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Molfetta, consiglio comunale straordinario: approvato all'unanimità documento contro le trivellazioni nell'Adriatico proposto da Agenda XXI Il sindaco Paola Natalicchio: “Il nostro no è unito e unanime. La proposta della compagnia petrolifera è irricevibile”
01 agosto 2014

MOLFETTA - Il messaggio arriva forte e chiaro: Molfetta si allinea al fermo no della Regione Puglia alle ricerche petrolifere e si attiva concretamente per far valere le ragioni di cittadini e associazioni al fine di salvaguardare il territorio.

E' quanto emerso dal consiglio comunale straordinario che ha approvato all'unanimità la proposta avanzata da Cosimo Sallustio, coordinatore del  Forum Agenda XXI. Il sindaco Paola Natalicchio si impegna dunque ad “attivarsi e farsi promotore, con la massima urgenza, con i sindaci dei comuni interessati dalle attività della Global Petroleum (Giovinazzo, Bari, Mola di Bari, Polignano, Mnopoli, Fasano, Ostuni, Carovigno, Brindisi, San Pietro Vernotico, Torchiarolo) per la presentazione comune delle osservazioni...e per l'individuazione di eventuali carenze normative nella documentazione presentata, anche attraverso la nomina di professionisti specifici” come stabilito dalla nota approvata.

Un atto dovuto, secondo il consigliere di Rifondazione Comunista  Gianni Porta, primo firmatario dell'ordine del giorno (al quale hanno aderito anche gli altri capigruppo di maggioranza):

“questa è una discussione che riguarda molti territori costieri e il dovere è sempre quello di salvaguardare gli ecosistemi marini, tenendo conto che la Puglia riesce già a soddisfare il proprio fabbisogno energetico e non ha bisogno di queste ulteriori iniziative che avrebbero gravi conseguenze”

la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a mare si rivelerebbero, sostiene Porta “ subito una terribile sciagura per le comunità locali che sarebbero costretti a sacrifici incredibili per vantaggi tutti da verificare. Questa decisione è sacrosanta: avviamo una collaborazione con altri sindaci del territorio al fine di prendere iniziative in modo tale sia chiaro anche a Roma che le comunità hanno il diritto di dire la loro, in un settore strategico come quello energetico”.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche le opposizioni che si sono espresse per bocca di Mariano Caputo(Molfetta Futura) e hanno sottolineato come questo tipo di “decisioni spetti alle amministrazioni locali”.

Soddisfazione è stata espressa dal Primo cittadino Paola Natalicchio:

“il mio ringraziamento non può che andare ad Agenda XXI per il suo sforzo e impegno. Alla sua sollecitazione sul caso trivellazioni, questa amministrazione non può che affiancarsi convintamente. La città di Molfetta scandisce in modo unito e unanime, il suo no all'ingerenza insita in questa richiesta della Global Petrolum Limited. Mentre altre città della costa, penso a Manfredonia e Monopoli e al largo di Brindisi dove c'è campo Aquila (una zona nella quale sono già partite le prospezioni; ndr) si sono già misurate con questa situazione, per Molfetta invece è la prima volta. “

Sulla richiesta della compagnia petrolifera, nessun dubbio:

“è irricevibile, perché questa attività viene portata avanti con sistemi devastanti che colpiscono in modo troppo pesante attività cardine del nostro sistema economico come la pesca. Non dimentichiamo, inoltre, che nel nostro specchio d'acqua ci sono 100.000 ordigni bellici. Dunque rispediamo la richiesta al mittente: questa città è No Triv. Un no che vuol dire essere a favore. A favore del nostro mare, del comparto della pesca, di un'altra via di sviluppo. Qui in città siamo tutti uniti e convinti: vogliamo adottare il PAES (Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile, un patto dei sindaci finalizzato all'energia sostenibile; ndr) e dire no a un modello di sviluppo vecchio e devastante”.

La risoluzione, votata come detto all'unanimità (on 16 sì) arriva praticamente in extremis: il 4 agosto scadono infatti, i termini per la presentazione comune delle osservazioni dei sindaci interessati alle attività della Global Petroleum. Una tempestività, quella del consiglio comunale, che non è sfuggita al suo Presidente, Nicola Piergiovanni, che ha ringraziato tutti i colleghi per l'impegno  e la responsabilità dimostrata malgrado la data di convocazione del consiglio fosse molto vacanziera e ne ha approfittato per ribadire l'appello della consigliera Annalisa Altomare in apertura di consiglio,  col quale si faceva presente della grave carenza di sangue che ha colpito il centro immunotrasfusionale della Regione”.

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Autore: Onofrio Bellifemine
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Sempre dai rapporti GAIA anni '70. - "Gli oceani subiscono l'impatto dei rifiuti dell'uomo sia per gli scarichi deliberati, sia per il dilavamento della terraferma. Almeno l'83 per cento di tutto l'inquinamento marino deriva da attività di terra. Mano a mano che l'inquinamento aumenta, un'alta percentuale di scorie viene a depositarsi nelle acque biologicamente produttive dell'estuario e delle zone costiere. Qui i veleni entrano nelle catene alimentari marine, accumulandosi nelle specie superiori. Questo processo di "bioamplificazione" è stato evidenziato negli anni '60 in Giappone dalla malattia di Minamata, un avvelenamento di metil-mercurio dovuto al consumo di tonno con alte concentrazioni di mercurio. Le vittime note, a tutto il 1975, erano state 3.500.- Pesticidi e erbicidi, poco biodegradabili, sono agenti inquinanti persistenti, il cui effetto si va accumulando attraverso le varie catene alimentari. I nitrati dei fertilizzanti provocano proliferazione delle alghe e deossigenazione dell'acqua. I sistemi fognari delle città scaricano rifiuti civili e industriali contaminati da sostanze tossiche, metalli pesanti, petrolio e nutrienti organici. E i cantieri edili riversano nei fiumi enormi quantità di sedimenti. Gran parte delle scorie industriali finiscono per essere scaricati in mare. Fra queste sostanze si trovano rifiuti alimentari biodegradabili, metalli pesanti e pesticidi. E talvolta occorre la morte di qualcuno perché si scopra. Le scorie radioattive vengono scaricate nelle acque costiere da impianti nucleari di riciclaggio, come a Sellafield (Inghilterra) e La Hague (Francia). A entrambi gli impianti sono stati imputati vari casi di malattia e di morte. I terminali petroliferi sono in generali situati lungo le coste, e spesso costruiti su preziosi stagni salmastri o presso estuari fertili. Essi ogni anno contribuiscono con circa 200 mila tonnellate di petrolio, all'inquinamento dei mari.


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