MOLFETTA - La ristrutturazione di un immobile e di un torrino in via Arco Chiesa Vecchia, 19 stanno suscitando un vespaio di polemiche con reazioni da parte dei proprietari, una valanga di carte bollate, annunci di querele e richieste di risarcimenti (secondo i richiedenti “ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 2049 del Cod. civile, con l’augurio di un successivo intervento della Corte dei Conti che promuova l’azione di responsabilità”) al sindaco Antonio Azzollini, al responsabile dello sportello unico per l’edilizia e il territorio, ing. Rocco Altomare, perfino contro un lettore di “Quindici”, Luigi Tedesco che aveva protestato per questi lavori.
Come mai tutta questa polemica per una semplice “ristrutturazione”? In realtà, non si tratta di un vecchio immobile qualsiasi,ma di un appartamento facente parte del fabbricato cinquecentesco adiacente al Duomo, con terrazza sul porto. E a Molfetta, si sa, toccare il Duomo, simbolo della città, oltre che monumento di pregevole qualità e valore architettonico, è un atto di lesa maestà.
Ma i proprietari di questo immobile, prima di iniziare i lavori si sono preoccupati di procurarsi tutti i permessi necessari da quelli dell’ufficio tecnico, rilasciato dall’ing. Rocco Altomare a quelli della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali.
A comunicare a “Quindici”, che per primo ha sollevato la questione del “torrino” sul Duomo, seguito da tutti gli altri media, Gazzetta del Mezzogiorno compresa che ha utilizzato anche le nostre fotografie, è stato l’avv. Rocco Nanna, difensore di sua figlia avv. Annalisa, proprietaria dell’immobile. Secondo Nanna, tutto sarebbe in regola mentre le ordinanze di sospensione dei lavori (sospensione alla quale i proprietari si sono sempre regolarmente attenuti) fatte dal sindaco Antonio Azzollini e dall’ing. Rocco Altomare, sarebbero illegittime, tant’è che contro queste ultime l’avvocato ha presentato ricorso, diffidando lo stesso ing. Altomare a revocare l’ordinanza considerata vessatoria.
Ma seguiamo l’iter della vicenda, secondo la ricostruzione di nanna al quale, dopo le notizia pubblicate dal quotidiano “Quindici on line” e dalla rivista mensile “Quindici”, diamo la parola per fornire la sua versione dei fatti che tanto scalpore e reazione hanno suscitato nella cittadinanza.
«Tutto comincia nel febbraio 2005 con l’acquisto di un appartamento in Molfetta, a via Arco Chiesa Vecchia 19, facente parte del fabbricato cinquecentesco, adiacente al Duomo, vincolato con decreto ministeriale, (previa notifica di rito al Comune ed alla Soprintendenza di Bari, che non mostravano al riguardo interesse alcuno), ottenendo subito l’autorizzazione ad eseguire lavori urgentissimi, stante l’imminente pericolo di crollo. La richiesta di permesso a costruire, contraddistinta dal n. 18456 del protocollo comunale, afferente alla pratica edilizia n. 3782/2006, si concluse col permesso n. 1313 rilasciato in data 12.6.2008 dall’ing. Rocco Altomare, dopo un’istruttoria di anni due e mesi tre scrupolosissima, che approvò il progetto di recupero dell’unità edilizia in questione predisposto dall’arch. Benedetto Maffei di Bari.
Subito dopo l’acquisto, l’avv. Annalisa Nanna venne costretta per i capelli ad incardinare, presso il Tribunale di Trani - Sez. Dist. di Molfetta, l’actio negatoria servitutis, nonché l’actio quanti minoris, rispettivamente in danno di un confinante e del venditore, tuttora in itinere, ed a tener testa ad una quindicina di parrocchiani inferociti che, periodicamente, inviavano denunce al Comando Prov.le dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, alla Polizia Urbana e alla Procura della Repubblica, risparmiando soltanto le Guardie campestri. La Procura, a ricezione delle predette denunce, stante l’obbligatorietà dell’azione penale, richiedeva ben tre sequestri, tutti annullati, rispettivamente dal GIP il primo ed i successivi due dal Tribunale del Riesame, il quale, con la pregevolissima ordinanza del 21.12.2009, evidenziava che nemmeno a livello indiziario sussistevano le lamentate violazioni edilizie, in quanto tutti i lavori eseguiti erano, come in effetti sono, pienamente conformi ai progetti approvati.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, che in data 9.1.2009 aveva sequestrato presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta la cartella edilizia contenente il permesso di costruire, e presso la Soprintendenza quella contenente il nulla osta, richiedeva al Gip in data 10.5.2010 l’archiviazione dell’azione penale per insussistenza ed infondatezza della notitia criminis, dinanzi al quale pende allo stato il procedimento.
L’avv. Annalisa Nanna, che non svolge affatto attività politica, essendo solo impegnata nella propria attività forense in via continuativa ed esclusiva, presentava il 3.3.2010 al Comune di Molfetta la DIA 21910, prot. Al n. 18456, relativa ad una modestissima variazione del torrino-scala insistente sul terrazzo di proprietà, per esigenze tecniche, a seguito della quale il Comune richiedeva, con nota del 23.3.2010 le tavole comparative tra il vecchio progetto assentito ed il nuovo. Tali tavole venivano consegnate in data 14.4.2010, senza che il Comune sollevasse alcuna obiezione di sorta, nel termine previsto ex lege.
Formatosi, indi, il silenzio assenso, col decorso del termine di giorni 30, la ditta appaltatrice procedeva all’edificazione del torrino in giorni 20, conforme al progetto e alla Dia approvati. Senonchè, successivamente, il sindaco di Molfetta, Azzollini, chiamava il 31.5.2010 e seguenti il proprio Responsabile del Settore Territorio, ing. Rocco Altomare, ordinandogli di emettere tout-court, tre ordinanze di sospensione dei lavori. Con provvedimento datato 1.6.2010, ma notificato il 7.6.2010, infatti, il solerte dirigente del Sindaco ingiungeva all’avv. Annalisa Nanna la sospensione dei lavori, limitatamente al torrino ed al muro di prospetto; opere che, però, alla data del 4-5.6.2010 erano state quasi ultimate.
La Gazzetta del Mezzogiorno, a riprova di ciò, in data 3.6.2010 pubblicava l’articolo “sul duomo, terrazzino vista mare”, nel quale Azzollini e Altomare, di concerto, dichiaravano: “ci riserviamo di rendere conto alla Sovrintendenza di quanto autorizzato…vorremmo comprendere – conclude il capo dell’ufficio tecnico comunale – quale criterio sia stato adottato per autorizzare i lavori su quel terrazzo a ridosso del Duomo, con vista mare”; il successivo 6.6.2010 pubblicava la rettifica dell’avv. Annalisa Nanna, ribadendo che era “regolare il terrazzino sul duomo” e che “dal comune nessuna sospensione” le era stata ancora notificata.
Con raccomandata ricevuta dall’avv. Annalisa Nanna in data 7.6.2010, presso il proprio studio di Bari, il Comune di Molfetta, in persona del Responsabile del S.T. ing. Rocco Altomare, “notificava”, sia pure irritualmente, la predetta prima ordinanza, confezionata in data 1.6.2010 ma spedita il 3.6.2010, ingiungendole l’immediata sospensione dei lavori relativi al torrino ed al muro di prospetto, ad onta del regolare permesso concesso e non contestato. Nessuna notifica il comune effettuava, però, al direttore dei lavori e all’impresa Iacobellis.
Stucchevole ed eloquente, anzi, la “motivazione” apparente ammannita all’avv. Annalisa Nanna nell’ordinanza de qua agitur, secondo la quale la sospensione sarebbe stata disposta “non avendo (il Comune) la disponibilità del fascicolo del Permesso di Costruire in oggetto”, che, guarda caso, però, era stato già allegato dalla medesima esponente alla predetta Dia n. 21931 del 14.4.2010.
Con lettera del 7.6.2010, l’esponente diffidava il Comune, in persona del predetto ing. Altomare, invitandolo a revocare l’ingiusta ordinanza, ma senza effetto alcuno. Con la seconda ordinanza dell’8.6.2010, notificata in data 9.6.2010, il Comune di Molfetta, sempre rappresentato dall’imperscrutabile ing. Altomare, su ordine del sindaco, come da costui confessato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 13.6.2010, sul calunnioso e diffamatorio presupposto della mancata dolosa esecuzione della prima ordinanza, rincarava la dose ed intimava all’avv. Annalisa Nanna di sospendere tutti i lavori, anche quelli interni ed esterni alla sua unità edilizia, posta in secondo piano superiore, dandone formale notizia alla Soprintendenza, alla Regione Puglia e al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani.
Con lettera del 9.6.2010, gli esponenti (avv.ti Nanna) diffidavano il predetto ing. Altomare, nella sua qualità, a revocare la vessatoria ordinanza, in quanto nessun lavoro era stato continuato dopo la notifica della prima ordinanza, così come provato per tabulas e come accertato anche dal Nucleo Squadra Edilizia del Comune.
Con altra missiva del 10.6.2010 l’avv. Rocco Nanna quale proprietario dell’immobile al primo piano di Via Chiesa Vecchia 19, nonché in qualità di amministratore del medesimo condominio, informava, per correttezza, sia il Comune di Molfetta e sia il Comando Polizia Urbana, che avrebbe consentito (il lunedì successivo 14.6.2010) l’accesso condominiale, e non già nell’appartamento dell’avv. Annalisa Nanna, ad alcune ditte, per l’installazione del portone blindato, di un corrimano, di una finestra posta sulla sommità delle scale condominiali, salendo di fronte, del citofono e di pietre sulle scale che conducono al primo piano.
Tale richiesta del “terzo” avv. Rocco Nanna, però, veniva tempestivamente e negativamente riscontrata dal Comune, e dal Dirigente del Sindaco ing. Rocco Altomare, con la terza ordinanza del 10.10.2010, notificata questa volta lo stesso giorno, mediante la quale il Comune di Molfetta ordinava agli avvocati Rocco e Annalisa Nanna, del tutto arbitrariamente, anche la sospensione dei lavori di pertinenza privata (dell’avv. Rocco Nanna) e condominiale, ai quali l’avv. Annalisa Nanna era pure interessata quale condomino, con evidente fumus persecutionis e abuso d’autorità da parte del Dirigente, il quale non si disturbava nemmeno ad ipotizzarne una parvenza di motivazione.
Con altra missiva del 10.10.2010, gli esponenti (avv.ti Nanna, ndr) diffidavano il predetto ing. Altomare a revocare la sua ultima “creazione dell’ingegno”, ma inutilmente.
Dopo Altomare, anche il sindaco della città, dichiarava alla Gazzetta del Mezzogiorno, in data 13.6.2010, di essere stato proprio lui ad ordinare al suo dirigente Altomare di emettere le due ordinanze, tra le quali anche quella inoltrata alla Procura della Repubblica per violazione della prima, così concorrendo nel reato di calunnia, ed ingenerando nelle migliaia di lettori il diffamatorio convincimento che vi fosse stata una dolosa mancata esecuzione della prima ordinanza.
Gli avv.ti Nanna si chiedono, con molta onestà e senza astio alcuno, dove fossero l’ing. Altomare, il Sindaco Azzollini, il Professore e tutti i commentatori del forum di “Quindici on line”, mentre il prezioso fabbricato adiacente al Duomo stava cedendo proprio sul monumento nazionale di epoca romanica, la cui dolcezza e la cui bellezza sono senz’altro più sentite ed apprezzate dall’avv. Nanna, che “donnescamente”, come avrebbe detto il Boccaccio, e soprattutto finanziariamente, si sta assumendo l’onere della costosissima ristrutturazione, senza chiedere l’aiuto allo Stato, al Comune e alla Provincia, ma ponendo mano alla propria tasca».
Insomma, una vicenda complessa che ha prodotto già una montagna di carte e ricorsi e che non è destinata a finire a breve. Sarà la magistratura, sentiti i proprietari, la Soprintendenza e il Comune di Molfetta, a stabilire da che parte sta la verità.
Intanto i lavori sono stati sospesi e l’avv. Nanna si duole di come la sua scelta di “recuperare un immobile fatiscente e di migliorare l’aspetto estetico del Duomo - perché con l’abbattimento del vecchio muro si ottiene la vista completa della bifora e del secondo campanile, oltre al miglioramento prospettico della facciata in conseguenza della superfetazione esistente, stia provocando una reazione scomposta e inspiegabile da parte dell’opinione pubblica”.
In conclusione, nell’interesse della famiglia Nanna, che si ritiene danneggiata, ma soprattutto per fare definitivamente chiarezza su questa vicenda, sarebbe opportuno che l’ufficio tecnico comunale emettesse una nota ufficiale per dipanare ogni dubbio, perché proprio l’assenza di una qualsiasi nota ufficiale da parte del responsabile di tale ufficio ha dato adito a “molti fraintendimenti”.
Ci auguriamo, perciò, che l’ufficio tecnico comunale dica chiaramente se non esiste alcun problema, se tutte le opere sono state realizzate in conformità alla normativa vigente e con tutti i pareri degli organi preposti, in primis la Soprintendenza ai Beni culturali ambientali.
La città richiede risposte, non inutili polemiche.