La memoria nell'arte
Tra installazioni, soldatini di piombo e fotogrammi impazziti, Molfetta celebra con una collettiva d'arte contemporanea, allestita presso la “Fabbrica di San Domenico” dal 25 al 30 gennaio 2005, la giornata della memoria. A promuovere l'iniziativa, con il patrocinio del Comune di Molfetta, 'Amnesty International', 'Arci. Il cavallo di Troia', la 'Casa dei popoli' e 'Pax Christi'.
'La croce gentile ci ha lasciati': sono versi che potrebbero commentare benissimo 'Arbeit macht frei', una delle più suggestive realizzazioni della produzione di Carmela Candido. Il simbolo salvifico si tinge di tonalità cupe, in una teoria di bimbi scheletrici e piedi nudi quasi avulsi dai corpi. 'State of individual madness' di Michele Amato è un affascinante sovrapposizione di passato e presente, dall'Olocausto alla guerra in Iraq, in un frenetico sovrapporsi di fotogrammi e idiomi (inglese e il tedesco dei carnefici). Colpisce la scura alba (Lorenzo Usicco), che sorge in un campo di concentramento, tra sagome stilizzate di reclusi, e non porta luce nella prigionia, né il sereno in un paesaggio che, a intravederlo dalle sbarre (punto di vista insolito per l'osservatore), parrebbe innevato.
Interessanti le installazioni di Pin, che ricordano il dramma dei forni, in cui la vita non è che legna da ardere; le sue tele, poi, se, da un lato, paiono rievocare le recenti tragedie del mare, dall'altro richiamano, con paesaggi elegiaci su cui aleggia un che di minaccioso, e mediante la simbologia dei tronchi, le tematiche alla base della collettiva. E poi Livio Squeo e l'imperativo di non bruciare i ricordi, pesante fardello di un individuo dai tratti scarnificati, su cui sembra gravare l'ossessione di un allucinante passato. La provocazione di Vincenzo Barbieri con la sua 'Religione del nero'...
Di grande suggestione la creazione di Vittoria Facchini, tra bianco e nero, i simboli dell'infanzia violati dalle ombre della morte e la bruciante consapevolezza che la guerra è tutt'altro che una fiaba. In che modo, dunque, raccontarla ai bambini? Raffinata l'allegoria del tempo di Pasquale Susca, col suo rivivere d'incontri; inquietanti la serie di visi disumanizzati, con numeri sul cranio, di Giuseppe Abate, e le macchie di colore di Pino Spadavecchia.
Ancora il beffardo tema di un lavoro che dovrebbe render liberi e 'omnia vincere' e diviene perpetrazione di intollerabile schiavitù per Rossana De Gennaro; ritorna il dramma di un'infanzia dagli occhioni spalancati carichi d'interrogativi irrisolti. Quindi il racconto di Teresa D'Elia, con le sue simbologie ancipiti, tra alberi tentacolari, stelle di David e l'elemento 'cuore' costantemente alluso o perentoriamente catapultato sulla scena. Una creazione interessante per gli interrogativi che suscita nell'osservatore.
Segnaliamo ancora le fotografie di Nino Pomodoro col loro senso di solitudine e abbandono, il futuribile 'Stop war' di Vittorio Valente, di cui colpiscono il particolare cromatismo e l'icona del missile, sorta di minaccia di dissoluzione, nonché crudo 'memento mori' per l'umanità. Ignazio Mastropierro espone le sue dolenti maschere da teatro; Luigi Giardina stupisce con una creazione enigmatica, 'Breda 1938' e pare voler alludere alla produzione (e consegna allo stato) di automotrici tra il '38 e il '40 da parte della Breda ALn 556 e forse anche alle vicende della linea Asmara-Massawa. Nell'opera di Antonio Prima scorgiamo visi di bimbi, che spiano attraverso un filo spinato e poi angeli su sfondo azzurro ad attorniare Dio, corte celeste che non salva, che ha perduto i quietanti lineamenti ieratici per cedere il passo al dubbio inesausto suggellato nei volti senza volto.
Mi piace concludere con l'inappagato anelito pacifista celato con delicatezza nell'incontro siderale di Marisa Carabellese. La stella di David (identificativo etnico di un popolo dall'eterna diaspora) e quella di Natale coesistono sulla tela in un immaginario rendez-vous (più auspicato che concretato) di astri. Con l'augurio che le stelle non stiano più a guardare...
Gianni Antonio Palumbo
gianni.palumbo@quindici-molfetta.it