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La Regione sulle Rsa Metropolis di Molfetta: «C'è meno personale di quello richiesto». Rischio revoca autorizzazioni e accreditamenti
17 ottobre 2024

MOLFETTA - «Un medico avrebbe lavorato per diverse strutture del gruppo per 87 ore settimanali. Un giorno come responsabile sanitario, un altro come specialista, tra Barletta, Molfetta, Bari, Terlizzi e Manfredonia. Per non parlare di altri stacanovisti che, in base a quanto dichiarato alla Regione, avrebbero superato le 100 ore. Casi limite di un “significativo sforamento dell’orario di lavoro settimanale auto-dichiarato” che riguarderebbe 77 dipendenti», scrive Giovanni Longo sul quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”, con riferimento al Consorzio Metropolis di Molfetta.
«Qualcosa non torna su quanto dichiarato dal Consorzio Metropolis, la coop di Molfetta che gestisce in Puglia 35 strutture tra residenze sanitarie assistite, diurni, centri per anziani, pazienti psichiatrici, minori a rischio e disabili – aggiunge -. Al punto che adesso rischia la revoca delle autorizzazioni e degli accreditamenti. Il dipartimento Salute della Regione ha comunicato a Metropolis l’avvio del procedimento di revoca. E in una lettera di 12 pagine, indirizzata anche alle Asl, ha riassunto le “gravi e plurime violazioni delle previsioni in materia di organizzazione dell’orario di lavoro del personale”, sia medico sia di comparto. Il sospetto è insomma che il consorzio abbia presentato dichiarazioni false per documentare la presenza del personale richiesto dalle regole. Di qui l’intervento della Regione: qualora le irregolarità vengano confermate, verranno applicate anche le sanzioni amministrative e il recupero delle somme “indebitamente versate” alla cooperativa per pagare l’assistenza medica. Nel mirino, dunque, ci sono anzitutto le presunte “carenze dei requisiti organizzativi” emerse dalla “sovrabbondanza oraria settimanale”.

Una “ridondanza delle medesime unità di personale”, al momento, appunto per 77 persone, “talvolta anche superiore alle 100 ore settimanali” praticamente impossibile solo da immaginare. Numeri che fanno propendere la Regione anche «per la scopertura effettiva di figure responsabili e di controllo in alcune strutture».

Del resto, c’è una «impossibilità oggettiva» scrive sempre la Regione ad assolvere tutte le ore lavorative auto-dichiarate in diverse strutture, soprattutto quando le sedi sono molto distanti tra loro come Molfetta e Ginosa. Il risultato è che sono a rischio gli «standard quantitativi e qualitativi di erogazione del servizio».

Di qui la necessità di avviare verifiche «sull’erogazione dei servizi sanitari e socio-sanitari», e soprattutto sulla «sicurezza» e «sugli effetti che tali emergenze producono a cascata sulla salute dei pazienti».

Tra i settori, dito puntato, in particolare, sulle «ulteriori carenze sul fronte dell’asset assistenziale della salute mentale» per il quale vige l’obbligo per le strutture di applicare i contratti collettivi della sanità privata.

La Regione contesta al legale rappresentante di Metropolis la «censurabilità della sua condotta, ipotizzando la «non veridicità delle dichiarazioni», circostanza che, se accertata, comporterebbe la decadenza o, la revoca di benefici riconosciuti in ragione di una situazione di fatto diversa da quella effettiva. La revoca dell’accreditamento comporta lo stop all’attività e la necessità di ricollocare i pazienti. Per questo la Regione ha invitato le Asl a predisporre un piano di emergenza per il trasferimento delle persone ricoverate «presso altre strutture analoghe da individuarsi in relazione alle necessità assistenziali dei pazienti medesimi».

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