Molfetta, "lavoro e relazioni industriali dopo Pomigliano", dibattito della Cgil
MOLFETTA - Il corso Umberto,altezza liceo è stato lo scenario che ha fatto da sfondo al dibattito, organizzato dal comitato a difesa della Costituzione formato da Fabbrica di Nichi, Partito democratico,Sinistra Ecologia e libertà,Arci, Camera del Lavoro C.G.I.L.- Molfetta e Rifondazione Comunista, sul tema "lavoro e relazioni industriali dopo Pomigliano".
Sono in intervenuti Beppe Filannino coordinatore della Camera del Lavoro C.G.I.L. Molfetta e Donato Stefanelli segretario regionale F.I.O.M.-C.G.I.L.
Ha suscitato la curiosità dei passanti e del pubblico presente, il fatto che, gli organizzatori indossassero maschere bianche inespressive e portassero appesi al collo cartelli con l'indicazione di aziende in crisi e dati sulla disoccupazione.
Beppe Filannino ne ha chiarito subito il senso, nella sua introduzione; l'invisibilità dei lavoratori e l'espunzione del lavoro dal dibattito politico odierno.
La legge bavaglio che limita la libertà di stampa e sancisce l'impunibilità dei potenti è stata contrastata da un forte movimento di opposizione, mentre il ricatto di Marchionne, che ha imposto ai lavoratori di scegliere tra lavoro e diritti, è passato sotto silenzio.
La questione sociale e la questione democratica devono andare di pari passo; sono due facce della stessa medaglia.
Successivamente è stato letto l'intervento di Mimmo Loffredo R.S.U.- F.I.O.M.-C.G.I.L. che non è potuto intervenire personalmente a causa della coincidenza dell'iniziativa con lo sciopero indetto dalla F.I.O.M. negli stabilimenti F.I.A.T. contro il licenziamento di alcuni rappresentanti sindacali.
Loffredo ha dato una lettura degli avvenimenti più sociologica che di carattere politico-sindacale; la globalizzazione sta mostrando il suo volto più feroce dopo l'ubriacatura neoliberista degli anni 90; in nome del profitto ad ogni costo vengono sacrificati i più elementari diritti dei lavoratori.
Stefanelli nel suo intervento ha ribadito le ragioni che hanno portato la F.I.O.M. a non firmare l'accordo proposto da Marchionne.
Innanzitutto parlare di accordo è improprio, è stato un vero e proprio aut aut imposto ai lavoratori e ai sindacati senza alcun tipo di trattativa.
Inaccettabili i termini dell'accordo: turni di lavoro massacranti, pause ridotte e messa in discussione di diritti sindacali, garantiti dalla Costituzione.
Ma la F.I.O.M. non è il sindacato che dice solo dei no; anzi ha cercato di venire incontro alle esigenze di maggior produttività invocate dalla F.I.A.T., proponendo una turnazione a diciotto turni settimanali.
"Il rifiuto della proposta mostra inequivocabilmente la finalità politico-ideologica del ricatto: il definitivo superamento del contratto collettivo nazionale, per arrivare ad una regolamentazione del rapporto di lavoro esclusivamente su base aziendale.
Questo è stato ben compreso dei lavoratori di Pomigliano; la percentuale dei no all'accordo ha infatti, raggiunto il 38%, nonostante pressioni e intimidazioni da parte della F.I.A.T. Una percentuale molto significativa, perché molto al di sopra della percentuale raccolta dalla F.I.O.M. alle ultime elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie".
Ciò nonostante nessuna acredine da parte di Stefanelli nei confronti delle organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo; L'unità sindacale rimane un degli obiettivi fondamentali della federazione dei metalmeccanici della C.G.I.L .
Negativo invece il giudizio sul ruolo assunto dal governo Berlusconi totalmente supino a Confindustria e alla F.I.A.T., incapace di mettere in campo alcun tipo di politica industriale.
Alcuni interventi dal pubblico, hanno evidenziato come quest'accordo costituisca un ulteriore tappa verso il totale smantellamento delle conquiste del movimento operaio degli anni 70.
Stefanelli ha concluso il dibattito evidenziando che la battaglia della F.I.O.M. non è solo di carattere sindacale ma è una battaglia per la democrazia e per la Costituzione nel nostro paese.
La Costituzione non può rimanere al di fuori dei cancelli delle fabbriche, degli uffici, dei call center, delle scuole, delle università, di ogni luogo in cui un cittadino è anche lavoratore.