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Le proteste per il taglio del Pino a Molfetta. Insorgono il parroco e l’ex sindaco Natalicchio. Il Comune replica: le tubature erano a rischio. Ma le radici non si fermano col taglio
La base dell'albero tagliato
04 dicembre 2018

 MOLFETTA – Il taglio del pino all’incrocio tra via S. Rocco e via Madonna dei Martiri da parte dell’amministrazione comunale di Molfetta ha avuto una grande eco nella città e anche sui social.

Ovviamente i commenti sono tutti di disapprovazione e condanna di questa scelta scellerata alla quale anche l’amministrazione comunale ha cercato di rispondere.

Tra i primi commenti di condanna non poteva mancare quello dell’ex sindaco Paola Natalicchio, oggi consigliera comunale di Sinistra Italiana, che ha colto l’occasione del taglio dell’albero per descrivere la situazione di abbandono delle villette comunali.

«Quartiere San Domenico. Mentre risuona la grancassa sulla "rinascita" di Corso Fornari (che dista 400 metri da qui), denuncio ormai da due anni lo stato di totale abbandono in cui versano le villette di Piazzetta Giovene e Piazza Roma, luoghi di ritrovo di bambini e anziani del quartiere. Cosa costa cambiare un'altalena? La manutenzione dei giochi e dell'erba? La corretta raccolta dei rifiuti? La restituzione di dignità e vivibilità a spazi pubblici comuni in cui si svolge la vita quotidiana di tanti cittadini? Sono mesi che ricevo promesse su questi spazi. Ogni tanto passo e faccio una fotografia per Gianni Facchini e per Mariano Caputo che, anche stavolta, si affretteranno a dirmi che stanno per intervenire – scrive Paola Natalicchio -.

Intanto oggi il quartiere San Domenico è stato ferito ancora. Un albero abbattuto, simbolico per i cittadini della zona. A pochi giorni dal Natale. Perché tutto questo? Perché dove non passano i grandi interessi questa amministrazione è assente?».

Ma lo stato d’animo del quartiere è espresso efficacemente dal parroco di San Domenico don Silvio Bruno: «Stamattina il quartiere San Domenico si è svegliato con un rumore atroce, quello di qualcosa di metallico che tagliava senza sosta.

 Cosa tagliava?  Un albero. E cosa sarà mai un albero direte voi.

 Nulla, se non che era un albero storico del quartiere da ben 21 anni!

 L'albero della vita, il più maestoso di tutto il quartiere.  Simbolo di bellezza e forza.  Di vita e di speranza.

Ed ora, all'improvviso per motivi che tutti ancora ignoriamo, non c'è più.

Non era malato, anzi così sano che stanno facendo ancora fatica a tagliarlo e stanno andando avanti da quasi un’ora.

In un quartiere, come quello di San Domenico, che ha bisogno di verde, di bellezza, che chiede di essere sempre più riqualificato, tutto questo all'improvviso non c'è più. Non ci sarà più.

Era un ALBERO DELLA VITA, il nostro albero!

Vorremmo una giustificazione, sapere se questa scelta ha un fine con il bene del quartiere, altrimenti ne pianteremo un altro, proprio in questi giorni a ridosso del Natale.

Don Silvio e la comunità di San Domenico.??».

Di fronte all’indignazione corale per questo scempio, l’amministrazione comunale ha pensato bene di rispondere e spiegare la sua scelta: «L’albero di Pino che si trovava all’incrocio tra via Madonna dei Martiri e via San Carlo è stato rimosso perché le radici avevano sollevato parti dell’asfalto e del marciapiedi, provocando alcuni sinistri e mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini. Inoltre, le radici avevano provocato danni alle tubature della fontana e al fabbricato adiacente. Già domani mattina inizieranno le operazioni di riqualificazione del marciapiede, con il posizionamento di una panchina e di un albero di ligustro, della stessa specie degli altri presenti in via Madonna dei Martiri per dare quindi continuità estetica alla strada.
Il posizionamento del pino era errato all’origine, in quanto si tratta di una specie arborea non adatta ai centri cittadini a causa dell’invasività delle radici nel sottosuolo
».

All’amministrazione comunale è facile rispondere che non può agire dietro l’impulsività generata da un cittadino che si è alzato una mattina (perché non l’ha fatto negli anni precedenti?) e ha protestato per la presenza dell’albero vicino casa sua, ben sapendo che la richiesta sarebbe stata accolta da un’amministrazione comunale che, per mantenere il consenso, deve dire di sì a tutti. Questa politica che potremmo definire tranquillamente populista, si basa sulla cancellazione delle regole, dando ad ognuno la libertà di fare quello che vuole. Certo, in questo modo si raccolgono consensi e così si spiegano anche i voti ricevuti alle ultime elezioni. Ma una cosa è la campagna elettorale, altra è la realtà che deve considerare l’utilità generale, e non particolare, di un provvedimento.

Come mai ci si accorge solo ora della pericolosità di quel pino e dei danni alle tubature della fontana e del fabbricato adiacente? Ma anche se così fosse, l’ “esperto” giardiniere del Comune, dovrebbe sapere che non basta tagliare l’albero per fermare le radici: occorre sradicarle completamente, con una ruspa (si poteva chiederla in prestito al ministro Salvini!)

E’ questo il progetto del Comune? Allora non basta piantare un nuovo albero e una panchina per risolvere il problema. A conferma di ciò, l’amministrazione avrebbe potuto consultare un altro giardiniere, veramente esperto, che avrebbe spiegato all’impiegato di turno incaricato di seguire la pratica, che le radici non si fermano col taglio dell’albero.

Quindi la giustificazione dell’amministrazione non regge, perché il problema si riproporrà di nuovo e avremo distrutto un albero della vita e non risolto il problema delle tubature.

Ma questi amministratori sono… esperti, ma non sanno scegliere i giardinieri!

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