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La collaborazione come antidoto alle barbarie
15 gennaio 2023

L’anno appena trascorso non è stato avaro di emozioni per Molfetta. Le elezioni amministrative e politiche, la ripresa di alcune attività sociali e culturali in città dopo la lunga pausa determinata dalla pandemia, ma anche un forte aumento della criminalità, che ha dominato le cronache locali degli ultimi mesi. In generale, possiamo affermare che la città ha scelto la via della continuità. Continuità rispetto all’amministrazione degli scorsi cinque anni: Tommaso Minervini è stato infatti confermato sindaco di Molfetta. Continuità rispetto ad alcuni risultati politici nazionali: la destra radicale è in ascesa anche in città, e sta marginalizzando la destra più “moderata” legata al gruppo storico di Antonio Azzollini. Non è un momento positivo, invece, per la sinistra, che non è riuscita a sfondare, intercettando quella fetta di popolazione al di fuori del proprio perimetro canonico. L’astensionismo resta altissimo, ed è forse con questo dato che conta confrontarsi. Gli attori politici di sinistra, invece, hanno in molti casi preferito ingaggiare una lotta tutta interna al ceto politico, sfidandosi a braccio di ferro in una partita autoreferenziale, a cui la maggior parte della cittadinanza si sentiva estranea. Nel frattempo, come dicevamo, la città non versa in buono stato. La micro-criminalità è aumentata a dismisura, e ha costretto le persone alla paura. Il centro della città si è svuotato a favore dei centri commerciali, verso i quali si è spostata la fetta più importante di socialità. Ora, lungi da noi voler associare - come alcuni si sono affrettati a fare - la criminalità alle responsabilità esclusive del sindaco: si tratta di processi di portata ben più grande, che si inseriscono in congiunture socio-economiche nazionali, se non globali. Mentre il mercato del lavoro al Nord ha ripreso a corre-re dopo gli anni più duri della pandemia, al Sud restano dei problemi atavici, che comportano la marginalizzazione di grossi gruppi sociali, presto preda della criminalità e della devianza. Piuttosto, ciò che preoccupa in particolar modo è che accanto a tali fenomeni non si stia riattivando un’effervescenza sociale e culturale, quella che, ad esempio, negli anni ’90 aveva prodotto la riappropriazione dei quartieri, che pure allora avevano vissuto l’escalation dello spaccio e della criminalità (molti lettori ricorderanno gli elicotteri nel contro storico durante l’Operazione Primavera e l’Operazione Reset). Insomma, l’emancipazione di una comunità dal malaffare non è mai il risultato della sola azione coercitiva, e chi invoca eserciti e carri armati per le strade dimentica che l’isolamento dei quartieri e il potere disciplinare rischiano di mortificare ogni forma di relazione e di socialità. Piuttosto, crediamo sia necessario affiancare all’azione decisa dello Stato di opposizione alla criminalità e agli abusi, una diffusa produzione di altre forme di vita e di relazione, che possa inaugurare un altro corso per la città. Purtroppo, anche su questo secondo fronte la città sembra essere in forte difficoltà. Ed è qui che, probabilmente, si prospettano le sfide più decisive, rispetto alle quali l’amministrazione non può sentirsi estranea. Amministrare una città non può essere l’effetto di un calcolo unilaterale operato da una persona all’interno del palazzo. E’, piuttosto, il risultato dell’attivazione di processi plurali, che permettano alla cittadinanza di sentirsi parte attiva nel disegno delle politiche e degli interventi. In tutta Italia, negli ultimi anni, stanno fiorendo esperienze di coprogettazione e di coprogrammazione, di collaborazione fra pubblico e cittadinanza attiva, di partecipazione del privato sociale alla gestione delle politiche ecc. E’, questa, una sfida che coinvolge sia la politica che la società (che, così, si fa essa stessa “politica”), e che chiama in causa la capacità delle persone di pensare un altro futuro per Molfetta. È necessario collaborare per rilanciare la cultura, per rafforzare i processi di inclusione e le politiche sociali, per migliorare la vivibilità dei quartieri, comprese le periferie, per vivacizzare il commercio di prossimità e i luoghi di aggregazione. Partire dai problemi e dai bisogni diffusi per immaginare delle risposte condivise può forse aiutare a creare nuove identità collettive, laddove si è assistito, negli ultimi anni, alla crisi della condivisione e al primato del singolo. E’, questo, forse l’augurio più importante per Molfetta per il nuovo anno. © Riproduzione riservata

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