare a sintetizzare i propri provvedimenti senza riportare pedissequamente i contenuti dell'intercettazione o quelle dei verbali della polizia. Queste sono cose che si possono fare”. Secondo l'ex pm, “se la privacy viene cosi' costantemente violata dipende dal quantitativo esorbitante di procedimenti che i magistrati devono affrontare: oggi per via di questi numeri e' piu' difficile discernere tra cio' che e' superfluo e cio' che e' essenziale, mentre alla mia epoca era ancora possibile. Nel 1974 c'erano strumenti diversi, le fotocopie erano pochissime e non c'era il pc con il copia e incolla”. ---> NON SERVONO LE INTERCETTAZIONE PER UN'INDAGINE SERIA SUGLI INCROCI IMMOBILIARI IN QS. CITTA'... RIPETO.... SALVO CHE NON SI VOGLIA CONTINUARE A SOSTENERE CHE IL PROBLEMA SERIO... E' LA CACCHETTA DEL CONSIGLIERE ...

1) - NON SONO INNOCENTISTA NE' COLPEVOLISTA... - Lungi dal voler suscitare pareri contrastanti tra colpevolisti o innocentisti, mi riesce difficile se non impossibile pensare che, in qs. città, il voto di scambio, sia stato implementato da una sola persona... ammesso e non concesso che di questo si tratti e, ripeto, non casco nel giochetto tra colpevolisti e innocentisti e, per un'esiziale e fondamentale ragione: a monte, nella genesi di qualsiasi procedimento, per una regola non scritta, ma dall'indubitabile importanza che vale a fugare ogni dubbio di possibile condizionamento da altri fattori che non siano quelli del convincimento obiettivo, oggettivo... l'accusa deve essere incarnata da persona fisica (perché i Giudici non sono macchine...), non appartenente alla medesima comunità dell'accusato... L'accusa deve essere incarnata da persona diversa da quella che puoi incrociare per strada, che ti può passare dinanzi al comitato elettorale, fuori dall'orario di lavoro... Insomma ci siamo capiti... e bene... Penso che siano intuibilissime le ragioni di opportunità, del perché "questo stringente incrocio territoriale", non deve mai avvenire, non deve mai verificarsi... Tutta la serietà del procedimento, della macchina giudiziaria, dell'azione penale, non ne avrebbe giovamento... E le Procure, tra l'altro, visto il vasto numero di sostituti, hanno gli strumenti, per evitare che "questi incroci “territoriali-personali", amicali o nemicali (concedetemi il neologismo), avvengano.
2) - Qui, il problema, non è provare che "tali incroci", possano avere influito in maniera positiva o negativa nel procedimento. Non è questo il vero problema. Qui è importante fugare ogni dubbio... ogni sospetto, a monte e, non a valle... perché la Giustizia, a monte, deve essere essa stessa per prima al di sopra di ogni sospetto di condizionamento a favore o contro alcun indagato sottoposto a procedimento... Mi spiego meglio: I procuratori, i giudici, non solo devono essere terzi, nei confronti di chiunque (e, non vi sono prove, fino a questo momento che non lo siano stati, mi guarderei bene dal sostenere che giudice e procuratore non siano sereni nell'accusa o nel giudizio...), ma devono essere ed apparire come tali fuori da ogni pur minimo dubbio che, per ragioni di "conterraneità", possano aver, "calcato la mano"... o “alleggerito la mano”, a seconda delle circostanza... attenzione... a favore o contro... arrivando finanche a sostenere che, in questa città, esiste solo "un mostro" (sbattuto più volte in prima pagina e, sottoposto alla c.d. intercettazione "a strascico"), che ha implementato il sistema del voto di scambio, per giunta non a favore di sé medesimo, ma di un soggetto esterno, a mo' di "vasi comunicanti". Ora, siccome in qs. comunità viviamo noi tutti, sappiamo benissimo IN CHE "””COSA””” CONSISTE VERAMENTE IL VOTO DI SCAMBIO... certamente non nella barzelletta che ci vogliono propinare... a mo' di specchietto per le allodole... Per dirla tutta... qui, non solo manca "la casa di fronte al colosseo"... ma manca forse l'essenza stessa della giustizia giusta... quella che non si esercita "ad personam"... Anche perché, noi, di qs. comunità, pur non avendo il colosseo, di "case" ne abbiamo parecchie... "interscambiate"... e ci fa specie che la procura s'attardi per tre anni sulla multa, e sull'alga... e chissà perché ...


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