Molfetta anche a Natale città vuota e spenta. Rimettere in moto la partecipazione per rianimare la comunità
MOLFETTA - Il Natale si avvicina, si iniziano a leggere i primi annunci sui futuri eventi cittadini, eppure è evidente a tutti che la città è sempre più vuota e spenta. È impossibile nasconderlo: sia dal punto di vista culturale che commerciale la città sembra stia perdendo giorno dopo giorno la sua vivacità.
Le vie dei negozi, Corso Umberto in primis, insieme a tutto il centro cittadino, sono in uno stato di forte depressione. La gente, evidentemente, preferisce recarsi nei centri commerciali, fuori dalla città, che invece sembrano godere di buona salute.
Al contempo, anche la cultura cittadina è in una fase di grande ridimensionamento. Si tratta di un fenomeno niente affatto nuovo: è da tempo che la città ha perso lo smalto culturale dei giorni migliori. Eppure, sembra che la situazione vada ulteriormente peggiorando. Alcuni potranno pensare che le due cose non siano connesse fra loro: commercio e cultura sono due cose differenti, fra loro indipendenti. Eppure, io credo che una città vivace culturalmente sia catalizzatore di relazioni sociali, attirando gente nei negozi ma anche nei luoghi di aggregazione: locali, circoli, associazioni, teatri.
Questo circuito virtuoso sembra a Molfetta essere totalmente saltato. Certo gli eventi culturali di livello non mancano. Basti pensare alla bella mostra di RobertoLusito, conclusa qualche giorno fa, oppure alle belle presentazioni di libri che si sono tenute alla libreria “Il Ghigno”, o a molti interessati eventi musicali.
Si tratta però, di eventi isolati, spesso risultato dell’impegno di singoli, al di fuori di una visione generale che investa l’identità e il futuro della città. La sfida è forse questa: provare a mettere in rete le energie culturali ed economiche cittadine, creando le condizioni perché esse possano moltiplicarsi e aggregare nuove risorse materiali e immateriali. La politica ha il compito, in questo quadro, si abilitare tale sistema: ciò non significa solo concedere risorse, ma creare dei luoghi di partecipazione che favoriscano il confronto e che possano incidere sulla creazione di politiche a livello locale.
Alcuni anni fa, fu creato a Molfetta il Forum della cultura, che prendeva le mosse da una precedente esperienza di partecipazione dal basso: l’Assessorato alla cultura partecipata. Si trattò di un’esperienza colma di limiti, che non ebbe i risultati sperati. Forse, però, alla base c’era un’idea positiva: mettere i soggetti attivi in città in condizione di poter incidere sulla programmazione dell’offerta culturale.
È da questo proposito che bisogna partire per poter costruire una cerniera, a livello locale, che colleghi istituzioni, formazioni sociali collettive e comunità. Essa dovrebbe essere aperta anche alle attività commerciali, favorendo lo scambio di idee e di risorse, in un’ottica di coprogettazione.
Il Natale si avvicina, e questa esigenza si avverte sempre più forte. Per tornare a vivere, la città ha bisogno non di prebende e di aggregazioni familistiche, ma di condivisione e di scambio di idee, anche verso l’esterno. Si è assistito negli ultimi tempi ad un forte ripiegamento identitario, che ha mortificato la vocazione della città, da sempre crocevia di culture.
La politica può incoraggiare questo processo, promuovendo la partecipazione, non come specchietto per le allodole, ma come effettiva modalità per ridare potere alle persone e rimettere al centro la comunità e il bene comune.
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Autore: Giacomo Pisani
