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L'assessore regionale di Molfetta Guglielmo Minervini replica al segretario del Pd barese: non ho perso la faccia, il tempo sarà galantuomo
28 marzo 2015

MOLFETTA – Continua ancora a volume alto la campagna elettorale per le regionali e lo scontro all’interno del Pd pugliese, che sta creando non pochi malumori fra gli iscritti, soprattutto per la copertura che sta offrendo al sen. Antonio Azzollini per i suoi guai giudiziari. In particolare a tenere banco è ancora la vicenda della scelta dell’assessore regionale del Pd, Guglielmo Minervini di candidarsi con la lista di Vendola.

Il segretario provinciale del Pd Ubaldo Pagano dichiara: «Secondo me ha perso la faccia, ma auguro a Guglielmo tutte le fortune di questo mondo».

E la risposta di Guglielmo Minervini arriva immediata, con la spiegazione degli errori del Pd, che stanno facendo perdere di credibilità al partito di Renzi: «Caro Ubaldo Pagano, va benissimo così. Metto ancora una volta da parte le volgarità e le offese. Nemmeno questa volta cado nella trappola della rissa. Voglio stare alla politica. Convinto che il tempo sarà galantuomo.

Perché c'è un PD che non mi è mai piaciuto e che ho sempre combattuto.
Quello che a Roma ha votato contro l'utilizzo delle intercettazioni del senatore Azzollini, impedendo alla magistratura di poter indagare serenamente sullo scandalo del porto di Molfetta.
Quello che ha fatto accordi trasversali indicibili alle provinciali dello scorso autunno, quello che ha taciuto connivente sul "sistema" Gioia del Colle anche quando ormai erano rimaste solo le macerie, quello che si è vigliaccamente nascosto dietro il voto segreto per bocciare la norma di genere sulla legge elettorale, quello silente rispetto a tutta la vicenda delle ferrovie della Sud-Est, quello che raccoglie e candida senza batter ciglio transumanti della politica, quello che occhieggia disinvolto con portatori di interesse aziendali, quello che arrogante non accetta la democrazia interna e la vive come un problema, come un fastidio.

E poi c'è il PD per il quale ho lottato.

Quello di cui sono stato uno dei promotori quando ancora i dirigenti di Ds e Margherita bollavano come eretica un'ipotesi di un partito in grado di accogliere le culture riformiste del Paese e di parlare agli italiani del nuovo secolo.
Quello delle tante facce belle, pulite, giovani e meno giovani, diversi amministratori, ogni giorno in trincea, ciascuno dal proprio presidio, per rendere la nostra Puglia sempre migliore.
Il PD che crede che la sua funzione storica è mettersi a servizio delle domande di cambiamento, proprio come ha fatto in questi dieci anni, pur con tutte le contraddizioni, i limiti e talvolta i ritardi nel comprendere dove soffiava quel vento e quella domanda.

Per me il PD è sempre stato l'altro nome dell'Ulivo, il luogo in cui sperimentare l'innovazione politica, la casa in cui finalmente la domanda centrale è "dove vuoi andare" e non "da dove vieni".

Va bene, lo ammetto, sono una persona inquieta: è l'inquietudine di chi ha sempre seguito l'urgenza di correre dove sorge una domanda o una possibilità di cambiamento. Una speranza. Mi troverai, come ben sai, sempre lì.

Ognuno ha la sua faccia.
La mia è di uno che lotta per le sue idee, fino in fondo, anche sfidando apparati che ringhiano come un branco.
Ci sono abituato, come ben sai.

Perché a me hanno insegnato che la faccia si perde quando non riesci a specchiarti più nella tua coscienza, non quando sfidi il conformismo dei tuoi amici.

E che conta poco la maglietta indossata, gli alibi e tutte le giustificazioni che ti puoi creare per assolverti agli occhi tuoi e del mondo intero.
No, quel che conta davvero è la direzione verso cui vuoi andare, i compagni che hai voluto per il tuo viaggio.

La strada è quella che le condizioni rendono possibile.

Ecco, noi siamo fatti così e anche stavolta andremo lì: verso il futuro, per il cambiamento.

Il tempo sarà galantuomo».

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Caro Giovanni, “Quindici”, come altri giornali (ho fatto una ricerca in rete) non ha riportato l'altra battuta di Pagano, che non ho difficoltà a pubblicare ora (non l'avevo vista prima): "L'altra sera ho preso parte all'assemblea del circolo di Molfetta che all'unanimità non ha condiviso la scelta di Minervini. E' chiaro a questo punto che avremo un nostro competitore alle regionali". Credo che non sia rilevante ai fini del botta e risposta fra i due. Il fatto del voto all'unanimità (che a me non risulta ci sia stato), non cambia nulla. Forse è utile a qualche storico nemico di Minervini o a chi ha poco in simpatia il segretario Calvani o il sindaco Natalicchio a fini di lotta politica, che finiscono per generare manifesti volgari. Ma qui, rischiamo di parlare di altri livori e rancori personali, che ognuno dovrebbe tenere per sé. Non credo che una persona della tua intelligenza e della tua cultura, molto anglosassone e poco italiana, vada dietro a queste cose, come qualche consigliere sprovveduto del Pd, che misura il mondo solo partendo dalla sua persona. Aggiungo che la battuta di Pagano è funzionale a una candidatura che nasce a dispetto della scelta di Minervini (e per compiacere qualcuno: non siamo ingenui, siamo invecchiati in questo mestiere), per perdere alla fine tutti e non avere alcun rappresentante in consiglio regionale. E magari poi accusare qualcuno per questo. Un film già visto. Ma noi molfettesi siamo fatti così. Non si spiegherebbe il degrado nel quale la città è precipitata in questi ultimi anni. Infine, non si tratta di essere schierati, ma di avere le proprie idee. La differenza fra noi e gli altri sta tutta qui: noi esprimiamo liberamente le nostre opinioni, siamo onesti intellettualmente e non ci nascondiamo dietro false obiettività (potremmo dimostrare facilmente le ipocrisie altrui). Invidia e ipocrisia sono sentimenti che non ci appartengono. Tra l'altro credo che sia un nostro diritto, esprimere opinioni, come tutti. Perché gli altri possono farlo e noi no? Noi rispettiamo quelle altrui. Purtroppo (e questo è il difetto di alcuni politici di bassa lega e di cittadini poco tolleranti) gli altri non rispettano le nostre. La democrazia e la civiltà nascono proprio dal confronto CIVILE fra le parti. Ti rinnovo la stima di sempre, anche perché tu firmi con il tuo vero nome e hai il coraggio delle tue idee. Come noi. Non ti nascondi dietro un nick per colpire gli altri, i cui commenti (anche perché non verificabili) vengono giustamente cestinati. “Quindici” non è, né vuole diventare Facebook, sfogatoio e diffamatorio pubblico per frustrati.

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