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La legalità calpestata
15 novembre 2010

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così. Rileggere il discorso di Pericle agli Ateniesi, tratto da “La guerra del Peloponneso” di Tucidide nel 461 a. C., ben 25 secoli fa, ci fa pensare che affermare che viviamo in un periodo di piena decadenza, non è retorica. Il concetto che avevano gli ateniesi della democrazia e quello di un personaggio, pur controverso come Pericle, come ricorda Luciano Canfora in un recente saggio, appare molto più alto di quello che abbiamo noi in questi ultimi anni. Basterebbe sostituire alla parola Atene, quella di Italia o Molfetta, per capire come siamo lontani mille miglia da questa descrizione della democrazia. Ci chiediamo: sono passati inutilmente oltre 25 secoli? Oggi ci ritroviamo in una democrazia malata per colpa di un personaggio che è riuscito ad arrivare al potere e lo esercita non negli interessi degli italiani, ma dei propri, trascinando con sé il destino di un Paese in un momento difficile per la crisi economica. Silvio Berlusconi ormai in declino, sta offrendo un’immagine di sé e dell’Italia veramente decadente, ribaltando quel concetto di democrazia per cui un cittadino non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private come dice Pericle. Del resto, sempre per restare ad Atene, occorre ricordare come la corruzione sia quasi amata dal popolo. «Il politico corrotto, e perciò ricco, e perciò potente - osserva Canfora - suscita ammirazione e la voglia di imitarlo, di fare come lui, per diventare, magari, come lui». Lo scriveva già Demostene nella Terza Filippica: «Se uno ammette senza mezzi termini di rubare, il popolo ride compiaciuto». Il livello culturale degli italiani si è progressivamente abbassato negli ultimi 15 anni, anche per colpa del governo che considera inutile la cultura, anzi pericolosa, perché permette di capire e giudicare chi sta al potere, come ha ricordato recentemente anche il grande maestro Claudio Abbado, ospite della trasmissione di Fazio e Saviano «Vieni via con me»: la Cultura è lo strumento che ci permette di giudicare anche chi ci governa. E i tagli alla cultura hanno anche questo obiettivo. Ci lascia sgomenti il fatto che persone, anche di una certa intelligenza, si facciano plagiare da una propaganda mediatica, che vuol far credere che tutto vada bene, che il governo di centrodestra in Italia e a Molfetta abbia portato progresso e benessere, senza guardarsi intorno per vedere aumento della povertà, disoccupazione crescente, divisione del Paese, ormai appaltato al leader della Lega, Bossi, il vero padrone dell’Italia che ricatta continuamente Berlusconi, spingendo per il federalismo e la secessione. E la Lega chiede sempre di più solo per il Nord, sottraendo risorse al Mezzogiorno, anche con la complicità di parlamentari del Sud, come il nostro sindaco-senatore-presidente Antonio Azzollini. Ecco la nostra classe politica, la nostra classe dirigente che calpesta la legalità e a Roma permette la corruzione dilagante, come confermano le cronache che vedono protagonisti uomini di governo e dirigenti del Pdl, mentre a Molfetta si consente a fruttivendoli e pescivendoli di fare quello che vogliono, senza riuscire ad imporre regole certe. Tutto ciò questo favorisce l’abusivismo e l’illegalità, che poi viene regolarmente sanata e legalizzata. Emblematica è la vicenda dei pescivendoli che sono riusciti ad ottenere il mercato del pesce a un canone irrisorio di 40 euro, somma che non compenserà i costi elevati, che saranno scaricati sui cittadini. Insomma, è il caso di dire (vedi la vignetta del nostro bravo Michelangelo Manente) che il sindaco è stato preso a pesci in faccia dai commercianti di prodotti ittici. E’ la politica dell’amministrazione comunale, che ricalca quella nazionale, mentre la legalità viene violata e calpestata ogni giorno e cresce un clima di incertezza, di sfiducia nel sistema economico, affidato a prestigiatori teorici della finanza creativa, quando mancano risposte ai grandi problemi del lavoro, della sicurezza dell’integrazione sociale, vengono alimentati l’odio, le divisioni e il pessimismo verso gli altri. Non sono concetti accademici, ma il frutto dell’indagine sulle politiche economiche e sociali dell’Eurispes nel Rapporto Italia 2008. Oggi la situazione è peggiorata. E tutto questo in Italia avviene in un clima decadente dove la lussuria diventa virtù conclamata e vantata dal premier, il quale passa le notti con minorenni e proclama la virtù dell’omofobia. Forse la spiegazione di questa sessomania per lui è anch’essa economica e sta nel fatto che «il sesso è l’ultima importante attività umana non soggetta a tassazione» come dice Russell Baker, noto umorista e osservatore di costume americano. E sappiamo quanto la tassofobia, la paura delle tasse sia una costante del premier, che invita perfino i cittadini a non pagarle. Tutto questo nel silenzio colpevole della Chiesa che dimentica perfino che per lei la lussuria è peccato, uno dei 7 vizi capitali. E’ questo l’esempio che viene dato alle giovani generazioni? E poi ci lamentiamo dell’avanzata della religione musulmana. Oggi siamo alla fine della farsa, ma non sappiamo quanto sarà rovinosa la caduta e siamo preoccupati per l’unità del nostro Paese e per il futuro della nostra città. Ed è sconfortante pensare che ci si debba affidare a un postfascista come Fini per accelerare la caduta di Berlusconi e ripristinare la democrazia. Emblematica è la bella immagine di Francesco Mezzina che abbiamo scelto per la nostra copertina di questo mese: un Garibaldi simbolo dell’unità d’Italia che sembra volersi allontanare, mentre il cielo si fa grigio e nuvoloso per rappresentare efficacemente il futuro della nostra Italia e della nostra Molfetta.

Autore: Felice De Sanctis
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