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La città vuole parlare: cosa pensano i molfettesi degli scandali comunali Inchiesta tra la gente
15 marzo 2007

“Noi pensiamo, ma non vogliamo parlare”. A parte quanti non hanno voluto commentare, timorosi di presunte ripercussioni, segno che a Molfetta non tutti hanno piena coscienza della democrazia. A parte un congruo numero d'intervistate, che hanno “sentito parlare di questi fatti al supermercato”, ma non si sbilanciano nell'esprimere una loro opinione, perché non sanno cosa dirci. E non parliamo dei giovani, che, in larga parte disinteressati o male informati, ci hanno addirittura detto:“ma chi è Pino Amato?”. Possiamo dire che la parte attiva e politicamente impegnata della città, ha espresso un giudizio di diniego e riluttanza nei confronti di quanto è accaduto nell'ultimo mese ai vertici del comune. Abbiamo pensato di dare voce quanto più possibile alle opinioni dei cittadini molfettesi, le quali molte volte restano nascoste ed inascoltate. Qualcuno ci è andato giù pesante: secondo il Sig. P. “bisognerebbe castigare tutti gli altri e dovrebbero andare tutti in galera, ma siccome costa sarebbe meglio farli sparire”. Opinione che noi di Quindici, ovviamente, bocciamo e ripudiamo, ma che abbiamo voluto comunque riportare perché espressione di un sentimento popolare represso. Nel complesso parecchi hanno sottolineato la negatività degli scandali di concussione, corruzione e abuso di potere, come il dott. A. che sottolinea come “i bombardamenti mediatici abbiano fatto perdere credibilità più alla città che alla classe dirigente”, puntando il dito anche contro quanti hanno espresso il loro consenso all'assessore: “dovrebbero mettere in galera non solo loro, ma anche quelli che li hanno votati, perché chi va al Comune va solo per i soldi”. Abbiamo raccolto le impressioni soprattutto degli anziani e di quei circoli dove più fervido e attivo è il dibattito politico e molti hanno tenuto a precisare di non essere né contro la destra, né contro la sinistra, ma ribadendo come la situazione sia universale: il sign. C. ha ripetuto più volte che “tutti i politici che ci sono oggi sono dei magna magna che svolgono quest'attività solo per interessi e guadagni personali”. Senza dubbio, possiamo dire, insieme al dott. C., che “un simile atteggiamento allontana la politica dai cittadini e i cittadini dalla politica”. In pochi, hanno buttato acqua sul fuoco: “il caso dell'assessore Amato è quello che è venuto a galla, ma con lui si dovrebbero condannare tutti gli altri perché bene o male hanno fatto la stessa cosa”. Che “hanno esagerato sulla questione, mentre problemi più gravi rimangono irrisolti e latenti, perché tutti vogliono chiudere un occhio e stendere un velo pietoso”. Qualcun'altro ha toccato anche altri punti: l'inefficienza degli enti pubblici, sanitari e comunali, “perché non sono al servizio del cittadino. Le istituzioni sono ferme, apatiche e passive e disinteressate verso il bene della città”. Oltre al caso della lottizzazione abusiva nella zona 167 (dice la Sig.ra M. che “è un peccato che sia la gente innocente a pagare!”), dimostrando una certa rassegnazione per l'evoluzione della vicenda, perché “tutto poi ristagna”. Lo stesso atteggiamento hanno evidenziato alcuni intervistati per la questione comunale: “siccome si tratta di un esponente della classe dirigente, molto presto verrà tutto insabbiato, i procedimenti legali verranno interrotti e dopo qualche mese tutti dimenticheranno la vicenda”. Ci piacerebbe concludere con tre idee che alcuni uomini anziani hanno tenuto a sottolineare: “il marciume deve andare tutto in galera”; “la causa di tutto è l'abuso e l'arbitrio legale”; “la legge non viene applicata con la giusta severità”.
Autore: Marcello La Forgia
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