Recupero Password
Molfetta, appello dell'Ass. “Madre Terra” a Ciampi: ferma il decreto sull'ambiente
16 febbraio 2006

MOLFETTA – 16.2.2006 L'Associazione culturale molfettese “Madre Terra” (nella foto, il logo) esprime viva preoccupazione per il Decreto Legislativo di riforma della normativa ambientale licenziato dal Consiglio dei Ministri in data 10 Febbraio 2006. Grande è lo sdegno da parte di tutte le associazioni ambientaliste nazionali che hanno inviato un appello al Presidente della Repubblica Ciampi per arrestare l'iter di approvazione del Decreto succitato che appare evidentemente censurabile sotto il profilo della legittimità costituzionale. "In prima battuta va evidenziato - dice il responsabile dell'associazione, Pino de Ceglia - che il decreto si discosta da quanto previsto dalla Legge delega n. 308 del 2004 sotto il profilo procedurale, di merito, ma anche per quanto riguarda le finalità che la Legge di delega aveva previsto per il decreto. L'obiettivo della Legge delega sull'ambiente era quello di semplificare le leggi ambientali, armonizzandole con le più recenti norme comunitarie, per renderle comprensibili ed applicabili da parte degli amministratori e degli operatori economici. Esso è stato disatteso completamente. L'unica vera riforma va a vantaggio di chi guarda all'ambiente come ad un limite ed un problema da superare per lo sviluppo economico e non come ad un valore prezioso, prevedendo l'abbassamento degli standard di qualità esistenti a tutela dell'ambiente. Non si riscontra alcuna chiarezza nemmeno nella definizione del quadro istituzionale e delle competenze non solo perché si realizza una strana commistione tra concetti diversi come ad esempio ambiente e governo del territorio, ma soprattutto perché il decreto prevede una assoluta convergenza verso il Ministro dell'Ambiente, rischiando di generare situazioni di alta conflittualità, vanificando la tutela dell'ambiente, la gestione del territorio e dei servizi idrici e l'effettività della normativa. Per queste materie lo Stato doveva limitarsi alla determinazione di una disciplina uniforme lasciando poi alle Regioni anche il perseguimento delle finalità ambientali funzionalmente collegate ad esse. Il testo di decreto evidenzia invece un percorso che si discosta totalmente da questa logica, rischiando di compromettere lo spirito di “leale collaborazione” che dovrebbe caratterizzare i rapporti tra Stato ed enti locali. Su questo punto le Regioni si sono espresse più volte preannunciando la volontà di adire la Corte Costituzionale per ristabilire il rispetto delle competenze in materia di ambiente e di governo del territorio. Tra l'altro la norma è stata scritta interamente dal Ministero dell'Ambiente senza rispettare i passaggi e le consultazioni. E' noto come nonostante le indicazioni contenute nella L.308/2004, sia stato evitato il confronto nella predisposizione dei testi e non si sia minimamente tenuto conto dei soggetti indicati dalla Legge delega, né tanto mano con altri soggetti che comunque per esperienza, competenza, professionalità avrebbero potuto dare contributi preziosi sulle varie materie. Sintomatico è il fatto che non è stato rispettato neanche quanto previsto al comma 15 dell'art. 1). Infatti il Ministro dell'Ambiente e del Territorio, ogni quattro mesi dalla data di istituzione della Commissione dei Saggi, avrebbe dovuto riferire al Parlamento sullo stato dei lavori della Commissione stessa. Questo non è mai avvenuto! V'è di più: ad oggi risulta del tutto disatteso quanto previsto in merito al parere della Conferenza Unificata poiché il testo è stato licenziato dal Consiglio dei Ministri in via preliminare il 18 novembre 2005, senza che il parere fosse stato dato. Leggendo il decreto ed i suoi allegati tecnici appare evidente un attacco frontale senza precedenti ai principi del diritto ambientale ormai consolidati nel nostro ordinamento. Risultano più volte violate disposizioni Costituzionali e Comunitarie. Riguardo alla disciplina delle acque, non sembra venga attuato quanto previsto dalla direttiva comunitaria 2000/60 sia per quanto riguarda la definizione dei distretti di bacino che per le procedure di partecipazione. Per quanto riguarda le attività di bonifica, viene consentito di poter alterare mediante contaminazione lo stato dei luoghi e delle matrici ambientali, senza che questo di per sé rappresenti un obbligo di ripristino al termine delle attività in capo a chi ha causato l'inquinamento. Occorre ricordare che la maggior parte delle legislazioni che accolgono l'analisi del rischio, antepongono la scelta della decontaminazione. Questa priorità non è ravvisabile nel decreto. Questi sono solo alcuni esempi delle censure, ampliamente documentati nei vari documenti predisposti dal coordinamento delle Regioni, dalle Associazioni ambientaliste, dai Sindacati e dai vari soggetti che in questi mesi hanno tentato di fermare questo mostro normativo. Le tematiche ambientali anche per i riflessi che queste hanno sulla salute dell'uomo abbisognano di maggiore sensibilità da parte di tutti e riportando una ormai celebre frase della prof.ssa Rita Levi Montalcini: “L'ambiente è un bene prezioso per il ruolo che svolge, essenziale per la sopravvivenza della specie umana e di tutte le altre specie viventi”.
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet