BARI – 24.10.2005
Sarebbe inaccettabile la ratifica di quanto deciso dalla passata amministrazione regionale. Sui rifiuti è tempo di cambiare rotta. Si inizi, intanto, posticipando la firma dei contratti con le aziende vincitrici delle gare indette dal Presidente Fitto nel dicembre 2003. Legambiente attende una risposta dal governatore Vendola. Legambiente chiede al commissario delegato per l'emergenza ambientale in Puglia impegni precisi e, alla vigilia dell'11 compleanno dell'emergenza (novembre 2004 – novembre 2005), presenta un documento con cui esprime forte dissenso sulla politica regionale di gestione dei rifiuti condotta fino ad oggi e chiede risposte precise e scelte radicali per risolvere definitivamente il problema. “Siamo ad un passo da una nuova pericolosa emergenza – annuncia Massimiliano Piscitelli, della segreteria regionale di Legambiente - e non si può più temporeggiare: occorrono provvedimenti mirati e concordati con le amministrazioni locali prima che sia troppo tardi”. Ad oggi, infatti, molte discariche stanno per esaurirsi e anche se si optasse per la realizzazione degli impianti e degli inceneritori voluti da Fitto, occorrerebbero almeno 3 anni prima della loro entrata in funzione.
Molto da fare anche sul piano della prevenzione e della raccolta differenziata: la produzione dei rifiuti continua ad aumentare e la raccolta differenziata è ben lontana dagli obiettivi minimi fissati dal Ronchi. “Ad oggi le scelte sul fabbisogno impiantistico, sulla localizzazione e la tecnologia degli impianti sono state demandate direttamente ai privati - continua Piscitelli - la politica deve riprendersi gli spazi, pericolosamente privatizzati, per garantire l'interesse pubblico e non quello delle potenti lobby economiche”.
Bisogna gestire la fase di transizione e riprogrammare quella a regime discutendo le scelte con le comunità locali. Questa la ricetta di Legambiente. Intanto si sospendano le gare indette dal presidente Fitto, si blocchi il relativo procedimento amministrativo e si attenda l'esito dei ricorsi al Consiglio di Stato adoperandosi alla ricerca di vie d'uscita definitive che consentano una completa rivisitazione delle scelte monocratiche intraprese fin'ora.
A chi, falsificando la realtà, rassicura e smentisce circa la possibilità che siano costruiti in Puglia gli inceneritori Legambiente ribadisce che sebbene siano soltanto 2 gli inceneritori attualmente previsti (Trani e Bari), sarebbero almeno 3 i forni per i quali, su iniziativa delle stesse aziende che si sono aggiudicate la realizzazione degli impianti per la produzione di Cdr, sarebbe già stato avviato l'iter di realizzazione in procedura semplificata.
“Si produrrebbe Cdr, insomma, - precisa Massimiliano Piscitelli - da bruciare non in impianti esistenti al posto di combustibili tradizionali, ma in veri e propri inceneritori da realizzare, ancora una volta, fuori dalla programmazione e senza valutazione di impatto ambientale”.
“E' inaccettabile che anche il Comune di Bari ipotizzi di produrre Cdr da bruciare in inceneritori camuffati da centrali elettriche a fonti rinnovabili che dovrebbero sorgere nella zona industriale di Modugno – commenta Francesco Tarantini, presidente regionale di Legambiente – Sarebbe auspicabile che, come già fatto per l'eolico, la regione approvasse una moratoria per la realizzazione delle centrali termoelettriche a combustibili alternativi, spesso utilizzate come veri inceneritori dove bruciare Cdr, fino alla redazione del Piano energetico ambientale delle regione”.
Questo un estratto della lettera inviata da Legambiente al presidente della Regione, Nichi Vendola e, p.c. all'assessore all'Ambiente della Regione Puglia, prof. Michele Losappio; all'assessore alla Trasparenza e alla Cittadinanza attiva della Regione Puglia, prof. Guglielmo Minervini
Egregio Presidente,
mancano ormai pochi mesi all'undicesimo compleanno dell'Emergenza Ambientale in Puglia e purtroppo, in un decennio, davvero poco sembra essere cambiato. La Regione Puglia ha affrontato l'emergenza nel modo peggiore, con interventi spesso scoordinati tra loro, sporadici e, talvolta, finalizzati soltanto al soddisfacimento di interessi di pochi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: palesi le inadempienze per i piani in attesa di redazione e approvazione (la Regione Puglia non ha ancora approvato un piano di tutela delle acque, né un piano di gestione dei rifiuti speciali), evidenti le inadeguatezze dei piani redatti che, senza la necessaria condivisione e partecipazione della popolazione, sono stati adottati con procedure talvolta straordinarie e facendo uso dei poteri monocratici del commissario straordinario. E' con l'emergenza rifiuti, apparentemente sotto controllo, che si manifesta pienamente, a nostro avviso, l'inadeguatezza dell'operato della struttura commissariale: in questi dieci anni ogni qualvolta l'emergenza si è verificata o solo è stata minacciata di ripresentarsi all'improvviso, sono stati adottati provvedimenti che, in quanto frutto di scelte imposte in regime straordinario, sono risultati irreversibili anche quando sbagliati. L'originario “ordinario” piano di gestione dei rifiuti urbani fu emanato con le LL.RR. 17 del 1993 e 13 del 1996; successivamente, sulla scia dell'emergenza è stato modificato ed integrato dal commissario Suo predecessore con i Decreti Commissariali 41 del 2001 e 296 del 2002 senza alcuna condivisione degli enti locali e concertazione con le comunità. Il Suo mandato istituzionale ha avuto inizio in un momento assai delicato per la nostra regione, in particolare per la gestione dell'emergenza rifiuti: in un momento, cioè, in cui, per la rima volta dall'approvazione del piano di gestione dei rifiuti, si è ritornati a parlare di inceneritori. Tema scottante questo, soprattutto se, anche nelle regioni vicine, la tensione sociale è alle stelle e le comunità percepiscono forte il senso di esproprio della loro autonomia, della loro capacità di scegliere, della loro capacità di tutela e conservazione di un livello di qualità della vita dignitoso. L'apice della crisi si è raggiunto il 31 dicembre 2003, quando, allo scadere del mandato di commissario straordinario per l'emergenza ambientale in Puglia, l'ex Presidente Raffaele Fitto approvava dieci decreti con cui bandire rispettive gare per la progettazione, la realizzazione e la gestione pluriennale di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Per alcuni di questi – sei per la precisione – si trattava di impianti finalizzati alla produzione di Cdr e/o termovalorizzatori con facoltà di scelta tecnologica e localizzativa demandata esclusivamente alla ditta concorrente. La nostra associazione, portatrice di interessi diffusi e da sempre impegnata nella promozione di una corretta gestione dei rifiuti, produsse in quei giorni una serie di osservazioni delle quali è stata resa partecipe, tra gli altri, anche una delegazione della 13ª Commissione Ambiente, Territorio e Beni ambientali del Senato della Repubblica nel corso di un'audizione tenutasi presso la Prefettura di Bari l'8 ottobre 2004, alla quale l'associazione fu invitata a conferire.
Tra le osservazioni presentate in ordine al contenuto dei decreti di cui sopra vogliamo riportarLe, qui di seguito, quelle per noi più significative:
• i decreti commissariali emessi a dicembre 2003 dall'On. Raffaele Fitto hanno introdotto, di fatto, una variante al Piano regionale di gestione dei rifiuti già emanato dallo stesso Commissario in modifica di quello approvato dall'assemblea regionale con le LL.RR. 17/93 e 13/96. I bandi di gara previsti da quei decreti hanno contemplato nel fabbisogno impiantistico regionale, esplicitamente e per la prima volta, alcuni termovalorizzatori;
• la scelta sulla tipologia impiantistica da realizzare (in parte con fondi pubblici) è stata, nella sostanza, demandata ai proponenti: di fatto sono stati solo loro a decidere se e dove realizzare un impianto per la produzione di Cdr oppure un termovalorizzatore, con libera scelta della tecnologia;
• nonostante il Piano regionale stabilisca – talvolta molto precisamente - la localizzazione degli impianti, con i decreti di indizione delle citate gare, molto è risultato messo in discussione a causa della nuova previsione di inceneritori e/o impianti di Cdr: è facoltà del Commissario imporre agli enti locali (comuni e autorità di gestione) la scelta delle allocazioni degli aggiudicatari sulla scorta delle loro proposte; del resto a riguardo della localizzazione di tali impianti è stato posto unicamente il vincolo di ottenere un assenso preventivo del Comune prescelto per l'insediamento. Ma di fatto l'assenso del Comune è stato reso solo sulla scorta delle possibili convenienze economiche; alcun giudizio o minima valutazione tecnica o ambientale preventiva è stata possibile da parte delle Amministrazioni Comunali, cosicché né i cittadini né le associazioni ambientaliste né i Comuni vicini né le Autorità di Gestione, hanno potuto di fatto esprimersi;
• le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (Via) sono relegate a una fase successiva a quella di gara: questo particolare non è di poco conto, se solo si consideri il ridimensionamento cui, giocoforza, sarebbe sottoposta l'intera procedura. In altre parole, alla Via non sarà consentito altro se non di suggerire eventuali soluzioni di mitigazione degli impatti; né potranno essere valutate alternative (tecnologiche e localizzative) agli impianti progettati (alternative, pure, che la procedura di Via sarebbe tenuta ad indicare); ovviamente da escludersi ogni possibilità di tenere in conto l' 'alternativa zero'. La procedura di Via, inoltre sarà avviata ai sensi della Legge Regionale 13/2000 concernente i finanziamenti Por (a cui tali impianti in parte sono interessati) e non ai sensi della più restrittiva LR 11/2001 sulla Valutazione di Impatto Ambientale;
• non esistono garanzie rispetto alla proprietà dell'impianto al termine del periodo di gestione affidato all'azienda vincitrice della gara: il bando specifica, infatti, che al termine del periodo di gestione della azienda aggiudicataria subentri la stazione appaltante, i.e. il Commissario delegato. Ma tra quindici anni, quando cesserà il periodo di gestione e il commissariamento sarà stato sicuramente revocato, la proprietà del sito – che allora dovrà essere sottoposto ad interventi di bonifica – a chi sarà riconosciuta?
• non sono adeguatamente specificati i criteri per il dimensionamento degli impianti;
• non è indicato, né si chiede ai proponenti di indicare, le modalità, i tempi, i costi per lo smaltimento delle ceneri e delle scorie prodotte in fase di incenerimento nel caso dell'opzione impiantistica del termovalorizzatore”;
• circa l'utilizzo del Cdr prodotto dagli eventuali impianti proposti in alternativa all'inceneritore (opzione a scelta del concorrente), non è indicato, né si chiede ai proponenti di specificare esattamente come, dove e a quale costo utilizzare il combustibile. Questo ultimo aspetto è significativo per valutare l'effettiva portata dei provvedimenti da adottare nell'ambito della tanto auspicata chiusura definitiva dell'intero ciclo di gestione del rifiuto urbano. Va detto, innanzitutto, che il Cdr è classificato dalla normativa vigente come “rifiuto speciale”, ragione per la quale non è soggetto a privativa pubblica: la gestione dei rifiuti solidi urbani trasformati in Cdr, quindi, sembra sfuggire, di fatto, ad ogni pianificazione e a ogni controllo pubblico.
- Emblematico è il caso del comune di Trani per il quale è stato proposto un inceneritore da parte di un'azienda partecipante alle gare per il bacino BA1 e BA4 con il consenso dell'Amministrazione comunale e dove, la possibilità di svolgere un referendum popolare su tale scelta è stata preclusa da una sentenza del Tar di Bari su ricorso proposto dalla Amet, azienda dello stesso Comune di Trani associata alla impresa partecipante alla gara commissariale.
Ad oggi, infatti, eccetto il termovalorizzatore - privato - di Massafra, della Appia Energy direttamente collegata al quasi unico aggiudicatario per la realizzazione di impianti di Cdr di cui alle citate gare Commissariali, non esistono, in Puglia, altri forni capaci di bruciare la quantità di Cdr che si prevede di produrre. Considerato che il bando di gara ha obbligato il proponente solo a dichiarare l'impegno del produttore a non smaltire il Cdr in discarica e ad avviarlo a recupero energetico, per le cosiddette 'ecoballe', gli scenari ad oggi prevedibili (e assolutamente scongiurabili) sono i seguenti:
• le 'ecoballe' di Cdr finirebbero con l'essere stoccate negli impianti dove sono state prodotte in attesa di essere avviate al recupero energetico, generando, di fatto, una emergenza rifiuti simile a quella campana;
• le 'ecoballe' sarebbero trasferite fuori regione o all'estero (di qui, probabilmente, la proposta di bruciare in Albania il Cdr prodotto nel bacino Ba5), trasferendo i costi ambientali dello smaltimenti dei rifiuti prodotti dalla nostra economia e dal nostro stile di vita a popolazioni e ecosistemi del tutto estranei e dove, probabilmente, la normativa ambientale è del tutto inesistente o meno restrittiva di quella italiana;
• i gestori degli impianti per la produzione del Cdr, completamente al di fuori dalla pianificazione e dalla programmazione regionale in materia di gestione dei rifiuti speciali, sarebbero legittimati o, peggio, facilitati a proporre e realizzare termovalorizzatori per la combustione del Cdr.
Non possiamo sottacere la singolarissima circostanza per la quale risultano già in itinere diverse richieste di assegnazione di suolo e/o richieste di avvio delle istruttorie, da parte di aziende appartenenti al già citato gruppo industriale, quasi unico aggiudicatario degli impianti di CDR (con il serio rischio di subire un regime di monopolio) per la realizzazione, in procedura semplificata, di impianti preposti al recupero di energia da biomasse e da Cdr: tutto questo a Modugno, a Molfetta e a Manfredonia con spesso il disaccordo delle amministrazioni comunali interessate (cfr. il contenzioso Comune di Modugno/Ecoenergia e la “preoccupante” sentenza TAR Bari, in Allegato 2, in cui persino il consorzio Asi sembra essersi costituita contro gli interessi del comune). Tali impianti, in ultima analisi, altro non sono che veri e propri inceneritori, che non contemplati dalla pianificazione regionale (inesistente in materia di rifiuti speciali) prolifererebbero di fatto al di fuori di ogni controllo pubblico.
Alla luce di quanto fin qui esposto Le chiediamo, Presidente, un incontro urgente al fine di discutere le nostre seguenti proposte che auspichiamo Lei possa condividere e adottare in qualità di Presidente della Giunta Regionale prima ancora che in qualità di Commissario Delegato per l'emergenza ambientale in Puglia:
1. sospensione in autotutela, per la salvaguardia dell'interesse pubblico e della salute della comunità pugliese, di ogni attività amministrativa connessa alle procedure di gara già avviate e conseguente sospensione della stipula dei contratti/convenzioni con le aziende risultanti vincitrici di tali procedure fino all'aggiornamento del Piano di Gestione dei rifiuti urbani;
2. ridefinizione del “periodo transitorio” e “periodo a regime” di cui al Piano di Gestione dei rifiuti urbani con conseguente ridistribuzione delle risorse finanziarie Por già destinate dalla passata gestione commissariale agli impianti complessi di produzione di Cdr e/o termovalorizzatori da destinare alle iniziative impiantistiche pubbliche nel periodo transitorio e a regime;
3. definizione delle modalità per l'aggiornamento del Piano di Gestione dei rifiuti urbani ed i bacini di utenza, anche in vista dell'istituzione e dell'avvio della sesta provincia pugliese, mediante procedure che assicurino in tempi brevi la massima partecipazione e condivisione delle scelte gestionali, degli obiettivi di raccolta differenziata e della conseguente rivalutazione del fabbisogno impiantistico per la gestione integrata dei rifiuti in ciascun Ato;
4. approvazione di una moratoria da applicare a tutte le procedure avviate per la realizzazione di impianti di termovalorizzazione e recupero energetico di rifiuti speciali, Cdr e biomasse, in attesa dell'emanazione del piano energetico regionale, dell'aggiornamento del piano regionale dei rifiuti urbani e della redazione del piano regionale dei rifiuti speciali.