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Marco de Santis racconta Salvemini e le elezioni politiche del 1913
La seconda giornata delle manifestazioni salveminiane organizzate dal Movimento del Buon Governo e della Democrazia partecipata e cantieri di Sinistra. Gli interventi di Elena Germano Finocchiaro e Marino Centrone. Le lettere di Salvemini alla sorella lette da Girogio Azzollini
23 novembre 2007
MOLFETTA -
La seconda giornata delle manifestazioni salveminiane organizzate dal Movimento del Buon Governo e della Democrazia partecipata e cantieri di Sinistra e moderata da
Betta Mongelli
, ha intervallato momenti di studio ad ascolti insoliti e preziosi (nella foto, da sinistra: de Santis, Centrone, Mongelli, Germano, Azzollini). L'apertura è dedicata alla viva voce di Salvemini che nel 1941, con un inglese fluente, ma dalla pronuncia assolutamente meridionale, conversa con Henry Nicholls della radio NBC a proposito del suo legame con l'America, che in quegli anni era già diventata la sua patria adottiva. Dietro le domande incalzanti del giornalista, Salvemini con fermezza dichiara che mai avrebbe rinunciato all'amore per la madre patria e afferma che nel caso in cui l'America fosse entrata in guerra egli non avrebbe avuto esitazioni e combatterebbe contro l'Italia, conscio com'era che questa era l'unica speranza per una pace duratura. I lunghi applausi alla fine dell'ascolto lasciano, poi, spazio alla narrazione del prof.
Marco Ignazio de Santis
(illustre collaboratore di “Quindici”) che con il piglio del cronista racconta i fatti delle elezioni politiche a Molfetta del 1913, le prime a suffragio universale maschile, accompagnate dalle violenze scatenate dalle due controparti: i sostenitori di Gaetano Salvemini (contadini, pescatori e operai non specializzati soprattutto) e quelli del repubblicano Pietro Pansini, uomo di Giolitti. Il secondo intervento della serata affronta tematiche diverse:
Elena Germano Finocchiaro
racconta un inedito parallelismo tra le vite straordinarie di Salvemini e del professor Edoardo Germano, che pure aveva sostenuto Pansini nelle elezioni del 1913, ma che ritroverà la sua vita intrecciarsi con quella dello storico in più di un'occasione. Partendo dalla scoperta di una relazione autografa del medico scienziato, che illustrano le ragioni della parte politica avversa al Salvemini, si arrivano a trovare i punti comuni delle due personalità e i contatti che ebbero: Germano chiese, con una lettera, a Salvemini di elaborare una strategia comune per la realizzazione del Preventorio, centro per la cura e prevenzione della tubercolosi, essendo a conoscenza della sua battaglia per il Filippetto. Germano, però, non riceverà mai alcuna risposta a questa lettera. Elena Germano Finocchiaro incontrò, poi, Salvemini a Sorrento nel 1955, accompagnando il marito Beniamino Finocchiaro amico dello studioso; un uomo cordiale e sorridente, questo è il ricordo che regala alla sala gremita. La stessa Elena Finocchiaro ha generosamente permesso che fossero rese pubbliche le lettere scritte da Salvemini alla sorella Annetta rimasta a Molfetta e alla quale ha sempre affettuosamente provveduto; quello che emerge dalla lettura impeccabile di
Giorgio Azzollini
(nella foto),
è un Salvemini inedito: non c'è spazio per lacrimevoli sentimentalismi, ma solo per l'ironia affettuosa del rapporto con una sorella con troppe pretese. L'intervento conclusivo è quello più legato all'attualità: il prof.
Marino Centrone
dialoga sulla società della conoscenza per Salvemini che chiarisce molti punti e soprattutto richiama l'attenzione su un errore comune: Salvemini non è un positivista, anzi, non c'è posizione più antitetica al positivismo di quella del Salvemini. E da questo nasce una importante digressione sulla crisi della narrazione nella scuola, nelle università, crisi che già nel '45 Salvemini aveva individuato, e che esclude erroneamente la creatività nel sapere scientifico, creando il tanto comune vuoto nozionismo. Le parole conclusive del professor Centrone sono per il rapporto con la fede del laico Salvemini, che rivendica “un libero cammino della scienza verso la fede e non una dittatura della fede stessa”. Ultimo appuntamento con queste giornate Salveminiane questa sera all'auditorium Regina Pacis a Molfetta con lo spettacolo “Millenovecentotredici. La cantata degli ombrelli” a cura di Salvatore Marci. Ulteriori approfondimenti sulle tematiche del convegno salveminiano sul numero di dicembre di
Quindici
.
Autore:
Alessia Ragno
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Jules Bonnot
23 Novembre 2007 alle ore 00:00:00
Una bellissima serata, finalmente una iniziativa degna della storia e della cultura di questa città. Probabilmente andava organizzata in un posto più capiente, vista l'alta affluenza di pubblico. Grazie.
Rispondi
santo niente
23 Novembre 2007 alle ore 00:00:00
Si notava soprattutto la giovane età degli astanti e la rappresentazione di tutto l'arco costituzionale, dai comunisti fuoriusciti a forzaitalia del cantatore :-) buona fortuna sinistra!
Rispondi
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