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La storia delle falegnamerie Pisani e Pansini a Molfetta
15 luglio 2017

C’erano una volta le grandi fal e g n ame r i e della Molfetta industriale. Sergio Camporeale ha riportato indietro al secolo scorso i soci dell’Aneb (Associazione educatori benemeriti), illustrando la nascita, la struttura ed il declino delle più importanti falegnamerie di Molfetta: quella di Carlo Pisani e quella dei Fratelli Francesco Saverio e Francesco Giovanni Pansini. Sergio Camporeale ha sottolineato, in primo luogo, l’impatto sulla popolazione delle falegnamerie in quanto fornitrici di lavoro per la gente molfettese e, in secondo luogo, l’impatto sulla casata Savoia, in particolare sul re Umberto I che ha definito Molfetta “la Manchester delle Puglie” grazie a questi stabilimenti industriali. Il legno, risorsa insostituibile e materia prima rinnovabile era di appannaggio dei commercianti “con i guanti bianchi”, chiamati così proprio per la raffinatezza del materiale che trattavano e veniva uti- lizzato in tutti i campi della vita del luogo: da quello agricolo a quello militare. La prima industria del legno illustrata è stata quella di proprietà di Carlo Pisani, lavoro che produceva legno, suoi derivati ed attrezzature navali. L’attività si estendeva sia su Via Bisceglie, dopo la Chiesa della Madonna dei Martiri e grazie al contributo della Cassa del Mezzogiorno anche su Corso Fornari. Produceva soprattutto “stenghj”: assi di faggio che andavano a costituire i remi per le imbarcazioni, fabbricate nel laboratorio artigianale di Via Sant’Anna. I ritmi lavorativi erano costanti e quotidiani (i lavoratori erano esonerati solo per mezza giornata di domenica). Purtroppo i figli dell’imprenditore Pisani non hanno scelto la strada del padre e quindi l’industria calò il sipario con il suo promotore. Mentre per quanto concerne l’industria dei fratelli Pansini, rinomata per aver dato lavoro a molti molfettesi e soprattutto per aver attinto ad alberi presenti nelle foreste bosniache, la nota distintiva era la sua succursale istituita nel capoluogo pugliese. Il capostipite della famiglia Pansini, Bonifacio, ha iniziato la sua attività di falegname nella piccola bottega paterna, producendo travi per traini di carri e carretti; in seguito con la collaborazione dei suoi due fratelli ha ampliato la sua attività, producendo forniture nazionali militari come pedane, supporti per baracche militari ed eliche per aerei in faggio e mogano. Ognuno di loro aveva un compito definito all’interno dell’organizzazione della società: Francesco Saverio visse per lo più in Bosnia, istituendo una segheria di 200 mq e, innamoratosi di una proprietaria di boschi e foreste del posto, ha attinto direttamente lui stesso alla materia prima; Francesco Giovanni, conosciuto come “Ciccillo” si occupava della parte commerciale; Francesco Giovanni, invece, era il coordinatore delle varie lavorazioni, del montaggio e del collaudo. L’azienda non buttava via nulla, finanche i trucioli, gli scarti del legno, venivano riutilizzati per combustione ai vari bracieri e camini. L’industria Pansini legnami contava molte commesse tanto che i lavoratori erano divisi in tre diversi turni durante la giornata lavorativa e produceva anche infissi, arredamenti, mobilio per le città di Bari, Taranto, Brindisi e la stessa Molfetta. Alla morte dei fratelli, le redini dell’attività passarono nelle mani dei figli.

Autore: Marina Francesca Altomare
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