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L'assessore Rosalba Gadaleta: 4 palazzine in meno, più verde e servizi per un'area più vivibile
15 dicembre 2015

Spesso accusata di adottare la cosiddetta “urbanistica dei no”, l’Amministrazione comunale molfettese registra un altro punto a favore della città e soprattutto dei suoi cittadini. L’accordo raggiunto tra il Comune e il Consorzio per il Comparto 18 pone fine ad anni di immobilismo derivato dal contenzioso medesimo. All’assessore all’Ambiente, Territorio e Urbanistica, Rosalba Gadaleta Quindici ha posto alcuni quesiti per chiarire gli step che hanno portato al raggiungimento dell’accordo. Innanzitutto assessore Gadaleta, perché l’accordo raggiunto tra il Comune e il Consorzio Comparto 18 riveste particolare importanza? «Sarebbe opportuno premettere che, sin dal suo insediamento, questa amministrazione di centrosinistra ha voluto portare a compimento situazioni urbanistiche già in fase di avanzata elaborazione e che avessero raggiunto un punto tale del procedimento da poter essere completate, a condizione che non fossero illegittime e che risultassero conformi al PR G. Il piano per il Comparto 18 era in una situazione complessa, ma nonostante tutte le criticità, grazie alla volontà di tutti i portatori di interesse, si è raggiunto un accordo vantaggioso per la comunità». Cosa ha causato il procrastinare di questa situazione? «Occorre precisare che l’iter procedurale del Piano, approvato nel lontano 2008, aveva subito uno stop già nel 2009 a seguito dell’allargamento, a cura dell’Autorità di Bacino, delle aree di pericolosità idraulica. Il Consorzio propose, pertanto, una variante al PUE (Piano Urbanistico Esecutivo) del Comparto 18 al fine di renderlo compatibile con le prescrizioni dell’Autorità di Bacino, variante adottata – dopo ulteriori passaggi e modifiche – dal Consiglio Comunale del 22 ottobre 2012, ultima seduta consiliare dell’Amministrazione Azzollini. L’attuale Amministrazione, insediatasi nel giugno 2013, ha verificato che le modifiche apportate alla progettazione iniziale prevedevano consistenti varianti urbanistiche, con la realizzazione di fabbricati all’interno della cosiddetta area verde del Carrubo, ove sarebbero stati costruiti tre edifici di sei piani per civili abitazioni, con la delocalizzazione di alcuni servizi in zone periferiche come Lama Martina; ha ritenuto quindi, che tale variante dovesse essere sottoposta a verifica di assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica presso la Regione Puglia, secondo quanto disposto dalla L.R. n. 44/2012. Il Consorzio si è opposto al procedimento avviato dal Comune ritenendo che avesse un contenuto dilatorio e “oppositivo” e ha proposto ricorso al TAR per la presunta inerzia dell’Ente. Il TAR Puglia ha stabilito che il Comune dovesse provvedere alla verifica di assoggettabilità a VAS in sede comunale, completandola nel termine perentorio di 60 giorni, termine che comunque è risultato esiguo rispetto alla complessità degli adempimenti tecnici necessari. Il Consorzio, nonostante gli Uffici comunali e la Commissione Locale per il Paesaggio avesse avviato l’iter procedurale per la verifica di assoggettabilità a VAS, ha richiesto al TAR la nomina di un Commissario ad acta che avrebbe sostituito l’Ente Comune nel portare a compimento la procedura di approvazione del Piano. Di fatto neppure il Commissario, a tal fine nominato, ha potuto completare il procedimento nel temine di 60 giorni fissato dal TAR, dato che sono stati necessari circa sette mesi per portare a termine l’iter. In sostanza, la particolare concentrazione di volumi in zone già ampiamente urbanizzate, in prossimità di aree di pregio paesaggistico e naturalistico e di rischio idraulico, ha richiesto una complessa istruttoria e l’adozione di cautele nella verifica di quanto progettato». Quali sono stati i passi che hanno portato al successivo sblocco di una situazione che era in stallo da tempo? «L’input allo sblocco è stato dato dall’amministrazione comunale, la quale, al fine di tutelare tutte le parti, ha proposto incontri e tavoli tecnici per la soluzione del contenzioso e l’alleggerimento del PUE, al fine di risolvere le problematiche urbanistiche sopra descritte. Assistito nella fase della concertazione dalla Prof. Avv. Marida Dentamaro, il Comune ha accettato una riduzione volumetrica che si realizzerà (a Piano invariato) con la cessione gratuita di un’area che manterrà una destinazione a verde, ottenendo la riduzione di circa 20.000 metri cubi, pari a quattro palazzine che sarebbero sorte all’interno della cosiddetta area del Carrubo, a ridosso del ponte di viale XXV Aprile. Inoltre è stato concordato con i progettisti, l’impegno a tener conto delle indicazioni del PUMS (Piano Urbanistico Mobilità Sostenibile), grazie al quale saranno realizzate piste ciclabili e un miglioramento della viabilità di comparto con la messa in sicurezza delle intersezioni stradali. Con questa riduzione di volumetrie e il ripristino di standard a verde pubblico il procedimento di approvazione potrà essere completato in sede comunale con delibera di Consiglio». Si è parlato di un grande risultato dell’amministrazione comunale. Perché quest’area riveste importanza strategica? «L’area retrostante la Stazione ferroviaria, pur essendo densamente popolata, versa da anni in una situazione di degrado. Con il completamento della fascia esistente tra la linea ferroviaria e i nuovi quartieri, intendiamo porre fine a condizioni inadeguate di vivibilità per i residenti, migliorando l’accesso alla Stazione dei numerosi pendolari che, quotidianamente, viaggiano per motivi di lavoro o di studio. Inoltre abbiamo recepito le istanze del Comitato di Quartiere di Levante, giustamente preoccupato per la perdita di spazi verdi e di qualità urbana per la zona più prossima al ponte, dove ora si trova l’isola ecologica. Abbiamo anche tenuto conto della difficoltà in cui versano gli imprenditori che hanno visto i loro capitali fermi a causa della situazione fino ad ora incagliata in un procedimento inestricabile. Basti pensare che l’albergo costruito per ospitare uomini d’affari in transito o per ospitare convention, era di fatto inutilizzabile e non completabile a causa della mancanza di strade, servizi e infrastrutture nella zona. Già lo scorso anno il Comune aveva acquisito l’area dell’ex cementificio De Gennaro destinato a diventare, in un prossimo futuro, contenitore culturale, con le aree necessarie a creare nuovi parcheggi e ad allargare la strada di accesso alla stazione. I lavori per migliorare la viabilità sono già in corso e questo non fa che migliorare la situazione complessiva di un quartiere “cuscinetto”, un quartiere che collega, non solo idealmente, il centro della città con i quartieri di nuova espansione, confermando l’interesse di questa Amministrazione alla ricucitura urbanistica e sociale dei quartieri periferici al resto della città». Quali sono i passi successivi e quali i tempi necessari? «In tempi stretti sarà convocato un tavolo tecnico da parte del Dirigente del Settore Territorio finalizzato al recepimento degli accordi che, nel caso specifico, comporterà la redazione di una convenzione urbanistica che sancirà la riduzione delle volumetrie edificabili attraverso la cessione al Comune di suoli che non esprimeranno le previste volumetrie non residenziali. In questo modo si ridurrà il numero di fabbricati e si aumenterà la quota di standard con un maggior numero di aree destinate a verde. A questo punto la variante potrà essere posta all’attenzione del Consiglio Comunale per la sua definitiva approvazione, previa estinzione del contenzioso legale pendente tra Comune e Consorzio. Le ragioni di tutti gli stakeholder (portatori di interesse) sono state prese in considerazione. I cittadini, protagonisti assoluti, sono stati ascoltati. E’ possibile, pertanto, confutare coloro i quali affermano ancora che questa è l’amministrazione comunale dell’urbanistica dei “no”. Senza ombra di dubbio è l’amministrazione della qualità urbana e della pianificazione sostenibile. Dalle parole, ai fatti».

Autore: Beatrice Trogu
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