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MAGDI ALLAM: l'esistenza di israele come inno alla vita di tutti
13 ottobre 2007

MOLFETTA - Un incontro che forse molti attendevano, che certamente ha portato a Molfetta uno dei personaggi più in vista nel panorama socio-editoriale italiano. Molti lo considerano come modello di musulmano moderato e di arabo perfettamente integrato nel mondo, nella cultura e nel sistema di valori propri dell'Occidente: Magdi Allam (Il Cairo, 1952), editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera, vincitore nel 2006 del premio giornalistico Dan David, è invece, per i suoi detrattori, un personaggio inverosimile che diffonde disprezzo e sospetti, riportando notizie non documentate, non verificate o deliberatamente false; per i musulmani integralisti una spina nel fianco. La presentazione del suo nuovo libro “Viva Israele”, tenutasi nell'Auditorium Regina Pacis, presso la Chiesa della Madonna della Pace, organizzata dall'ENEC (Europe-Near East Centre), ha permesso al pubblico molfettese di conoscere più da vicino lo scrittore e il giornalista, ma soprattutto di confrontarsi con le idee di un uomo che ben conosce il mondo arabo, di cui contesta e denuncia alcuni comportamenti ideologici che qui da noi sono erroneamente tollerati. Magdi Allam ha, infatti, esordito negando la realtà del velo, che le donne musulmane sono costrette ad indossare: perché il Corano non lo contempla; e lo steso ha rammentato come “durante le estati degli anni '60 nessuna donna egiziana aveva timore e riserbo nell'indossare in bikini”. La realtà è cambiata con la crisi petrolifera degli anni '70, “quando al laico panarabismo si è sostituito il fondamentalismo e l'integralismo, fino ad arrivare all'attuale terrorismo islamico”. Una degenerazione nata dalla possibilità di dare al Corano un'interpretazione personale, che negli ultimi vent'anni si è imposta con la forza: è la prescrizione del velo né è la prova tangibile. Del resto, continuando su quest'argomento, la possibilità che gli stati europei offrono alle donne musulmane di portare il velo, non è un segno di tolleranza, come potrebbe apparire; ma un incentivo dato a quell'atteggiamento estremo, corrosivo, fondamentali sta che ormai impera nei Paesi Arabi. Ma quale valore ha allora Israele? Magdi Allam ha sottolineato come il suo libro non è un elogio allo stato israeliano, ma un racconto autobiografico che si snoda lungo tutta la sua esperienza di vita e che alla fine affronta il problema della necessaria esistenza di uno Stato, che, solo territorialmente e politicamente definito, potrebbe riportare la pace in Medio Oriente. Una pace assente proprio perché gli stati arabi e le organizzazioni integraliste e terroristiche non intendono riconoscere: perché altro da sé, perché entità non musulmana, che non appartiene alla propria cultura. “La negazione del diritto alla vita di Israele è anche la negazione alla vita di un intero popolo, di una quantità ingente di uomini non musulmani”: “Viva Israele” è, perciò, un inno alla vita, un inno al ricongiungimento di due sponde che si sono allontanate reciprocamente, sviluppando un odio infondato e nocino per entrambe.
Autore: Marcello la Forgia
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