Sono oltre 650 i precari di questure e prefetture, che fra un mese rischiano di restare disoccupati.
Ci hanno raccontato la loro odissea:
«Nel 2003 il ministero dell'interno decide di avvalersi di personale somministrato da agenzie interinali, in occasione dei "picchi di lavoro e dell'emergenza momentanea" creatasi in occasione della Bossi-Fini.
Veniamo impiegati negli uffici immigrazione di Questure e UTG di gran parte del paese, ad affiancare il personale di polizia.
L'emergenza però diventa la norma, tant’è che veniamo richiamati via via negli anni, finchè sotto il governo Prodi si decide di bandire un concorso a noi riservato (per accedervi bisognava già aver prestato servizio per almeno sei mesi) per 650 unità da impiegare a tempo determinato (3 anni) ma con la prospettiva di avvalersi della legge Nicolais, che permetteva di entrare in pianta organica a tempo indeterminato.
A fronte di un bando di concorso di 3 anni, ci vengono fatti firmare ben 2 contratti (il primo di 2 anni, il secondo di uno, pare per esigenze economiche).
Inutile dire che a distanza di quasi 10 anni, abbiamo acquisito delle competenze particolarissime, fino a ieri di esclusiva prerogativa del personale di p.s. abbiamo accesso quotidianamente ad archivi e dati sensibili, documenti riservati, con cui solo agenti di polizia avevano avuto a che fare, prima di noi.
Purtroppo l'abrogazione della legge Nicolais, non ci permette più di aspirare alla stabilizzazione. Ma contavamo comunque in una sorta di riconoscenza da parte del ministero: a nostro favore parlano chiaramente i numeri, l'arretrato quasi azzerato e le notevoli note di merito nei nostri confronti, da parte di questori e prefetti. Siamo stati oggetto di una miriade di interpellanze parlamentari, spesso cadute nell'oblio della burocrazia, all'ultima delle quali (promossa da ben 38 parlamentari del PD) il Ministero, nella persona del sottosegretario Nitto Palma, finalmente decide di dare risposte concrete, ma non quelle da noi sperate.
Infatti i meriti di una raggiunta efficienza degli uffici immigrazione vanno, secondo il sottosegretario a scanner e computer (lavoriamo ancora con pc che come sistema operativo hanno windows 98) ed una fantomatica task force (mai vista nè sentita prima d'allora) istituita per l'emergenza. Siamo dell'avviso, così come prefetti e questori, che non si possa più parlare di emergenza a riguardo. La nostra richiesta di stabilizzazione viene così respinta per, a loro dire, mancanza di fondi. Ricordiamo che su di noi è stato investito denaro del contribuente, per indire un concorso e per contribuire alla nostra formazione con appositi corsi ministeriali.
Facciamo presente inoltre che la nostra non è una mera questione di precariato, ma va ad investire ovviamente il settore immigrazione con pesanti ripercussioni sul tessuto sociale, oltre che la sicurezza e l'ordine pubblico di un intero paese, da momento che successivamente alla nostra scadenza contrattuale (licenziamento)verrà impiegato personale di polizia a sostituirci nel nostro lavoro burocratico e di sportello, venendo così sottratto alle mansioni di sicurezza e ordine pubblico a cui sarebbe preposto».