La marineria di Molfetta tra '800 e '900 raccontata dal prof. Mezzina all'Aneb
MOLFETTA - Ogni giorno un marinaio paziente accompagnava alcuni giovani curiosi dell’epoca su un barcone per insegnare a riconoscere i pesci. Uno dei ragazzi era il prof. Giuseppe Maria Mezzina che è stato il relatore della conferenza: “Marineria molfettese tra ‘800-‘900” tenutasi presso l’ANEB (Associazione Nazionale Educatori Benemeriti) di Molfetta.
Con molta enfasi, ha spiegato le origini di Molfetta che, da isolotto circondato da fiumi (ora interrati), si è trasformata nella terra che ora conosciamo. Essendo molto piccola, gli abitanti, per vivere svolgevano il mestiere di “viaggianti” ovvero, fabbricavano navi e commerciavano merci tra cui pesce secco in cambio di frutta candita.
La vita del marittimo era, però, molto difficile: la sveglia era alle 3 e si poteva rimanere a bordo anche per quindici anni. In base al tipo di imbarcazione, si può analizzare la vita a bordo:
la bilancella o “varkcedd” (3- 4 metri); i marinai erano spesso affetti da tubercolosi;
la “paranza” (10-15 metri) dotata di una vela latina su cui era possibile dormire e si lavorava, a bordo, in coppia;
la “paracocc” (15-20 metri) dotata di due vele; si viveva a bordo e, per sopravvivere, i marinai cucinavano patate accompagnate da gallette;
u “motor” (25-30 metri) collaudato dopo la seconda guerra mondiale, era dotato di un piccolo motore diesel;
u “trebbakl” (30-40 metri) di derivazione veneta, molto capiente e destinata al trasporto marittimo;
u “bastiment” (30-50 metri) dotato di due o tre alberi; con questa imbarcazione si riuscirono a raggiungere le Americhe;
u “vapoer” o piroscafo composto da ferro in quanto il legno marciva e fu collaudato alla fine del 1800.
Con il tempo, ci sono stati molti cambiamenti, ma è importante conoscere ed informarsi sul passato in modo tale da apprezzare i progressi del presente.
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