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Lo sviluppo che parte dalle piccole imprese Intervista al candidato Guglielmo Minervini
15 maggio 2015

Assessore Guglielmo Minervini, vogliamo parlare di impresa, economia e di possibili sviluppi qui a Molfetta e in particolare in Puglia? «Sì, volentieri. È un tema che mi sta particolarmente a cuore». Se facciamo riferimento allo studio SVIMEZ 2014 l’impresa e la economia al sud non ne escono bene. È così? «Dal rapporto SVIMEZ emerge che la Puglia sconta le stesse debolezze delle altre regioni del Sud ed in particolare ha sofferto molto la crisi ILVA - che ricordo essere uno dei maggiori stabilimenti produttivi d’Europa - e della meccanica, specie, fino a qualche mese fa, quella legata al settore dell’Automotive. In controtendenza registriamo notevoli passi avanti nel turismo (la Puglia è stata inserita tra le dieci “best value travel destination in the world 2014”), in alcuni settori dell’agricoltura, che crescono più della media nazionale e nella capacità di utilizzare i fondi europei: spendiamo significativamente in più rispetto al passato e rispetto alla media del Mezzogiorno; bisognerà ora aumentare l’efficacia degli interventi, concentrandoli su poche ma essenziali priorità. Anche la tendenza regionale all’esportazione è positiva, pur partendo da numeri in assoluto modesti. Queste best practices devono trovare il modo di propagarsi in altri settori e contaminare positivamente il tessuto produttivo». Qual è il motivo di tanta differenza di performance tra le regioni del Nord e quelle del Sud? «Se alla diversa struttura economico-industriale aggiungiamo una scarsa efficienza dell’apparato pubblico (che a volte rischia di essere un freno piuttosto che un facilitatore dello sviluppo economico) e i noti aspetti di legalità, che minano alle basi un sano sviluppo sociale prima che economico, il quadro è completo. L’individuazione delle differenze, però, traccia una strada chiara su dove intervenire. Nei posti chiave servono finalmente persone competenti e trasparenti. Basta con i soliti affiliati alla politica, com’è purtroppo accaduto recentemente nelle nomine del Consorzio ASI. Abbiamo competenze e professionalità che non sono mai messe in gioco perché rimangono lontane dai soliti circoli del potere che vanno finalmente smontati». Quali sono le cose urgenti da fare? «Bisogna alzare l’asticella, e non di poco, con idee ben chiare e una individuazione delle priorità, anche per le imprese del nostro territorio, nelle zone industriali di Molfetta e di Bari-Modugno. Non siamo più la Cina d’Europa e val bene la pena di puntare su piccole e medie imprese innovative e capaci di aggredire mercati internazionali. Fornire prodotti e servizi ad alto valore aggiunto consente, come nel caso della Germania, di avere imprese solide e solidali dove i collaboratori, gli operai sono valorizzati per il loro apporto e non considerati puro fattore produttivo da tenere sotto pressione. Vorremmo avere anche nel nostro Meridione le nostre piccole Google dove il capitale umano possa esprimere al meglio le sue potenzialità valorizzando gli aspetti sociali e umani. La politica degli interventi non focalizzati non ha prodotto grandi risultati. Servono interventi selettivi sulle proposte più innovative e serve un gruppo di persone altamente competenti e di specchiata onestà che gestisca i processi lontani da ogni logica clientelare e meno che trasparente. E serve convogliare il risparmio, che al Sud è ancora un valore, verso le imprese che mostrano programmi e visioni solide». Ma in concreto cosa fare? «Nell’immediato bisogna continuare la strada della defiscalizzazione del lavoro. Ma serve anche una chiara priorità nell’incentivazione dell’innovazione che non è solo di prodotto ma anche di processo, di organizzazione, sociale. E che deve riguardare tutti i settori, non solo quelli produttivi ma anche quelli del terziario e della cultura. Non è più tempo di aggiustamenti ma servono cambi di rotta sostanziali e strumenti snelli e facilmente accessibili. Innovazione è anche il superamento della microimpresa, puntando alla crescita della dimensione. Le risorse economiche, anche in un contesto di crisi profonda, ci sono. Vanno utilizzate oculatamente e con poche priorità ma ben chiare. Pensate a cosa si sarebbe potuto fare con i soldi sprecati a creare cattedrali vuote disperse sul territorio». Innovazione significa anche Università? «Certamente. Ma come dice anche il rapporto SVIMEZ le Università del Sud hanno performance scientifiche e didattiche più basse rispetto a quelle del Nord e questo si traduce in finanziamenti sempre minori a vantaggio di sedi del Nord. Anche qui la rotta va cambiata sostanzialmente per passare da un sistema di governance autoreferenziale e familistico a un sistema che premi la competenza. La rivoluzione vera sta nel considerare il numero di brevetti realizzati molto più importante del numero di pubblicazioni, senza ovviamente demonizzare quest’ultime, a condizione che siano pregnanti e autentiche. Sono certo che questo invertirebbe anche la rotta di chi oggi pensa di andare all’estero a dare il suo apporto intellettuale». Che impatto ha la situazione della legalità sulla economia e come porre rimedio? «È indubbio che l’impatto è forte e penalizzante. Ma anche qui la ricetta sta in un forte cambiamento di rotta, tanto più forte perché interviene su fattori culturali. La legalità non può essere demandata a un numero di operatori necessariamente limitato ma deve essere garantita da un atteggiamento diffuso. Ogni cittadino deve diventare un operatore attivo e deve esercitare una sorta di controllo sociale sui comportamenti, dai più insignificanti a quelli più impattanti, a cominciare dalle figure più esposte pubblicamente che devono essere assolutamente specchiate ed esemplari. Questo sistema abitua al pieno rispetto delle regole è la migliore assicurazione di benessere comune. Abbiamo recentemente approvato una Legge regionale per la promozione della legalità, con la quale introduciamo il criterio del rating della legalità per le imprese: vogliamo premiare le imprese più impegnate nella legalità favorendo l’accesso a tutti i finanziamenti pubblici. Un modo concreto per dimostrare che la legalità conviene. Pensate, poi, all’innovazione di non doversi andare a prostrarsi per dare un posto di lavoro ai propri figli. Il miglior investimento che possiamo fare per i nostri figli è quello di andare avanti per merito e per legalità». Come vede il futuro della Puglia? «Come vede le idee ci sono. Si tratterà di proseguire nella loro realizzazione con un lavoro tenace che dura da dieci anni».

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